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Depressione da Covid: prova la stimolazione magnetica

Si chiama Tms: è una terapia indolore, accessibile a tutti e priva di effetti collaterali. Ormai è disponibile in molti ospedali

Foto: iStock



Il male di vivere sta diventando una vera e propria emergenza. In Italia, a inizio 2020, soffrivano di depressione tre milioni di persone (di cui due milioni sono donne). E gli effetti del Covid-19 hanno creato una vera e propria impennata di casi. Al convegno della Società italiana di neuropsicofarmacologia, tenutosi a fine gennaio 2021, gli psichiatri hanno lanciato l’allarme: una persona su 5 tra quelle entrate in contatto con il coronavirus rischia sintomi depressivi e ci si aspettano altri 800.000 casi di depressione nei prossimi mesi.

L’isolamento, la solitudine e la mancanza di contatto fisico stanno sviluppando un’epidemia dentro la pandemia, secondo gli esperti, e i più a rischio di depressione sono gli adolescenti e gli anziani.

«La buona notizia è che oggi esistono tecniche innovative per curare la depressione, come la stimolazione magnetica transcranica (TMS) che si può affiancare alle terapie farmacologiche e alla tradizionale psicoterapia», afferma Patrizia Vaccaro, psicoterapeuta e responsabile clinica del Centro TMS delle Cliniche Italiane di Psicoterapia del gruppo Studi Cognitivi di Milano.

Questo metodo, che tra l’altro è stato recentemente inserito dalla FDA (Food and drug administration) come trattamento d’elezione nella cura dei disturbi depressivi, presenta parecchi vantaggi. Il più rilevante è che non ha effetti collaterali e può essere affiancato anche alle terapie farmacologiche. Vi si accede attraverso un colloquio di valutazione con uno psichiatra e uno psicoterapeuta per capire se ci sono le condizioni per iniziare il trattamento.

«Lo psichiatra deve accertarsi che il paziente non soffra di epilessia e che non abbia placche metalliche nel cervello a seguito di interventi di neurochirurgia», precisa Mattia Ferro, ricercatore presso il Centre for Behavioral neuroscience and communication dell’università Vita-Salute San Raffaele e psicoterapeuta responsabile TMS presso le Cliniche Italiane di Psicoterapia del gruppo Studi Cognitivi.

«Dal punto di vista psicologico, visto che il percorso della TMS è impegnativo, in termini economici e di tempo, si valuta la gravità del quadro. Se, per esempio, si tratta di un paziente che sta attraversando un periodo depressivo temporaneo, ma si alza dal letto al mattino, riesce ad andare a lavorare e ha risorse per condurre una vita quasi normale, può bastare un percorso psicoterapeutico», spiega Patrizia Vaccaro.


A chi è consigliata la stimolazione magnetica

«Se un paziente è gravemente depresso, si chiude in casa o non può prendere farmaci, oppure li prende da anni ma senza alcun risultato, la Tms è la terapia ideale. Si dimostra molto efficace anche nelle forme depressive in gravidanza o nel post partum, dove è sconsigliato assumere farmaci di qualunque tipo. Nel caso il paziente sia sotto terapia farmacologica, ci coordiniamo con lo psichiatra o con lo psicoterapeuta di riferimento per affiancare la TMS alla terapia corrente», continua la psicoterapeuta.


Come funziona la stimolazione magnetica

«Il trattamento della TMS consiste nel far sedere il paziente su una poltrona mentre un operatore posiziona sul cranio la bobina magnetica (il coil)», spiega Mattia Ferro. «Quest’ultima, posizionata sul capo in corrispondenza della regione del cervello su cui si è deciso di lavorare, genera un campo magnetico a livello cerebrale per un piccolo lasso di tempo. In questo modo si vanno a influenzare gli impulsi elettrochimici tramite i quali i neuroni cerebrali comunicano tra loro. L’obiettivo è quello di aumentare la plasticità dei circuiti nervosi, in modo da rendere il sistema nervoso centrale adatto al “cambiamento”», continua l’esperto.

«Questa operazione, modificando i circuiti neurali sottoposti a stimolazione, conduce a un progressivo miglioramento dei sintomi», chiarisce l’esperto.


Quanto dura la terapia

«Perché sia efficace, il percorso della TMS deve essere ripetitivo», afferma Patrizia Vaccaro. «Per il primo mese è prevista una seduta tutti i giorni (da lunedì a venerdì) di una durata che va da 20 a 30 minuti. Nel secondo mese è sufficiente una seduta settimanale. Dopo circa 15 giorni si iniziano a percepire i benefici. Il paziente durante la stimolazione può sentire la musica, o un audiolibro o anche ascoltare una sessione di meditazione (la pratica della Mindfulness viene già utilizzata come rinforzo per favorire la neuroplasticità cerebrale).

Durante il trattamento, che è indolore, si può avvertire un leggero formicolio nella zona trattata. Nei centri privati ogni seduta costa circa 120 € ma il percorso è offerto anche dal Servizio Sanitario Nazionale», conclude la psicoterapeuta.


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Articolo pubblicato sul n° 3 di Starbene in edicola dal 16 febbraio 2021


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