In una scuola immaginaria, il cloro sarebbe un compagno di classe irritante. Uno di quei “finti amici” che si avvicina a te con fare gentile e poi, all’improvviso, ti volta le spalle ed è pronto a prenderti in giro davanti a tutti. Allo stesso modo, dietro il prestigioso ruolo di disinfettante, il cloro delle piscine nasconde non poche insidie per la pelle, perché altera il pH dell’epidermide e riduce lo spessore del film idrolipidico, esponendo la cute a un maggiore rischio di aggressione da parte degli agenti esterni.
«I problemi insorgono soprattutto se trascorriamo molte ore in acqua, mentre la classica nuotata occasionale non espone a particolari pericoli», precisa la dottoressa Claudia Casulli, specialista in Dermatologia presso l’Ospedale Santa Maria di Bari.
A che cosa serve il cloro nelle piscine
Il cloro è un composto chimico che disinfetta l’acqua e agisce distruggendo gli agenti patogeni, mantenendo le piscine salubri per i bagnanti ed eliminando gli odori sgradevoli che possono derivare dall’ammoniaca e dalle sostanze organiche presenti nell’acqua (come quelle contenute nel sudore oppure nelle creme solari).
«Soprattutto quando è iperdosata, questa sostanza è irritante per le vie respiratorie, le mucose e la pelle, anche se i suoi effetti in una comune piscina sono generalmente di lieve entità», rassicura l’esperta.
Quali sono i danni del cloro sulla pelle
In particolare, il cloro delle piscine può causare secchezza e aridità cutanea. «Un problema che si accentua ulteriormente sulle pelli sensibili, come quelle dei pazienti in cura oncologica, visto che chemioterapia e radioterapia possono danneggiare la cute, causando xerosi, fibrosi o desquamazione», evidenzia la dottoressa Casulli. «Lo stesso vale per i soggetti che, per motivi genetici, presentano una pelle più fragile: pensiamo a chi soffre di dermatite atopica, ad esempio, che presenta un’alterazione fisiologica della barriera cutanea e, di conseguenza, è soggetto a secchezza, eczemi e irritazioni cutanee».
Talvolta, si può notare anche un peggioramento delle micosi, non solo a carico della pelle ma anche delle mucose (come la vaginite da candida). «In questo caso, non è il cloro a scatenare il problema, quanto l’umidità tipica delle piscine, che facilita la proliferazione di funghi ma anche dei virus, come nel caso delle verruche». Una micosi piuttosto comune fra chi frequenta abitualmente le piscine è la pitiriasi versicolor, nota anche come fungo di mare, perché le chiazze chiare compaiono generalmente durante l’estate.
«Non esistono controindicazioni, invece, per chi soffre di acne: al massimo, il cloro può accentuare la sensazione di secchezza cutanea che viene indotta dai prodotti sebo-normalizzanti e cheratolitici usati per trattare il problema», sottolinea l’esperta.
Come evitare che il cloro delle piscine rovini l’abbronzatura
Il cloro ha anche la cattiva nomea di “sbiancare” la pelle, eliminando prima l’abbronzatura. «Il motivo sta nel fatto che il cloro, seccando la pelle, tende ad aumentare il turnover cutaneo. Così, si velocizza l’esfoliazione degli strati cutanei più superficiali, quelli più ricchi della melanina prodotta per effetto dei raggi solari», descrive l’esperta.
Per preservare più a lungo la tintarella, è bene fare una doccia appena usciti dall’acqua, idratarsi molto durante il giorno, mangiare frutta e verdura fresca ed eventualmente assumere un integratore alimentare a base di betacarotene, luteina o astaxantina, sia per proteggere la pelle dai danni dei raggi UV sia per migliorare la tonalità dell’abbronzatura.
Come proteggersi dal cloro della piscina
Per proteggersi dal cloro è indispensabile fare una doccia subito dopo la nuotata, in modo da eliminarne i residui sulla pelle. «Durante questa operazione, è bene utilizzare dei detergenti rispettosi della cute, evitando quelli dalla consistenza schiumogena e preferendo invece le formulazioni a base oleosa oppure in crema», suggerisce la dottoressa Casulli.
«Subito dopo, asciughiamo bene la pelle senza sfregare, ma tamponando delicatamente l’acqua in eccesso con un accappatoio in spugna, e poi applichiamo una crema ad azione lenitiva, idratante e protettiva, magari a base di acido ialuronico, burro di karité e vitamina E».
Eventualmente, esistono anche creme che svolgono un effetto barriera, da applicare prima di entrare in acqua: oltre a contrastare l’assorbimento del cloro da parte della pelle, questi prodotti ricostituiscono il film idrolipidico della cute, aiutando a prevenire i danni delle aggressioni esterne.
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