di Francesca Lucati
Arriva dall’Australia una nuova terapia per aiutare bambini e ragazzi che soffrono di disturbi d’ansia. Il protocollo si chiama Cool Kids ed è stato ideato da Ron Rapee, psicologo della Macquarie University di Sydney. «Si tratta di un programma di terapia cognitivocomportamentale, la più efficace per affrontare il problema», spiega lo psicologo e psicoterapeuta Davide Nahum, direttore del centro di psicologia per l’età evolutiva Ieled. «Quando l’agitazione di fronte a un evento imminente diventa intensa, frequente e duratura, sfocia in ansia vera e propria. E interessa almeno un ragazzino su 10».
LA CURA PSICO
«Il programma aiuta i ragazzi a riconoscere le emozioni come la paura, lo stress, l’ansia, e a mettere in discussione i loro pensieri pessimisti - gli ansiosi si aspettano che accada sempre il peggio! - imparando a pensare in modo realistico. Soprattutto, però, li incoraggia ad affrontare gradualmente ciò che temono. Per esempio: verifiche scolastiche, visite mediche, gare sportive, inserimento in nuovi ambienti, contatto con persone sconosciute o con animali. Cool Kids prevede incontri e manuali con attività sia per i ragazzi sia per i genitori che, spesso, sono troppo protettivi e restii a lasciare un po’ di autonomia ai figli».
I SEGNALI NASCOSTI
Quali sono gli indizi che ti avvertono che tuo figlio non è sereno? Se sospetti qualcosa, in prima battuta puoi provare a parlargli. Ricorda, però, che non sempre i ragazzi sono consapevoli delle loro emozioni e riescono a verbalizzarle. Spesso, l’ansia si manifesta attraverso sintomi fisici come irrequietezza, irritabilità, difficoltà di concentrazione, tensione muscolare e sonno disturbato, oppure con comportamenti ambigui. Per esempio, tuo figlio potrebbe bombardarti di domande su un evento imminente (“Quanto durerà la visita dal dentista? Mi farà male? Ma userà il trapano?”; “Cosa succede se non riesco a finire tutti gli esercizi della verifica? E se mi dimentico le formule?”): non si tratta di semplice curiosità, ma del suo tentativo di ottenere certezze a proposito di qualcosa che lo preoccupa molto.
LA STRATEGIA DELLO STRUZZO
Può capitare, al contrario, che il ragazzo manifesti atteggiamenti di apparente disinteresse e noncuranza. «Rimanda quello che teme o cerca di scansarlo del tutto? Sta mettendo in atto una strategia di evitamento con cui tenta di gestire l’ansia», spiega Nahum. «Prendiamo l’esempio di una verifica scolastica. Lo studente ansioso pensa: “Se mi va male è perché sono stupido. Questo mi fa molta paura, quindi non provo neanche a studiare e passo il pomeriggio a guardare la televisione”. Cosa ottiene? Due vantaggi: si tranquillizza perché è occupato in un’attività che lo distrae e poi si prepara una scusa da usare con se stesso nel caso in cui il compito in classe dovesse davvero andare male: “Ho preso un brutto voto solo perché non ho studiato, ma se mi fossi applicato sarei andato bene”, si dice».
LA SUA INDIFFERENZA
Non ti lasciare ingannare dalle apparenze: anche un ragazzino tranquillo, che passa le giornate in casa da solo può essere un ansioso. «Durante l’adolescenza, il bisogno di socialità è fortissimo. Quindi, se tuo figlio non ha voglia di stare con i compagni è perché teme di essere rifiutato», dice l’esperto. In questi casi, prova a chiederti: “È davvero disinteressato al mondo che lo circonda o non vuole mettersi in gioco perché ha paura delle conseguenze?”.
_________________________________
COSA FARE?
Segui i consigli di Davide Nahum, psicoterapeuta
1) NON SOSTITUIRTI A LUI, ma lascia che affronti le paure. Se, per esempio, è sicuro che non arriverà a scuola abbastanza preparato, non fare i compiti a casa al suo posto e non elaborargli le sintesi dei capitoli da studiare. Piuttosto, offriti di controllare i compiti scritti e di ascoltarlo mentre ripete la lezione. Dirada i tuoi interventi man mano che acquista sicurezza: gli permetterai di capire che – se anche c’è qualche errore sul quaderno – non è la fine del mondo.
2) RESISTI ALLA TENTAZIONE DI RASSICURARLO: rafforzeresti il messaggio che la situazione temuta è davvero pericolosa e che tuo figlio non ce la può fare.Se partecipa a una festa solo perché lo hai rassicurato («Coraggio, ti divertirai e farai amicizia con nuovi ragazzi»), ma senza essere “attrezzato”, non potrà mai superare l’ansia. Se invece è “allenato” (vedi consiglio 3), sa che corre il rischio di non essere accettato da tutti, ma è consapevole di poterlo sopportare. Grazie a questo atteggiamento mentale, il merito di aver superato la difficoltà sarà solo suo e, quindi, avrà meno ansia nel momento in cui dovrà affrontare la stessa situazione in futuro.
3) ABBANDONA LE ESPRESSIONI CATASTROFICHE. Non usare frasi come “è terribile” (per esempio riferito a un professore), “è un disastro” (la pagella, la tua faccia con i brufoli...), “mi fai morire” (quando ti fai queste paranoie, quando torni a casa tardi, quando non rispondi al cellulare): tutte le parole influenzano la mente!
4) CREA LE SITUAZIONI GIUSTE. Cioè quelle che il ragazzino è in grado di affrontare da solo e, pian piano, di trasformare in esperienze di successo. Per esempio, se non esce mai e non ha amici, non dirgli “adesso vai al parchetto, ti presenti e cominci a chiacchierare”, ma invita un compagno a casa, poi due, poi spingi tuo figlio a uscire con loro. Step dopo step, costruirà la fiducia in se stesso e smetterà di scansare ciò che gli mette ansia.
Articolo pubblicato sul n° 14 di Starbene in edicola dal 24 marzo 2015