Camminare non è un’azione come tante. Può diventare una fonte di benessere psicologico. Innanzitutto, migliora l’autostima, la percezione del sé fisico e la padronanza di sé. Se lo fai in modo mindful – cioè consapevole, concentrandoti sul respiro e su ogni passo – riesci ad assaporare il qui e ora e a staccarti sia dai rimpianti per il passato sia dalle preoccupazioni per il futuro.
Ma può servirti anche a riflettere meglio sui nodi che ti opprimono e, quindi, a trovare la strada per scioglierli. E poi quando sei di buon umore moltiplica la tua gioia, ti regala ispirazione, ti aiuta a connetterti con la natura e a riceverne l’energia creativa. Ti è venuta voglia di avviarti? Prima fermati un attimo con noi!
Ritorno al presente
«Quando avevi imparato da poco a camminare, lo facevi solo per il gusto di goderti ogni passo e ogni istante», spiega il monaco vietnamita Thich Nhat Hanh, figura di riferimento per lo zen e la mindfulness, nonché autore del libro Camminare in consapevolezza (Terra Nuova, 10 €).
«Ora, invece, vai di fretta, in cerca di felicità in un posto e poi in un altro, senza alcun piacere di ciò che fai al momento e spesso troppo occupata a rimuginare sul passato o a preoccuparti per il futuro.
In realtà, la nostra reale destinazione è il qui e ora, perché la vita è possibile solo in questo momento e in questo luogo. Come tornare al presente e recuperare serenità, calmare rabbia, paura e agitazione? Cammina riportando l’attenzione al respiro e ai passi. Lascia che sia il respiro a guidarti, non forzarlo.
Siccome l’inspirazione tende a essere appena un po’ più breve dell’espirazione, allenati compiendo due passi con l’inspirazione e tre con l’espirazione. In seguito potranno diventare tre + quattro oppure tre + cinque. Anziché pensare a questo o a quello, apprezza ogni passo che fai e sii cosciente del contatto dei piedi con il terreno: scoprirai il suo potere risanante».
Ecco tutti i benefici
Depuri i pensieri - «Camminare implica un movimento in avanti che ti permettedi “sganciarti” dai pensieri che non ti danno pace, di lasciare indietro quello che eccede: in sintesi, di avere una mente più libera, disposta a ricevere nuove idee», approfondisce la psicologa Cinzia Ariazzi.
«Anche perché, passo dopo passo, si rilassano le strutture del cervello che regolano gli ormoni associati allo stress come il cortisolo. Le applicazioni pratiche non mancano. Per esempio, quando devi prendere una decisione importante o ti trovi in mezzo a un conflitto, ma ti manca la chiarezza mentale necessaria ad affrontarli, ti conviene uscire all’aperto e camminare: trovi lo spazio fisico e psichico essenziale per ampliare le tue vedute e per individuare soluzioni.
Attivi la fantasia - Se la mente è sgombra, può accogliere gli stimoli in cui ti imbatti e le sensazioni che provocano, e tutto ciò attiva la tua vena creativa. Già, perché la creatività non si palesa forzando la mente, bensì lasciandola libera. A questo proposito, è interessante sapere che chi cammina – sia in città sia nella natura – risulta doppiamente creativo di chi è sedentario».
Avverti sensazioni nascoste - Camminando, hai l’opportunità di ascoltare i segnali che arrivano dal tuo corpo. In questo senso, camminare diventa un facilitatore del processo di Focusing. Si tratta di una tecnica psicologica ideata negli anni ‘60 da Eugene T. Gendling, filosofo e psicologo americano, la quale parte dal presupposto che il corpo (cervello compreso) è saggio e sa molto più di quanto arrivi alla nostra coscienza.
«Con il Focusing, dunque, “metti a fuoco” ciò che ti succede e sviluppi la capacità di prestare attenzione a sensazioni fisiche significative ma difficili da tradurre in parole», dettaglia la dottoressa Aliazzi. «Se ti alleni a percepire in quale parte del corpo esse si manifestano e con quali caratteristiche, diventi capace di identificarle, di descriverle, di dare loro un nome preciso che ti permette di analizzarti e capirti meglio.
Tiri fuori le tue risorse - Quando cammini, ti ricarichi di energia positiva. Visto che con quest’attività raggiungi una visione olistica della vita, fatta di sinergia tra corpo e mente, hai la base per il cambiamento, per liberarti dai quei blocchi che ti impediscono di tirare fuori tutte le tue risorse ed energie», conclude la nostra esperta.
È sempre un viaggio della mente
Molte persone vivono in posti che definiscono troppo brutti, poco verdi o molto trafficati e perciò camminano pochissimo. «Peccato, perché anche se ciò che hai intorno è pieno di rumore e di agitazione, puoi comunque camminare in consapevolezza al ritmo del tuo respiro, in pace, felice e con un sorriso interiore», assicura il monaco Thich Nhat Hanh.
E la psicologa Cinzia Ariazzi conferma: «Non è tanto importante dove, ma conta come lo fai, quale spirito ti spinge, come ti connetti con l’ambiente circostante, con quali occhi guardi la strada, se sei mossa o meno dalla volontà di capire ciò che ti circonda.
Camminare è viaggiare: ci sarà sempre qualcosa di nuovo da scoprire, sia che tu faccia il percorso casa-lavoro sia che tu faccia trekking in uno scenario incontaminato».
Un potente ansiolitico
«Il benessere mentale che deriva dal camminare ha anche motivazioni fisiologiche», chiarisce la psicologa Cinzia Ariazzi. «Infatti, bastano 30 minuti di camminata al giorno per stimolare la produzione di endorfine, i cosiddetti ormoni del benessere.
Chi tende all’ansia o alla depressione può proteggersi passeggiando con regolarità: il merito è di altri due ormoni favoriti dal movimento, la noradrenalina e la serotonina. E poiché andare a piedi implica stare all’aperto ed esporsi alla luce solare, favorisce anche la produzione di melatonina e di testosterone, ormoni che contribuiscono al miglioramento del tono dell’umore».
Cosa succede insieme agli altri
Camminare insieme agli altri equivale a un test. Parola dello psicologo Marco Costa, professore all’università di Bologna e autore del testo Psicologia ambientale e architettonica (FrancoAngeli, 36 €). «Le persone adulte tendono a camminare da sole, in coppia o al massimo in triadi, quasi mai in gruppi più numerosi, come invece fanno gli adolescenti», nota l’esperto.
«Se stanno allineate, significa che tra loro c’è affiatamento, uguaglianza, desiderio di vicinanza. Più una precede l’altra, maggiore è il disequilibrio, il senso di divisione. Il significato di unità psicologica dello stare affiancati è tale che percepiamo come insopportabile il procedere allineati con un estraneo.
Per questo, se mentre sei per strada qualcuno si allinea a te senza sorpassarti, rallenti o ti fermi, per dargli modo di superarti. Ciò detto, esistono anche differenze di genere.
Normalmente due maschi stanno uno più avanti dell’altro, assumendo inconsapevolmente i ruoli di dominatore e di dominato. Due femmine, invece, si collocano più vicine, arrivando anche al contatto fisico. Il loro allineamento porta spesso alla sincronizzazione perfetta del passo, che a sua volta rafforza la sintonia psicologica».
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