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Dieta Dubrow: come funziona il digiuno intermittente

È conosciuta anche come “digiuno intermittente” e sta spopolando negli Stati Uniti. Promette addirittura di rallentare l’invecchiamento. Ecco come seguirla in sicurezza

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La dieta chetogenica? Superata! Negli Stati Uniti tutti gli occhi sono al momento puntati su un nuovo programma alimentare: la Dubrow Diet. Se in America ne parlano così tanto il merito va (anche) alla popolarità dei suoi due creatori: la coppia composta da Heather e Terry Dubrow.

In Italia i loro nomi non sono molto noti, ma oltreoceano il duo spopola: lei, 49 anni, è la star di The Real Housewives of Orange County, programma tv a quota tredici stagioni; lui, 60 anni, è il medico chirurgo plastico protagonista del reality di successo Botched.


Più sprint al metabolismo

Per i coniugi Dubrow la perfetta soluzione per mantenersi in forma e non accusare i segni del tempo è l’interval eating, ovvero il digiuno intermittente. Come spiegano nell’introduzione del loro manuale The Dubrow Diet (edito da Ghost Mountain Books, può essere acquistato su Amazon): «Si tratta di un programma per risvegliare il metabolismo, aiutando l’organismo a bruciare i grassi e ad attivare i processi antietà delle cellule. E per innescare questo cambiamento e fare in modo che sia durevole, dobbiamo iniziare a riprendere il controllo del metabolismo».

Il che significa comprendere come gli alimenti causano determinate risposte ormonali, a partire dai cibi zuccherati e amidacei, che stimolano la liberazione dell’insulina.


Meno chili in 3 step

La dieta si suddivide in tre fasi, da seguire una dopo l’altra, senza interruzioni (trovi il programma qui sotto). La parola d’ordine è poi dimenticare il conteggio delle calorie: secondo i Dubrow, per la riuscita della loro dieta conta infatti “quando” e non “quanto” si mangia.

Inoltre, è richiesto un impegno parallelo in palestra per ottenere risultati significativi e a lunga durata. «Fare attività fisica è indispensabile per il buon funzionamento metabolico», affermano gli ideatori, che caldeggiano in particolare l’HIIT (High intensity interval training), un allenamento ad alta intensità.


Scacco matto ai grassi

Perché scegliere il digiuno intermittente? I Dubrow non hanno dubbi sui benefici di questa pratica (ha iniziato a seguirla per primo Terry, coinvolgendo presto sua moglie,): «Presente in molte culture da secoli - pensiamo alla Quaresima o al Ramadan - l’astinenza dal cibo aiuta il corpo ad attaccare l’adipe in eccesso: le cellule, messe a stecchetto, andranno in cerca del grasso immagazzinato da utilizzare come combustibile, dando un’accelerata incredibile al metabolismo», assicurano i coniugi.

«Dopo circa 12 ore di digiuno (il tempo varia leggermente da persona a persona), il corpo avrà esaurito il glucosio presente nel sangue e quello conservato sotto forma di glicogeno nel fegato e nei muscoli. A corto di energie, il nostro organismo sarà così obbligato a bruciare i grassi per far fronte a tutte le sue necessità».


La parola alla scienza

Quello del digiuno intermittente è un tema dibattuto da tempo. «Nei primi studi a riguardo (risalenti ad alcuni decenni fa) si parlava della restrizione calorica come di un modo per rafforzare l’organismo», afferma il medico e divulgatore scientifico Filippo Ongaro, esperto di tecniche antiaging.

«La riduzione dell’apporto energetico veniva considerata come uno stimolo di tipo “ormetico”, ossia un piccolo stress in grado di aumentare la resistenza delle cellule. L’interval eating aggiunge al fattore calorico quello del prolungamento di uno stato di digiuno che mantiene a lungo una particolare condizione ormonale, con livelli di insulina particolarmente bassi. I dati scientifici sembrano indicare che questo approccio possa effettivamente ottimizzare il metabolismo, rallentando inoltre l’invecchiamento. Tuttavia è giusto anche dire che sono necessarie altre conferme».


Come funziona

«In assoluto, l’interval eating prevede di isolare l’assunzione di cibo in una specifica finestra temporale, restando a digiuno per le ore rimanenti», prosegue l’esperto.

«E in genere si pratica il cosiddetto regime 16/8, ossia 16 ore senza cibo, con l’assunzione dei pasti concentrata nelle rimanenti 8 ore. In sostanza si tratta di saltare la cena o la colazione, a seconda delle preferenze». Nella dieta Dubrow le ore di digiuno variano però fase dopo fase: sono di più all’inizio e diminuiscono durante il mantenimento.


Le regole di sicurezza

«È fondamentale ricordare che nessuna forma di astinenza dal cibo può compensare i danni di un’alimentazione scorretta», avverte Filippo Ongaro.

«Anche nel caso del digiuno intermittente, quindi, è fondamentale fare in modo che nelle ore in cui si mangia i pasti siano equilibrati e bilanciati, privilegiando verdura, frutta, cereali integrali, legumi, pesce, carni magre e grassi sani, come l’olio extravergine d’oliva. Errato, invece, cercare appagamento in zuccheri, bibite e alimenti industriali, che nuociono alla linea e alla salute. Lo sottolineo perché una dieta come la Dubrow potrebbe anche spingere a un minor controllo alimentare: dopo molte ore senza cibo, si potrebbe insomma essere portati a ricercare un recupero calorico immediato, esagerando con le dosi».

Il rischio non va sottovalutato, soprattutto se si hanno molti chili da perdere. Ma nemmeno esagerato.

Tra i sostenitori italiani del digiuno intermittente c’è il dottor Fabio Piccini, medico psicoanalista, esperto di disturbi del comportamento alimentare. L’ha provato in prima persona ed è più che convito che digiunare faccia bene: «Purché lo stress imposto all’organismo non diventi cronico, cosa che appunto non può accadere con l’interval eating».

Durante la fase “di attacco”, finalizzata a riequilibrare gli stimoli della fame e della sazietà, si raccomanda di digiunare per 16 ore al giorno per 2, 3 o 5 giorni (a seconda di quanti chili si vogliono eliminare) per 1-2 settimane.

Se il sovrappeso è lieve (un paio di chili), basta digiunare 2 giorni. Se invece supera i 10 kg, occorre farlo per 5. In questa fase va bandito l’alcol, ma si possono bere caffè e tè. Oltre all’acqua naturale, si consiglia il latte di cocco, che aiuta a bruciare il glucosio.

Gli alimenti da portare in tavola: si caldeggiano cibi freschi naturalmente ricchi di clorofilla, in primis gli ortaggi di colore verde (spinaci, rucola, cavolo kale, fagiolini, porri, alghe...). Favorendo il senso di sazietà, aiutano il processo di dimagrimento e garantiscono il rilascio prolungato di energia (andrebbero assunti all’inizio dei pasti).

La quota proteica potrà essere soddisfatta da pollo, pesce, carne, uova, latticini, noci e fagioli. Da limitare al minimo l’apporto di condimenti (1 cucchiaio di olio extravergine di oliva al giorno).

Concessa 1 porzione di frutta fresca al dì e 1 di carboidrati (scegliendo tra orzo, crusca d’avena, pane integrale o multicereali). Spezie a piacere per insaporire i piatti.

L’aiuto in più: consigliata l’integrazione con vitamina D e compresse di barbabietola rossa (ricche in folati, manganese, potassio e vitamina C).

La seconda fase varia a seconda dei personali obiettivi di dimagrimento. Se devi perdere da 1 a 3 kg, ti attende un digiuno di 12 ore su 24, da seguire tutti i giorni della settimana. Ipotizzando un pasto serale che si concluda alle 20, occorrerà attendere le 8 del mattino successivo per mangiare di nuovo.

Se invece i chili da smaltire sono almeno 5, devi digiunare tutti i giorni della settimana 14 ore su 24. La cena termina alle 8 di sera? Non potrai sederti a tavola prima delle 10 del mattino seguente.

In entrambi i casi è concesso un pasto libero a settimana (“Cheat Meal”). Questa fase continua fino al raggiungimento dell’obiettivo fissato.

Gli alimenti da portare in tavola: si consigliano sempre ortaggi verdi, ma vengono introdotti anche barbabietole, carote, ravanelli, rape, zucca.

La scelta degli alimenti diventa più ampia: alle fonti di proteine animali della Fase 1 si uniscono vongole, cozze e capesante; ai condimenti concessi si aggiungono l’olio di noci e quello di mandorla. L’alcol non è vietato, ma si suggerisce di non superare 1 bicchiere per le donne, 2 per gli uomini (solo la sera).

Come carboidrati complessi si può assumere 1 porzione al giorno a scelta tra bulgur, couscous, ceci, avena, quinoa o fagioli. La frutta resta limitata a 1 porzione al giorno (come nello step precedente, variando il più possibile le scelte e preferendo i prodotti bio).

Una volta che si è raggiunto il peso prefissato, inizia la fase di mantenimento, che può essere seguita all’infinito.

I Dubrow consigliano di fare un digiuno di 12 ore 5 giorni alla settimana e di 16 ore nei 2 giorni rimanenti (preferibilmente il lunedì e il giovedì).

Gli alimenti da portare in tavola: tutti quelli delle fasi precedenti con qualche modifica. I frutti diventano 2 al giorno.

Idem le porzioni di carboidrati complessi (cereali integrali e legumi). Infine, nessuna limitazione per le verdure, da consumare anche come spuntino.


Tanti vantaggi non solo per la linea

  • Zero (o quasi) rotolini: dopo 6-8 ore senza cibo l’organismo, per ottenere il glucosio che gli serve per funzionare a dovere, brucia le riserve di glicogeno presenti nel fegato e poi, una volta che le ha esaurite, inizia a intaccare i depositi di grasso.

Vengono così prodotti corpi chetonici (gli stessi che causano l’acetone nei bambini), che però se il digiuno non è protratto oltre le 24 ore non raggiungono una concentrazione tale da nuocere.


  • Muscoli tonici e forti: contrariamente a quanto potresti pensare, il digiuno (se intermittente) non intacca la muscolatura.

Stimolando la liberazione dell’ormone della crescita, dalla potente azione anabolizzante, favorisce infatti lo sviluppo delle fibre muscolari e il mantenimento di un metabolismo sano.

  • Più resistenza alle malattie: il digiuno causa uno stress acuto all’organismo, che si prepara alla sopravvivenza in condizioni ritenute difficili (come la fame), modificando la liberazione di alcuni ormoni e allertando le difese immunitarie (l’attività dei globuli bianchi aumenta e cresce la produzione di anticorpi).


  • Anche il cervello al top: il digiuno stimola la produzione di Bdnf (Brain derived neurotrophic factor), una neurotrofina che agisce come ormone della crescita per il sistema nervoso centrale, favorendo sia la sopravvivenza dei neuroni (le cellule del cervello) già esistenti sia la nascita e la differenziazione di nuovi neuroni e sinapsi.



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Articolo pubblicato nel n° 4 di Starbene in edicola dall'8 gennaio 2019

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