di Laura Della Pasqua
1. India, ancora focolaio di contagi
2. Anticorpi monoclonali salvavita per i fragili
3. L'Ue si prepara per un’altra pandemia
1. India, ancora focolaio di contagi
Continua il calo dei casi e dei morti di Covid segnalati nel mondo, ma con una netta ripresa dei contagi tra Mediterraneo orientale e Sudest asiatico dove spicca il boom dell'India: il Paese è alle prese con la variante chiamata Arturo che deriva da Omicron e nell’ultimo mese ha fatto registrare un aumento del 251% di casi. L’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, che ha diffuso queste rilevazioni nell’ultimo bollettino, ha anche sottolineato che il trend è sottostimato rispetto al numero reale delle infezioni.
Complessivamente, a livello globale, nel periodo dal 20 febbraio al 19 marzo sono stati segnalati oltre 3,7 milioni di casi e oltre 26mila decessi, pari a -31% e -46%. Al 19 marzo, da inizio pandemia sono oltre 760 milioni i contagi confermati e oltre 6,8 milioni le morti.
A livello regionale, nell’ultimo mese, i nuovi casi sono aumentati in tre delle 6 regioni Oms (+89% Mediterraneo orientale, +70% Sud Est asiatico, +9% Europa), mentre sono diminuiti nelle altre tre (-58% Pacifico occidentale, -43% Africa, -28% Americhe). Le nuove morti sono scese in 5 regioni (-76% Pacifico occidentale, -57% Africa, -38% Americhe, -24% Sudest asiatico, -15% Europa), mentre sono aumentate del 68% nel Mediterraneo orientale. Il numero più alto di nuovi casi è stato segnalato da Stati Uniti (792.202, -29%), Federazione Russa (339.564, +25%), Cina (320.029, -50%), Giappone (291.672, -73%) e Germania (281.468, -18%).
2. Anticorpi monoclonali salvavita per i fragili
Il virus sta regredendo nel nostro Paese ma i rischi per i soggetti fragili non sono terminati. I numeri raccontano di circa 30 morti per Covid al giorno, ecco perché gli specialisti raccomandano per i soggetti più fragili e vulnerabili una terapia precoce in caso di infezione con anticorpi monoclonali, che restano efficaci anche contro le varianti attuali. «Oggi è la strategia più efficace insieme alla vaccinazione per prevenire l’ospedalizzazione, le complicanze e il decesso per Covid – ha detto Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e tropicali (Simit) – Diverse condizioni, sia anagrafiche che cliniche, sono state correlate con il rischio di progressione della malattia. Nella pratica clinica è comunque spesso complicato riuscire a classificare in maniera precisa la vulnerabilità e il grado di rischio dei singoli pazienti».
All’inizio della pandemia sono stati identificati come fattori di rischio l’età avanzata, il sesso biologico maschile e l’obesità. Oltre a questi fattori, sono state definite altre condizioni che mettono a rischio di sviluppare la malattia in forma grave. Le patologie che colpiscono il sistema immunitario in modo diretto – come nel caso di Hiv, neoplasia ematologica, impiego di chemioterapia – o indiretto, come nel caso di insufficienza renale, possono determinare un maggior pericolo di ospedalizzazione, malattia grave e decesso. Per questi soggetti è raccomandata una terapia precoce dell’infezione.
3. L'Ue si prepara per un’altra pandemia
Il Covid ha insegnato alla comunità scientifica internazionale che non si può mai abbassare la guardia e che non bisogna farsi trovare impreparati. Così a fronte della manifestazione di alcuni casi di influenza aviaria, l’Europa ha pensato di giocare d’anticipo sulle forniture di vaccini, siglando contratti di prenotazione con due case farmaceutiche, Gsk e Seqirus Uk.
Il portavoce dell'esecutivo Ue, Stefan de Keersmaecker, ha reso noto che la diffusione dell’influenza aviaria è monitorata con attenzione. C’è grande attenzione per la situazione dell'influenza aviaria. Qualora un ceppo del virus, che ha iniziato a circolare tra i mammiferi, dovesse passare all’uomo, ci sarebbero, comunque, già i vaccini pronti.
Per adesso ci sono due vaccini autorizzati nell’Ue, per il pollame e per i tacchini. I contratti siglati dalla Commissione riguardano l'eventuale acquisto di antidoti adattati all'uomo, nel caso in cui il virus dovesse fare il salto di specie e diventare facilmente trasmissibile tra gli esseri umani, causando una pandemia. In Europa, secondo l'ultimo report dei Centri europei per il controllo delle malattie (Ecdc), sono i gabbiani la principale vittima mentre rimane basso il rischio per la popolazione.