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Scuola a distanza: la didattica ai tempi del Coronavirus

Per ora, la rivoluzione più grossa dettata dalla pandemia Covid-19 ha toccato insegnanti e studenti alle prese con l’insegnamento a distanza. Premessa e prova di un rinnovamento epocale

Foto: iStock



Otto milioni e mezzo di studenti italiani hanno concluso l'anno scolastico 2019-20 online a causa dell'emergenza Coronavirus. Con tutti gli annessi e connessi: psicologici, formativi e relazionali che la scuola a distanza comporta.

Ancora è presto per tirare le fila, ma intanto gli addetti ai lavori ne stanno monitorando gli effetti, presenti e futuri. Come Anna Maria Giannini, professore ordinario di psicologia generale a “La Sapienza” di Roma che, nell’ambito di una ricerca più ampia sulla convivenza, ha inserito una sezione ad hoc sul tema scuola al tempo del Coronavirus.


Che cosa è cambiato con l’adozione delle video-lezioni?

Per la prima volta in assoluto, tutte le scuole di ogni ordine e grado hanno visto di colpo l’azzeramento della didattica a presenza. Con impatti a vari livelli. Sui ragazzi: hanno dovuto adattarsi a un sistema sconosciuto e non sempre tecnicamente accessibile. Sulle famiglie: magari hanno un solo pc in casa e devono fare i turni per farlo usare ai figli. Sui docenti: hanno un background per insegnare vis-à-vis, mentre la docenza a distanza esige una preparazione specifica. Le lezioni in rete non sono la stessa cosa che in aula. Da come e quando presentare gli argomenti, destare l'attenzione, tenerla attiva per orre, senza poter richiamare il singolo o coinvolgerlo.


Da ciò che si dice e legge, sembra che l'esperimento si ragazzi non dispiaccia...

All'inizio l'idea di dormire di più al mattino, di ricevere un'istruzione meno incasellata e di disporre di più tempo libero ha portato i ragazzi a reagire bene accettando la sfida. In fondo, i giovanissimi per natura s'adattano alle novità in tempi rapidi. Ma, dopo mesi d’isolamento, stanno accusando il contraccolpo: niente uscite, niente attività ricreative. Sulla testa dei ragazzi, poi, pesa l’incertezza: non si sa se si tornerà o meno in aula, c’è l’incognita degli esami... Troppa fluidità di programmazione, che crea confusione e destabilizza.


Nella scuola a distanza c’è più autonomia individuale. È una prova di responsabilità?

I ragazzi già inclini ad assumersi un certo impegno e con buone risorse per affrontare la complessità del momento, diventano più maturi e responsabili. Non è lo stesso per quelli che erano già “latitanti”: probabilmente, sarà peggiorata la loro tendenza a disinvestire nello studio, poiché non c’è vigilanza diretta. È per evitare che gli under 18 facciano poco o niente che noi psicologi fin dall’inizio abbiamo raccomandato ai genitori un punto importante: cercate di dare ai vostri figli una routine giornaliera, distinguendo i tempi dello studio da quelli, necessari, dello svago, per non abbandonarli all’ispirazione del momento.


È corretto pensare che i nostri figli saranno più “adulti” dopo questa prova?

Molte teorie affermano che gli stress - e la scuola a distanza lo è - hanno il potenziale effetto di fortificare le capacità di reazione. Di fare evolvere, perciò. Nella maggior parte dei casi, gli studenti usciranno dalla prova irrobustiti e con nuove qualità psicologiche per affrontare la vita. Nel contempo, è inutile nasconderci che alcuni, quelli in difficoltà, resteranno ancora più indietro. Un’altra volta: la premessa di sviluppo c’è, ma molto dipende da quanto si è disposti a evolvere e quali condizioni si hanno sottomano per sostenere questo percorso. Alcune opportunità sono reali (e fruibili) in certi luoghi e drammaticamente meno vere (e realizzabili) in altri. Penso al diverso tipo di sostegno offerto ai ragazzi disabili o con disturbi d’apprendimento o a quello che dovrebbe essere assicurato alle famiglie che vivono in zone ad alto tasso di abbandono scolastico.


Promozione per tutti e valutazioni sull’impegno annuale. Tramontano i voti su media matematica?

È un invito forte che il ministro dell’Istruzione ha fatto riguardo alle valutazioni di fine anno. Con una nota da chiarire. Di fronte alle obiezioni del “sei politico” per tutti, la risposta è stata: il giudizio finale è sempre esito di un percorso fatto di capacità, diligenza, continuità e rendimento. Non è una novità. Non penso che finora gli insegnanti si siano focalizzati solo sull’esito delle prove. Certo, ora l’aspetto del percorso formativo nel suo complesso emergerà di più in pagella. E includerà anche come l’allievo ha vissuto la didattica in Rete: si è adattato? È riuscito a studiare? In quale modo l’ha fatto?


Senza l’incubo bocciatura, i giovani capiranno che lo studio è veicolo di progresso, non solo un obbligo?

I ragazzi si sentiranno di fatto meno pressati. E il guadagno che ne possono trarre per formarsi è alto. Basta che siano disposti a vivere la maggiore libertà e autonomia d’apprendimento data dai “device” con impegno, responsabilità e curiosità, Allora sì che diventeranno più creativi, propositivi, progettuali e flessibili.


Insomma, a settembre ci aspetta una nuova scuola?

Vedo quest’esperimento più come una possibilità di migliorare il sistema-scuola che come un rinnovamento tout-court. Anche i docenti poco inclini a usare la tecnologia si sono accorti che le video-lezioni hanno risvolti buoni. La continuità dell’insegnamento anche in caso d’assenza in aula, per esempio. Questa e altre constatazioni creeranno una didattica avanzata, dove s’integrerà la metodologia tradizionale con quella tecnologica, con il vantaggio di tutti. Però, immaginare che l’esperienza da Covid-19 abbia una valenza salvifica per tutti i problemi che ruotano intorno alla scuola... beh forse è una visione troppo ottimistica!


UNA BUONA OCCASIONE PER COLLABORARE

«I genitori che difendono sempre i figli e boicottano gli insegnanti, lo stanno facendo anche a distanza, come raccontano i video in Rete», osserva Annamaria Giannini, che è anche responsabile dell’area psicologia d’emergenza per l’Ordine del Lazio. «Questa scuola “diversa”, invece, è un’occasione per capire da vicino, e meglio, le logiche, le criticità dell’insegnamento e dell’apprendimento. Basta stare accanto, non sopra, ai figli per cooperare con loro e con la scuola in modo costruttivo». Tutti uniti per superare le difficoltà.


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Articolo pubblicato sul n. 17 di Starbene, in edicola e nella app dal 21 aprile 2020

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