Alzi la mano chi ha letto o visto, l’epopea delle sorelle March. Scommettiamo che siete tantissime. Perché Piccole Donne, il libro che racconta le avventure di queste 4 ragazze, è uno dei romanzi più famosi al mondo.
Scritto nel 1868 dall’americana Louisa May Alcott, ha debuttato al cinema nel 1918 e ora ci è tornato, addirittura per la settima volta. Per i critici, è uno dei film più belli del 2020, con un cast di vere stelle e una trama immortale. A dirigere un cast stellare troviamo la regista cult del momento Greta Gerwig, mentre le sorelle March hanno il volto di Emma Watson, Saoirse Ronan, Florence Pugh ed Eliza Scanlen. Laura Dern è la mamma e Meryl Streep impersona la mitica zia brontolona.
Le vicende di Meg, Jo, Beth e Amy sono ambientate più di 150 anni fa, nel pieno della Guerra di secessione, eppure per certi versi ci sembrano così attuali. È davvero così? La modernità delle sorelle March è il cuore del saggio Nel mondo di piccole donne (De Agostini), firmato da Carolina Capria. «Il testo dell’Alcott sviscera il passaggio che tutti viviamo, quello verso l’età adulta», spiega l’autrice. «E anche nel 2019, come spiego nel mio volume, diventa un perfetto manuale d’istruzioni su amicizia, identità e ambizione. Le protagoniste sono contemporanee perché sono imperfette, combattono con difetti e problemi caratteriali, si sentono spesso inadeguate rispetto ai canoni della società, come le adolescenti di oggi.
E come loro capiscono che la perfezione è una schiavitù ed è molto meglio migliorarsi sempre senza tendere per forza a qualcosa di inarrivabile. In casa March, poi, si insiste sull’istruzione e sull’indipendenza. E si punta sulla sorellanza, in perfetto stile #Metoo, il movimento femminista contro le violenze sessuali nato nel 2017: certo, loro hanno anche un legame di sangue ma sono unite da una comunanza d’intenti, combattono per gli stessi valori, sanno che insieme si percorre molta più strada e quindi ci ricordano quelle che oggi scendono in piazza per l’ambiente o contro le ingiustizie sociali e politiche».
E se nel romanzo della Alcott, il personaggio più moderno è Jo, nel nuovo film tutte si ribellano a conformismi e tabù, scelgono con il cuore e non si accontentano di spiccare solo per l’aspetto fisico. «Altro tocco di modernità è la complessità femminile», continua Capria. «Le protagoniste hanno caratteri profondi e sfaccettati. Nell’opera cinematografica per esempio, colpisce molto Beth: è la gentilezza fatta persona, rappresenta la forza interiore e l’empatia, due virtù oggi vitali: senza la voglia di aprirsi all’altro non si va da nessuna parte».
Al centro c’è la famiglia
Ma gli oltre 100 anni dall’uscita di Piccole donne a volte “si sentono”. «Come nel caso delle relazioni affettive, per esempio», nota Emanuela Confalonieri, professoressa di psicologia dell’adolescenza all’università Cattolica di Milano. «Solo Jo, che con il suo fare da scrittrice ricorda le blogger odierne, si prende del tempo per capire chi è e cosa vuole, come fanno le nostre figlie. Le sorelle respirano quel concetto di amore romantico e lineare ormai molto lontano. Le adolescenti 2.0, invece, percepiscono i sentimenti come qualcosa con più dimensioni, meno binario e dai confini fluidi e temo che non si immedesimeranno in questo modello. Funziona l’importanza della famiglia, che anche ora è il porto sicuro, il centro dell’equilibrio delle nuove generazioni. Ma per il resto, le giovani d’oggi hanno modelli diversi. Sarebbe bello che mamme e figlie vedessero questo film insieme per discutere proprio di figure femminili».
La forza del gruppo
E c’è chi si spinge oltre e lancia un invito speciale. «Speriamo che la pellicola venga vista anche dai ragazzi, per allargare il dibattito e vedere com’è cambiato il mondo femminile», suggerisce Laura Gemini, professoressa di sociologia dei processi culturali e comunicativi all’università di Urbino “Carlo Bo”.
«Le sorelle March piacciono oggi perché insistono sulla coralità: non abbiamo una singola eroina, ma un gruppo complice che si apre alle differenze. A essere troppo datato è il buonismo: si smorzano i conflitti, soprattutto con il mondo maschile, è tutto “normalizzato”, mentre negli ultimi anni sappiamo bene che non si possono negare le differenze di genere». Allora, se Jo e le altre possono camminare con le nostre ragazze, servono anche altre compagne nel viaggio dall’adolescenza verso l’età adulta. «Io invito a leggere un libro altrettanto mitico: Ragazze elettriche di Naomi Alderman», conclude Gemini. «È un romanzo in cui si immagina un mondo dominato dalle donne che imitano gli uomini e alle fine abusano del potere. Perfetto per alimentare il senso critico. Così bilanciamo l’effetto zuccheroso delle sorelle March e diamo una scossa alle future generazioni».
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Articolo pubblicato sul n. 5 di Starbene in edicola dal 14 gennaio 2020