“Non siamo vasi da riempire, ma fiaccole da accendere”, sosteneva il filosofo greco Plutarco. «Questa frase significa che non dobbiamo renderci visibili puntando sul possedere e sull’apparire: anzi, questa è un’operazione che rischia di oscurare la nostra vera personalità», spiega Beatrice Ventacoli, counselor filosofica di Filo-Mind-Land, centro filosofico per il supporto alla persona e potenziamento cognitivo.
«La luminosità è tutt’altro: implica attivare le potenzialità e i talenti che si possiedono, lasciare che la curiosità infuochi ciascuno, dare via libera alla meraviglia e alla voglia di vivere, contagiare positivamente chi ci circonda».
ACCETTA TE STESSO E GLI ALTRI
La luce, dicono gli esperti, c’è dentro di noi, bisogna solo farla emergere. «Brilla in modo autentico solo chi tratta se stesso con delicatezza e rispetto, senza farsi violenza, chi prende atto di quello che è e lo accetta», sostiene Beatrice Ventacoli.
«In altre parole, chi si vuole bene nonostante le sue mancanze e non si sente frustrato, sfortunato, invidioso, rabbioso nei confronti del mondo. Un avvertimento: la profonda accettazione di se stessi non corrisponde alla rassegnazione, ma deve essere il motore che spinge a lavorare su di noi, a ricercare la felicità, cioè il nostro modo sereno di stare al mondo».
Non solo, per splendere ci vuole un ulteriore passo: connettersi con gli altri, smettendo di pensare che si è diversi o migliori del resto delle persone. «È importante riconoscere che si condivide tutti lo stesso destino e che le relazioni umane sono la fonte di felicità», spiega Marco Sacchelli, laureato in psicologia positiva, fondatore di Happiness on the road, progetto di promozione della felicità.
«Accorciare le distanze tra noi e gli altri permette di provare gratitudine per ciò che si ha e di sviluppare l’attitudine a scovare il bello che ci circonda, smettendo di sentirsi da soli contro tutti e iniziando a vedere la luce ovunque: una coppia di anziani per strada, un tramonto, il saluto tra due amici, un sorriso, un buon piatto da mangiare. Come cantava il canadese Leonard Cohen in Anthem: “C’è una crepa in ogni cosa. È da lì che entra la luce”».
Certo, per avvicinarci alla nostra luce conviene procedere, senza fretta e, soprattutto, senza paura del buio. «Lungo il percorso, infatti, è inevitabile scoprire il buio, cioè vedere come spesso siamo alla mercé del nostro ego, quella parte di noi che vuole emergere a tutti i costi», riprende il dottor Sacchelli. «Ma non c’è da spaventarsi. Quando viene riconosciuto il modo in cui esso agisce e la distanza che crea tra noi e gli altri, abbiamo già fatto il primo passo per risvegliare la nostra luce».
I QUATTRO "ACCENDINI" INTERIORI
L’energia luminosa si amplia dentro di noi usando alcuni strumenti che accendono la scintilla. Eccoli.
- 1. Le parole Scegliendole con cura, si riesce a definire in modo diverso gli eventi che turbano e, dunque, a percepirli come meno foschi. Un inconveniente sul lavoro potrebbe essere un “intoppo” anziché un “disastro”, mentre una persona che risponde male “distratta e preoccupata” invece di “sgarbata e strafottente”. «Attenzione, la scelta di termini più neutri, meno negativi, non è figlia dell’ingenuità né della volontà di vedere il mondo attraverso occhiali rosa», puntualizza la counselor. «Piuttosto, deriva dalla speranza matura di individuare il lato luminoso delle cose e delle persone, nonostante il buio in cui sono immerse in quel momento».
- 2. Un nuovo pensiero Il pensiero dettato dal nostro ego “Che cosa posso prendere/ottenere da questa situazione/persona?” andrebbe sostituito con “Come posso servire/aiutare, che cosa posso dare?”. «È nel dare che ci s’avvicina agli altri e che si può percepire quella luminosità interiore che porta alla felicità».
- 3. La meditazione «Rilassa il flusso dei pensieri e aiuta a vivere il presente, lasciando andare gli schemi che bloccano la nostra luminosità», motiva lo psicologo.
- 4. Fare bagni di luce naturale La luce che favorisce il benessere è quella naturale, del sole in primis ma anche del fuoco e della luna. «Per millenni, è stata l’unica a cui l’uomo si è esposto, dunque è normale che il corpo e la psiche ne risentano se manca», dice Karl Ryberg, psicologo svedese che consiglia di assumerla tutti i giorni. «Quindi, bisogna uscire all’aperto il più possibile. Se proprio si deve rimanere a casa, è bene stare almeno vicini a una finestra evitando di abusare dell’illuminazione elettrica, che può avere un impatto negativo sui nostri ritmi fisici e mentali. Pare, poi, che quanto più ci si espone alla luce naturale forte, tanto più le nostre reazioni emotive siano vivide. Lo dice uno studio dell’Università di Toronto, pubblicato sulla rivista Journal of Consumer Psychology. Secondo gli autori, questo succede perché la luce è assimilata al calore (ne è prova il fatto che una stanza ben illuminata sia percepita anche come calda) e perché quest’ultimo ha il potere di scatenare le emozioni. Trovarsi all’aperto, in piena luce, dunque, ci accende, accentua le emozioni. E questo effetto calore è benefico per i legami, perché intensifica il trasporto che si prova per le altre persone e l’attenzione verso di loro.
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