Fino a qualche tempo fa si pensava che il caffè potesse favorire l’insorgenza di aritmie cardiache, in particolare atriali, come la fibrillazione. Studi recentissimi, invece, hanno dimostrato che tre tazzine al giorno sono innocue: anzi, sembra addirittura che i bevitori di caffè si muovano di più e questa maggiore attività si traduce in un beneficio per il cuore.
Inoltre, stando ad altre ricerche, il caffè potrebbe ridurre il rischio di depressione, morbo di Parkinson, demenza e diabete di tipo 2. Nello specifico, l’influenza positiva sul metabolismo del glucosio è stata confermata da uno studio pubblicato sulla rivista Clinical Nutrition, dove si evidenzia che bere 3-4 tazzine di caffè al giorno è associato a un rischio inferiore di circa il 25 per cento di sviluppare il diabete rispetto a un consumo inferiore o nullo.
Quanti caffè bere al giorno
«Nel 2015 l’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha pubblicato un parere scientifico sulla caffeina, stimando in 400 milligrammi al giorno il quantitativo che non dà adito a problemi di sicurezza nella popolazione adulta sana», racconta la dottoressa Valentina Spuntarelli, biologa nutrizionista al San Pier Damiano Hospital di Faenza, Ravenna. «In termini pratici, 400 milligrammi di caffeina equivalgono a 4-5 tazzine di caffè, che vanno ridotte della metà nelle donne in gravidanza o in allattamento».
Il discorso cambia per bambini e adolescenti: «In queste fasi così delicate, l’American Academy of Pediatrics scoraggia il consumo di caffeina proveniente da tutte le fonti alimentari, in quanto potrebbero derivarne conseguenze sia sul piano emotivo che fisico. In particolare, il caffè potrebbe influenzare negativamente la qualità del sonno e la pressione sanguigna», specifica l’esperta.
Caffè, quali controindicazioni
Le dosi raccomandate dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare valgono, ovviamente, per la popolazione adulta sana, anche se la tollerabilità di questa bevanda varia da persona a persona: una volta superata questa soglia, possono insorgere effetti negativi di vario tipo, che vanno dalle palpitazioni all’acidità di stomaco.
«Devono prestare attenzione soprattutto le persone che soffrono di gastrite, malattia da reflusso gastroesofageo o che hanno subito un intervento di chirurgia bariatrica, perché il caffè stimola la secrezione di succhi gastrici e, di conseguenza, aumenta il livello di acidità nello stomaco», evidenzia la dottoressa Spuntarelli.
Attenzione anche alle eventuali interferenze con alcuni farmaci (come levotiroxina, alendronato, antinfiammatori non steroidei o alcuni antipertensivi), perché la caffeina può amplificarne gli effetti o, al contrario, inibirne l’assorbimento.
Quando è meglio bere il caffè
Anche il “quando” può fare la differenza. Il neuroscienziato americano Steven Miller, ricercatore dell’Uniformed Services University of the Health Sciences di Bethesda, nel Maryland, ha stabilito che la fascia oraria 9.30-11.30 è quella migliore per bere caffè.
«Per stabilirlo, Miller ha preso in considerazione il ritmo circadiano del cortisolo, noto come “ormone dello stress” perché ci rende reattivi di fronte alle sfide quotidiane», illustra la nutrizionista. «Siccome i livelli di questo ormone sono piuttosto elevati al risveglio, bere caffè in quel momento sarebbe completamente inutile. Meglio posticiparne l’assunzione verso metà mattina, quando il cortisolo si abbassa. In questo modo trarremo il massimo beneficio dalla caffeina, perché forniremo al corpo l’energia necessaria per far fronte agli eventi».
Sempre per lo stesso principio, un altro lasso temporale adatto è quello che va dalle 14 alle 17, quando una tazzina di caffè potrebbe darci una marcia in più, evitando invece le ore che precedono il riposo notturno per non compromettere la qualità del sonno.
Come accompagnare il caffè
Peraltro, durante il recente Congresso “Le 35esime Giornate Cardiologiche Torinesi”, che si è svolto a fine ottobre nel capoluogo piemontese, quattro esperti di eccezione – il professor Gaetano Maria De Ferrari (direttore della Cardiologia universitaria dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino), il dottor Federico Ferrero (noto non solo come medico nutrizionista, ma anche come chef e vincitore di Masterchef 2014), il dottor Andrea Poli (presidente di Nutrition Foundation of Italy) e il professor Vincenzo Lionetti, autore del libro “Ristoceutica” – hanno discusso dei cibi terapeutici che possiamo e dobbiamo assumere per mantenere sani il cuore e le arterie. Ebbene, pare che assumere due o tre caffè al giorno, accompagnati da uno o due quadratini di cioccolato amaro e qualche nocciola possa favorire la longevità, migliore salute e una più brillante funzione cognitiva.
Quale caffè preferire
Esiste, infine, uno studio intitolato “Coffee, Caffeine, and Health” – pubblicato sul The New England Journal of Medicine – che esamina le differenze tra caffè filtrato (come quello all’americana, che si ottiene versando acqua calda sul caffè macinato) e non filtrato (come quello bollito alla turca).
«Sembra che nel secondo sia elevata la quantità di un composto, il cafestolo, che determina un innalzamento dei livelli di colesterolo nel sangue. Al contrario, nel caffè filtrato questa sostanza ha valori trascurabili», riferisce la dottoressa Spuntarelli. «A metà fra i due si colloca il nostro tradizionale espresso, che rappresenta un giusto compromesso per il cuore e la salute in generale».
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