Ti cadono i capelli? I periodi critici sono sempre autunno e primavera, in corrispondenza della muta stagionale. Se la perdita di capelli è molto intensa o non si arresta, intervieni subito. Puoi affidarti alle ultime tecniche di tricologia e di medicina estetica.
1. I nuovi "hair filler" con i peptidi biomimetici
Tra le più rilevanti novità anticaduta figurano i peptidi biomimetici, usati anche nei filler e nelle creme antirughe. Sono sequenze di aminoacidi sintetizzate in laboratorio, grazie a metodiche biotech, che riproducono i peptidi del nostro organismo. Questi interagiscono con i recettori di membrana delle varie cellule coinvolte nella germinazione e proliferazione del fusto capillare, come quelle della matrice.
I peptidi biomimetici, infatti, agiscono su diversi bersagli molecolari: alcuni mimano i fattori di crescita, altri regolano la trascrizione genica e hanno un effetto stimolante su cheratinociti e fibroblasti, altri ancora inibiscono la DKK-1, una proteina che favorisce il passaggio dei capelli dalla fase anagen (di crescita attiva) a quella catagen (di caduta). Racchiudendo in una fiala un pool di peptidi bioattivi, si ottiene un “hair filler” da iniettare nel cuoio capelluto a 2 millimetri di profondità.
«Per potenziare la loro azione all’Istituto Dermoclinico (dermoclinico.com) abbiamo ideato Biorevis, un hair filler di ultima generazione che unisce i peptidi biomimetici a un cocktail di vitamine preziose per la salute dei capelli, come l’acido pantotenico (vitamina B5) e la biotina (vitamina B7), due supervitamine idrosolubili coinvolte nella sintesi di cheratina», afferma il professor Antonino Di Pietro, dermatologo e direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis di Milano.
«Il cocktail rivitalizzante contiene anche le vitamine B1, B2, B3, B12, B6 e B9 (folati). Agendo in sinergia, rafforzano dall’interno la fibra capillare. Va precisato che in Biorevis aminoacidi e vitamine sono veicolati dall’acido ialuronico con un sistema a rilascio continuo. In pratica li libera gradualmente, per aumentarne l’efficacia».
2. Tricopat: la tecnica "tre in uno"
La novità degli ultimi tre anni si chiama Tricopat e rappresenta un’innovazione 100% italiana, che vanta due brevetti internazionali ed è frutto di dieci anni di ricerca del Polo Scientifico Tecnologico di Faenza, in collaborazione con il CNR, l’ENEA e l’Università di Bologna. «Si tratta di una tecnologia combinata, divisa in due tempi», spiega il dottor Marco Marconi dermatologo a Milano.
«Nella prima fase si passa sul cuoio capelluto un manipolo che semette un’onda pressoria ed esercita una microdermoabrasione controllata, grazie a sottilissimi aghi che fuoriescono dalla testina (tranquilla, la loro azione è quasi impercettibile e non occorre anestesia). Si ha così un’azione di stimolazione meccanica del cuoio capelluto (skin patting) che favorisce la rigenerazione tissutale. Nella seconda fase, invece, si utilizza un altro manipolo chiamato coppa tricologica che esegue sia una fotostimolazione ad opera di led rossi e blu, sia l’applicazione di una soluzione ricca di fattori di crescita per il follicolo pilifero, veicolata tramite ionoforesi».
Il protocollo prevede 4 sedute (una al mese) e i risultati non tardano ad arrivare.
3. La luce che cura (e li fa ricrescere)
Viviamo immersi nella luce, in grado di regolare il ciclo vitale di ogni cellula, compreso quelle dei capelli. Che cosa c’è allora di più semplice che inondare le chiome di particolari emissioni luminose? È il principio della fotobiostimolazione. «Abbiamo brevettato un casco da usare a casa, 20 minuti al giorno, magari alla sera davanti alla tv», spiega la dottoressa Elisabetta Benini, responsabile del team di tricologi di CRLAB.
«Si chiama Tricloglam Home Use, va indossato in modo da essere in contatto con l’area da trattare e ha 105 sorgenti di luce rossa, emessa dai led, con una lunghezza d’onda di 650 nm (la più efficace per risvegliare follicoli e bulbi piliferi). Queste lunghezze d’onda, assorbite dal cuoio capelluto, migliorano a microcircolazione, nutrendo i bulbi. Così si arresta il processo di atrofia e si riavviano gli scambi cellulari».
Il casco led costa 1370 euro. Oppure si può fare un ciclo di sedute in un centro di tricologia avanzata Cesare Ragazzi, con il casco Tricloglam Professional, ancora più potente (crlab.com).
4. La PRP (e i suoi limiti)
La più nota tecnica rigenerativa, presente da vent’anni, è la PRP (Plasma Ricco di Piastrine), che riattiva il metabolismo follicolare. «Dal paziente si preleva un campione di sangue che viene centrifugato e lavorato in modo da separare la parte chiara e i globuli rossi», spiega il dottor Alessandro Gennai, chirurgo plastico ricostruttivo a Bologna, Modena e Milano, docente al master in Medicina estetica dell’Università di Modena e alla Scuola internazionale di medicina di Roma (Sime). «Si ricava così il plasma, ricco in piastrine, che racchiude i fattori di crescita. Questo gel piastrinico viene infiltrato con un ago sottilissimo nell’area del cuoio capelluto interessata al diradamento».
Iniettate, le piastrine liberano i fattori necessari ai processi rigenerativi. Non solo growth factor (pdgf, vegf, igf-1, fgf e tgf-beta) ma anche citochine che modulano l’infiammazione dei bulbi».
Tuttavia la PRP funziona solo in caso di calvizie iniziale. Inoltre, l’ambulatorio dev’essere certificato da un centro trasfusionale ospedaliero che autorizzi la manipolazione di plasma ed emoderivati a fini estetici. Cosa che non sempre avviene, da qui la chiusura di molti studi medici non a norma da parte dei NAS.
5. Dalla rosa, la scelta naturale: gli esosomi
Non sai cosa sono gli esosomi? Eppure spopolano creme, sieri e integratori a base di esosomi, l’ultimo ritrovato per pelle e capelli al top. «Sono dei messaggeri intercellulari. Ovvero delle microvescicole rilasciate dalle cellule, scoperte alla fine degli anni ’80 ma rivalutate di recente, che contengono specifiche informazioni, importanti segnali di comunicazione tra cellula e cellula», spiega la dottoressa Gloria Semprini, specialista in Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica a Rimini, Sant’Arcangelo di Romagna, Cattolica e Bologna.
«Queste vescicole sono così piccole (30-150 nanometri) da penetrare nella membrana delle cellule riceventi, a cui trasferiscono RNA, DNA, lipidi, proteine e tutto quanto serve alla loro rigenerazione. La nuova terapia medica anticalvizie si chiama “Asce Plus Scalp Care” e utilizza esosomi di origine vegetale, estratti dalla rosa di damasco, che si presentano liofilizzati. La polvere viene mescolata e attivata dalla soluzione fisiologica e la lozione così ottenuta viene fatta penetrare grazie alla tecnica del microneeddling (minuscoli “forellini” praticati nel cuoio capelluto)».
Non solo gli esosomi hanno un effetto antinfiammatorio, riattivano i bulbi piliferi e ridensificano i capelli radi ma riescono anche a curare le problematiche del cuoio capelluto che influenzano la caduta, come forfora e dermatite seborroica. Inoltre hanno un prezzo abbordabile: circa 250 euro a seduta.
6. Una super lozione per chiome devitalizzate
Non solo autotrapianto. L’Istituto Helvetico Sanders (IHS), che ha circa 30 sedi in tutta Italia, offre servizi e percorsi personalizzati per arrestare la caduta dei capelli. Il trattamento più efficace? «Si chiama Fisio-Complex e prevede l’utilizzo, almeno 3 volte alla settimana, di un fluido che racchiude un fitocomplesso da frizionare sulla testa», racconta la dottoressa Biancamaria Mancini, biologa responsabile Ricerca e Sviluppo dell’IHS.
«Grazie alla formulazione e all’alta concentrazione di attivi riesce ad agire sia a livello intrafollicolare sia a livello dell’infundibolo che lo circonda. Migliora le problematiche del cuoio capelluto, diminuendo prurito, forfora, desquamazione, iperseborrea e indolenzimento. Il calibrato mix di betaina, niacinamide, cucurbita (estratta dalla zucca), eucalipto globulus e betulla alba vantano una potente azione antinfiammatoria. Penetrano nella profondità del bulbo, stimolandolo, caffeina, pantenolo e pisum sativum (estratto dai piselli), mentre le proteine del grano, presenti anch’esse nella lozione, rinforzano tutto il fusto». Una o due volte al mese è bene fare un check in Istituto per valutare i risultati con test semeiologici, dermatoscopia e microscopia ottica.
E per chi vuole accelerare la ricrescita? Può sottoporsi a trattamenti con macchinari d’avanguardia come i led infrarossi (luce fredda) o le piastre radianti sempre infrarosso (luce calda) entrambe utilizzate per la fotobiomodulazione. E c’è anche un pettine di vetro poroso che stimola il cuoio capelluto con le microcorrenti: da provare subito! (sanders.it).
7. Aree glabre? Scegli i patch cutanei
Niente invecchia più di una chioma “a chiazze”, con aree senza l’ombra di un capello. Vuoi riconquistare un look giovane e
naturale? Affidati ai nuovi patch cutanei. «Sono dei cerotti protesici, simili a quelli trasparenti usati per proteggere un taglio o una ferita, ma ancora più sottili, traspiranti e anallergici», spiega Fabrizio Labanti, hair designer, fondatorepatch cutanei Benessere Capelli.
«Sono infatti composti da polimeri medicali. Dopo aver fatto un calco tridimensionale in vetroresina di tutta la testa, si identificano le “geometrie perimetrali" su cui intervenire, ovvero le aree da ripopolare: forma esatta e confini in modo da integrarsi perfettamente con i capelli circostanti. Sui patch applicati, vengono iniettati singolarmente capelli vergini europei, rispettando densità, inclinazione e tonalità. I colori base, infatti, sono 10 (dal nero al biondo) ma ognuno ha più nuances (per esempio biondo cenere, dorato, ramato o miele)».
I cerotti pronti a camuffare le zone colpite da calvizie vanno igienizzati ogni mese, per rinnovare i collanti medicali. Ma il bello è che, in caso di alopecia reversibile (come quella da chemioterapia), sotto i capelli ricrescono indisturbati. E quando hanno raggiunto una certa lunghezza, via i cerotti: ritrovi la tua chioma! (benesserecapelli.it).
8. La cura del tuo grasso
Per risvegliare i bulbi piliferi, apportando loro ossigeno e nutrimento, si è diffusa in alternativa alla PRP, un’altra tecnica di medicina rigenerativa, che non richiede autorizzazioni da parte della Regione. «Si chiama SEFFIhair (Superficial Enhanced Fluid Fat Injecton) ed è un innesto di tessuto adiposo autologo, cioè prelevato dallo stesso paziente, più completo della PRP perché apporta non solo fattori di crescita e citochine antinfiammatorie ma anche fibroblasti, preadipociti e diversi tipi di cellule staminali, tra cui le cellule stromali mesenchimali e multipotenti, che hanno un elevato potere rigenerante», spiega il dottor Alessandro Gennai.
«La procedura richiede 40 minuti: previa anestesia locale, con una cannula di 2 mm, che presenta dei fori di 800 micron, viene aspirata una piccolissima quantità di grasso dall’addome. Questo viene lavato con una soluzione fisiologica, centrifugato e la sua componente liquida vasculo-stromale separata all’interno di una siringa, pronta a venire iniettata sul cuoio capelluto. Vengono fatte una ventina di microinfiltrazioni rapide e indolori, che non richiedono anestesia».
In questo modo SEFFIhair riattiva i bulbi piliferi impigriti (ma non ancora atrofizzati) che riprendono a lavorare per germinare capelli folti, robusti e sani. «Come dimostrano numerosi studi scientifici, tra cui quello uscito nel 2019 su Stem Cells Research & Therapy, l’impiego del proprio grasso favorisce la vascolarizzazione e il nutrimento del bulbo. Fatto che porta a un rinfoltimento già un mese dopo il primo trattamento», aggiunge Gennai.
A seconda dei casi, il ciclo prevede 2-3 sedute, intervallate 3-4 mesi l’una dall’altra.