Il professor Luigi Fontana, medico e scienziato che da anni studia i meccanismi alla base dei processi di invecchiamento delle cellule, ne è assolutamente convinto: «Le nostre scelte alimentari ci tolgono o ci aggiungono anni, così come aumentano o riducono il rischio di sviluppare una serie di malattie cronicodegenerative. In sostanza, siamo proprio noi, con gli stili di vita che adottiamo, a decidere quanto a lungo e quanto bene vivremo. Forse non ne siamo ancora pienamente consapevoli, ma non c’è ormai alcun dubbio sul fatto che il cibo giochi un ruolo fondamentale per la longevità».
Che cosa dunque dovremmo portare in tavola?
PIÙ ORTAGGI AL POSTO DELLA PASTA
«La risposta è semplice: cibi ad alto contenuto di nutrienti e relativamente poveri di calorie, che sono poi quelli tipici della dieta mediterranea tradizionale», afferma il professor Fontana, che però ci tiene subito a fare una precisazione. «La piramide alimentare così come è stata pensata dalle varie Società nutrizionali (e che noi siamo abituati a conoscere) dovrebbe essere modificata per adattarsi ai cambiamenti dello stile di vita degli ultimi anni. Inutile negarlo, siamo diventati sempre più sedentari. La maggior parte di noi passa molte ore seduto alla scrivania o in macchina. E ha bisogno di meno energie (se non vuole correre il rischio di ingrassare). Ecco perché alla base dello schema non dovrebbero più esserci i cereali, bensì le verdure che, tra l’altro, andrebbero consumate in quantità nettamente superiori a quelle della frutta».
Di questa nuova piramide alimentare Luigi Fontana parla nel libro La felicità ha il sapore della salute, scritto insieme allo chef Vittorio Fusari (Slow Food Editore, 19,50 euro). Noi te la presentiamo qui in anteprima. Per aiutarti a capire, con la consulenza del nostro superesperto, che cosa inserire nel menu per mantenerti giovane e sana, tenendo alla larga le malattie tipiche dei Paesi Occidentali: disturbi cardiocircolatori, ictus, diabete, tumori, demenze e persino allergie e patologie autoimmuni.
PUNTA SULLA QUALITÀ
La prima cosa da fare, se si vuole invecchiare bene, è rimanere snelli (come sappiamo, il grasso che si accumula a livello dell’addome produce sostanze infiammatorie che minano il nostro benessere).
«Per riuscire nell’intento occorre ridurre le porzioni di quello che mangiamo, ma puntando su alimenti di maggior pregio (per esempio biologici e a km0). Costano di più, è vero, ma hanno indubbiamente una marcia in più per difendere la nostra salute (e anche quella dell’ambiente). Il latte o il formaggio di una mucca che pascola in alta montagna, tanto per fare un esempio, ha un diverso contenuto di fitocomposti e vitamina D di quello degli animali tenuti in una stalla. Allo stesso modo, la bontà e il valore nutrizionale delle uova di galline ruspanti sono migliori di quelli di volatili allevati in batteria».
NON ESAGERARE CON LE QUANTITÀ
Ma puntare esclusivamente su un adeguato apporto di nutrienti preziosi (proteine, acidi grassi Omega 3, vitamine, sali minerali e fitocomposti) come garantito dalla nuova piramide della dieta mediterranea suggerita da Fontana, non sarebbe sufficiente per prevenire molte malattie.
«Se consumiamo in eccesso cibi nobili, come l’olio extravergine di oliva, la frutta fresca e secca, i datteri, il pane o la pasta integrali, anche se di ottima qualità, forniamo al nostro organismo un surplus calorico che si tradurrà in un accumulo di grasso addominale e favorirà lo sviluppo di tutte quelle patologie di cui abbiamo parlato. In altre parole, gli effetti benefici delle sostanze contenute in questi alimenti verrebbero rapidamente annullati», avverte il professor Fontana.
TAGLIA LE CALORIE CON IL “DIGIUNO”
Occorre quindi ridurre l’apporto calorico. Seguendo queste poche regole suggerite dal nostro esperto: sostituire i cibi raffinati e processati (piatti pronti e snack industriali) con quelli vegetali ricchi di fibra; alzarsi da tavola prima di sentirsi sazi; una o due volte alla settimana praticare un digiuno a base di vegetali (patate escluse) cotti o crudi, conditi con olio, aceto e massimo 2 cucchiai di olio extravergine al dì (in modo da non superare le 500 calorie); assumere la maggior parte del cibo in una limitata finestra temporale di 6-10 ore, per esempio tra le 8 e le 18.
Insomma, l’ideale è concentrare la maggior parte delle calorie in due grossi pasti nella prima fase della giornata e poi consumare una cena molto leggera prima possibile. «Così il metabolismo rimane a riposo molto più a lungo a tutto vantaggio della nostra salute», assicura Luigi Fontana.
LO SCHEMA “RIVISTO”
Alla base della nuova piramide non ci sono più i cereali, ma le verdure. Perché siamo diventati più sedentari (e abbiamo quindi bisogno di meno calorie).
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Articolo pubblicato sul n. 28 di Starbene in edicola dal 26/6/2018