Smartphone, ci vuole un contratto fra genitori e figli

È l’idea (buona) che ha avuto una coach americana per frenare l’iper connessione dei suoi ragazzi: far loro firmare un patto d’uso intelligente



di Francesca Lucati

A tavola tuo figlio non si accorge neppure di quello che gli metti nel piatto, tanto è assorto da WhatsApp. E se fate un viaggio insieme, non conti su di lui per avere un po’ di compagnia: ciò che succede sul suo schermo è più interessante di qualsiasi argomento di conversazione tu gli possa proporre. È stato proprio per evitare l’estraniamento dal film della vita che Janell Burley Hofmann (coach americana esperta di tecnologia e comunicazione, nonché mamma di 5 figli) ha regalato al figlio tredicenne uno smartphone, accompagnandolo con un contratto di utilizzo elaborato su modello di quello dell’iPhone. Il documento di negoziazione è diventato un libro bestseller negli Stati Uniti (iRules, circa 18 € su Amazon), evidentemente perché risponde ai bisogni dei genitori che non sanno come mediare l’utilizzo incontrollato dei device da parte dei ragazzi

 Perché limitare l’accesso
«All’inizio, i genitori sono contenti che il figlio passi i pomeriggi sul divano, attaccato allo smartphone. Ce l’hanno sott’occhio, più sicuro di così»,v spiega Mario Giorgetti Fumel, psicologo, psicoterapeuta e sociologo, autore del libro Giovani in rete. Comprendere gli adolescenti nell’epoca di internet e dei nuovi media (Red, 12,50 €). «Ma, ben presto, mamma e papà vanno in fibrillazione. L’ansia non è immotivata: fisicamente il ragazzo è in casa, ma sta in un’altra dimensione, quella del web. Con il rischio di rimanere invischiato nella ragnatela della virtualità, che sradica dalla realtà e dai legami: illude di poter fare tutto “con un click” e di riuscire a essere presenti simultaneamente in molti luoghi virtuali». Inoltre, come sottolinea lo psichiatra Federico Tonioni, responsabile dell’Ambulatorio dipendenze da internet presso il Policlinico Gemelli di Roma, «un ragazzo si appiattisce dal momento che ha la possibilità di stare sempre in contatto con gli amici. In questo modo, però, non impara a vivere i momenti di solitudine come un’opportunità per riflettere. E anche di passare il tempo in modo diverso dalla chat & Co.».

Perché non toglierlo del tutto
«Attenzione, però, a non demonizzare lo smartphone», mette in guardia Giorgetti Fumel. «Per i giovanissimi, è il canale privilegiato di contatto con il mondo. Esattamente come la radio e la tivù per i ragazzi di un tempo». Inoltre, può avere diversi benefici, di cui sono consapevoli anche un numero crescente di docenti: in molte scuole, non è più visto come “un clandestino”, ma come un prezioso strumento di didattica innovativa, accanto a notebook e tablet. In conclusione: il cellulare smart non va negato, ma concesso a patto che sia utilizzato in modo consapevole e moderato. Come fare? Dando ai figli delle regole: non si deve avere paura di fissare dei limiti. I ragazzi hanno bisogno di sentirsi dire “no”, ma lo accolgono e lo apprezzano solo quando è motivato. Se, invece, il “no” proviene da una voce autoritaria, che non spiega, c’è il rischio che si apra un’opposizione senza dialogo. Per questo motivo, può essere una buona idea seguire l’esempio di Janell Burley Hofmann e stilare un contratto da far sottoscrivere al ragazzo. Ecco tre regole alle quali ispirarti. Un’avvertenza: se vuoi che i ragazzi le accettino, dimostra di saperle rispettare tu per prima.

3 punti fermi del contratto
- Non usare lo smartphone per offendere o mentire
: i tuoi contatti non sono entità astratte ma persone reali, con emozioni e sentimenti, che vanno rispettate. Corollario: prima di inviare un messaggio chiediti: “Avrei il coraggio di dire la questa stessa cosa di persona?”. Se la risposta è no, annulla l’invio.

- Se arriva una chiamata mentre sei impegnato in attività online (chat, navigazione, gioco), mettile in stand-by e rispondi: le interazioni fisiche (nelle quali rientra la conversazione a voce!) hanno la precedenza su quelle virtuali. Corollario: non si devono ignorare mai le chiamate di mamma e papà. Se ti vergogni di parlare con loro mentre sei con i tuoi amici, appartati in modo che non ti sentano.

- Quando sei a tavola, tienilo in tasca e non controllarlo ogni minuto: se dimostri di essere interessato a ciò che dicono le persone che ti sono accanto, anche loro faranno lo stesso con te. Le tue relazioni con gli altri miglioreranno e sentirai meno la necessità di trovare gratificazioni e conferme tra i tuoi contatti virtuali. Corollario: quando ti annoi, distogli lo sguardo dal display e guardarti attorno, rimarrai stupito dalle possibilità di divertimento e di azione che ti offre il mondo.

I pro del cellulare
Ci sono 4 buoni motivi per non negare ai ragazzi l’uso dello smartphone. Sono tutti importanti e contribuiscono a fare crescere meglio un figlio.

1.Il cellulare aiuta a diventare più disinvolti. In particolare i ragazzi più timidi, che spesso non trovano le parole adatte per esprimersi, hanno timore del confronto diretto e si sentono sperduti.

2. Sostiene l’indipendenza perché nel display un ragazzino può trovare tutte le indicazioni utili per muoversi da solo e con maggiore sicurezza (per esempio, orari dei mezzi di trasporto, cartine stradali, situazione meteo...).

3. Permette di conoscere in tempo reale avvenimenti e novità, quindi alimenta un terreno condiviso su cui è possibile “stare al passo” con gli altri: durante l’adolescenza il consenso del gruppo è indispensabile per l’autostima di un giovanissimo.

4. Contribuisce allo sviluppo di diverse abilità cognitive trasversali come la capacità di risolvere i problemi, di prendere decisioni, di reagire velocemente.

Articiolo pubblicato sul n.23 di Starbene del 26/5/2015 ora in edicola

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