Il 10 aprile si celebra in tutto il mondo la giornata dell’omeopatia, con ambulatori aperti anche in Italia per una visita gratuita (prenotazioni su giornataomeopatia.it).
La festa coincide con la data di nascita di Samuel Hahnemann, il medico tedesco che nel 1810 ha dato vita a questa medicina, molto contestata ma più che mai vitale. Frutto di un’intuizione e di ricerche che oggi trovano sempre più conferme.
All’ultimo Congresso della Siomi (una delle principali società scientifiche che riuniscono i medici omeopati) si è affrontata la spinosa questione del meccanismo d’azione di questi medicinali per rispondere a chi li considera acqua fresca. Ed è stata presentata una ricerca dalla portata storica, con cui lo scienziato indiano Jayesh Bellare avrebbe dimostrato, grazie alla tecnologia della microscopia elettronica a trasmissione TEM, che i principi attivi terapeutici si ritrovano anche in soluzioni come quelle omeopatiche, estremamente diluite, dove in teoria non c’è più nemmeno una molecola del principio stesso.
Con risultati che paiono confermati da diversi altri laboratori, Bellare sostiene che il principio attivo c’è, ma sotto forma di nanoparticelle, microdosi di sostanze dotate di una loro attività biologica. Lo dimostrerebbero, tra l’altro, le nuovissime ricerche di agro omeopatia, dove si somministrano a piante come il frumento (decisamente non suggestionabile) dosi omeopatiche di sostanze che le fanno crescere meglio delle compagne non trattate.
E c’è chi, come Lucietta Betti del Dipartimento di Scienze agrarie dell’Università di Bologna, sta studiando come curare le piante senza pesticidi. Dunque, indagando nei misteri della materia, si apre una nuova era che potrebbe finalmente dare spiegazione dell’attività dei medicinali omeopatici. E fornire all’omeopatia la dignità di scienza.
Preziosa per molte patologie
Nel frattempo la somministrazione dei rimedi va avanti, e gli oltre 25 mila medici di casa nostra che li utilizzano si cimentano ogni giorno con le malattie più disparate.
«Abbiamo appena fatto il bilancio di vent’anni di attività del nostro ambulatorio pubblico», racconta Elio Rossi, specialista in malattie infettive, omeopata e responsabile dell’Ambulatorio di omeopatia all’ospedale Campo di Marte di Lucca, uno dei 17 in Toscana. «Le patologie in cui abbiamo riscontrato più successo sono le infezioni respiratorie ricorrenti come tonsilliti e bronchiti, le allergie di adulti e bambini, e poi dermatiti, disturbi digestivi e ginecologici, insonnia. Un esempio: dopo un mese e mezzo di terapia omeopatica le dermatiti e l’asma migliorano al punto che i malati possono abbandonare il cortisone, per usarlo solo al bisogno. Infatti, là dove occorre, naturalmente, prescriviamo antibiotici e farmaci tradizionali. Un medico deve conoscere tutte le possibilità di cura, e applicarle a seconda del caso».
Un tema caldo, che chiama in causa la medicina integrata, è quello della resistenza antibiotica. «L’Oms ha emanato il primo rapporto sul fenomeno, avvertendo che, se non si inverte la rotta, presto entreremo in un’era post antibiotica in cui infezioni comuni potrebbero tornare a uccidere», prosegue Rossi. «Ebbene, l’omeopatia permette di affrontare gran parte di queste situazioni, soprattutto nei bambini».
Integra le terapie antitumorali
Uno dei campi d’applicazione più promettenti è quello delle Cam o terapie integrate in oncologia. In Italia e all’estero, dove le sceglie un malato su tre, le praticano diversi ambulatori.
«L’obiettivo non è sostituire la chemio o la radioterapia ma affiancarle con cure dolci, per controllare i sintomi e il dolore e migliorare la qualità di vita del paziente», dice Filippo Bosco, medico anestesista referente per la medicina complementare al Centro senologico dell’ospedale Santa Chiara di Pisa e tra i fondatori dell’Associazione di ricerca terapie oncologiche integrate Artoi (artoi.it, sul sito trovi anche gli indirizzi dei centri).
«I dati confermano che trovano risoluzione disturbi conseguenti alle terapie anticancro come nausea, insonnia, depressione, ansia, stanchezza». Le prove di efficacia arrivano anche dalle ricerche, come quella recentissima condotta da un’équipe italiana e pubblicata sul Journal of Intercultural Ethnopharmacology.
Con le diluizioni omeopatiche di arnica si possono arginare il sanguinamento e la formazione di sieromi (versamenti sottocutanei di linfa) dopo un intervento di mastectomia. Un’altra ricerca realizzata dal professor Paolo Bellavite dell’Università di Verona, e pubblicata su PlosOne dimostra che l’arnica omeopatica stimola l’espressione dei geni che favoriscono la rigenerazione dei tessuti e la risposta immunitaria. A dispetto degli attacchi, quindi, di studi ce ne sono sempre più (su http://databaseomeopatia.alfatechint.com/ trovi un elenco aggiornato).
Cosa dice la legge
I prodotti omeopatici sono considerati medicinali in tutta l’Unione europea da una direttiva del 2001, attuata in Italia con un decreto del 2006. Nel nostro Paese dal 2013 esiste un accordo Stato-Regioni che regola la formazione dei medici. Questo ha portato gli Ordini dei medici a stilare gli elenchi di omeopati presenti nelle varie città.
Alcune Regioni sono più organizzate di altre: in Toscana, per esempio, esistono 91 ambulatori pubblici di medicina complementare e 17 sono di omeopatia.
Tante scuole, un solo pensiero
A lungo divise, le diverse scuole di omeopatia si sono finalmente riunite nel Cno, Coordinamento nazionale omeoterapie. «Al di là delle differenze di impostazione, i nostri principi sono comuni e la radice è l’omeopatia creata da Samuel Hahnemann», spiega Marco Del Prete, omotossicologo.
Ecco gli indirizzi principali.
1. Omeopatia unicista e complessista
Gli unicisti puntano alla massima individualizzazione del rimedio, chiamato simillimo, i complessisti prescrivono più medicinali insieme.
2. Omotossicologia
Creata nel 1952 dal medico tedesco Hans Reckeweg, usa anche estratti di tessuti, ormoni, molecole biologiche come le citochine o gli ormoni in farmaci complessi.
3. Antroposofia
Nata agli inizi del Novecento dalle ricerche del filosofo austriaco Rudolf Steiner ha lo scopo di ampliare la scienza moderna con un approccio spirituale. Alcuni medicinali sono stati formulati dallo stesso Steiner.
Anche il pet si cura con i granulini
Gli animali sono la migliore dimostrazione che l’omeopatia non agisce per l’effetto placebo: loro non si possono suggestionare.
«Io pratico una terapia integrata: ogni volta decido se utilizzare i farmaci classici, oppure affiancarli o sostituirli con quelli omeopatici. I risultati, in questi casi, sono ottimi», racconta Antonella Caggegi, medico veterinario a Milano.
Come nascono i medicinali omeo
Fiori, molluschi, minerali. Sono oltre un migliaio le materie prime con cui si preparano i medicinali omeopatici.
Oltre a sostanze dai tre regni della natura negli ultimi decenni si sono aggiunti ormoni, neurotrasmettitori, citochine e molte altre molecole biologiche. Con queste sostanze, sottoposte nei laboratori a procedimenti di diluizione e dinamizzazione (in pratica uno scuotimento, che attiva i preparati), si formano tinture madri con cui vengono impregnati granuli di lattosio o glucosio o usati in gocce.
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Articolo pubblicato nel n° 16 di Starbene in edicola dal 2 aprile 2019