Il 2 ottobre si celebra la Giornata dei nonni. In un Paese senior come l’Italia, il secondo più vecchio al mondo dopo il Giappone, queste figure sono protagoniste della quotidianità: in salute, con un’aspettativa di vita sempre più lunga, diventano fondamentali nella gestione delle nostre famiglie.
Un esercito, dicono gli ultimi dati, di circa 13 milioni di persone: il 26% si occupa dei nipotini mentre i genitori lavorano (è la più alta percentuale in Europa contro l’1,6% della Danimarca o il 2,9% della Svezia, per esempio), il 48% aiuta i figli economicamente. Ma che rapporto hanno con i nipoti generazione 2.0?
«Finché i bambini sono piccoli, il legame è molto forte», spiega Stefano Laffi, sociologo della cooperativa Codici di Milano e autore del saggio La congiura contro i giovani. Crisi degli adulti e il riscatto delle nuove geneerazioni (Feltrinelli, 11,90 €). «I nonni rappresentano il gioco, le coccole, le concessioni e i vizi. Mentre i genitori danno regole, limiti e orari, gli over65 sono permessivi e pazienti. Il tempo trascorso con loro è fatto di racconti, complicità e calma. È una bolla di affetti e sicurezze che fa molto bene ai bimbi».
Lo dice anche la Società italiana di pediatria preventiva e sociale: secondo un’indagine Eurispes, i nonni sono amati dai loro nipoti e passano con loro quasi la metà del tempo. Infatti, i nonni che gestiscono a vario titolo (dal recupero a scuola all’accompagnamento in piscina) i nipoti fino a 13 anni rappresentano l’86,9% dei casi.
Autentici sconosciuti?
Un quadro affettivo idilliaco, al punto tale che un sondaggio tra gli alunni di una media milanese indica gli anziani di casa come le persone che ispirano maggiore fiducia (75% degli intervistati) tra quelle più vicine ai ragazzini. La situazione, poi, cambia dai 14 anni in su, quando la complicità di un tempo rischia di trasformarsi in indifferenza.
«Ai nonni questi nipoti adolescenti sembrano degli autentici sconosciuti», prosegue Laffi. «Si ritrovano degli alieni lontani anni luce dai cuccioli che ascoltavano i racconti di famiglia con aria sognante. Ora parlano un linguaggio sconosciuto. Anzi, fanno cose sconosciute: registrano storie sui social, ascoltano la trap e non guardano la televisione. Certo, il contatto tra generazioni diverse è sempre stato così, ma ora le differenze sono davvero macroscopiche perché mode e tecnologie sono vecchie dopo un mese».
Basta guardarsi intorno per notare il fenomeno: anziani disorientati e polemici con gli under 18, pronti a processare difetti ed errori «perché, dall’alto della loro esperienza, pensano di “avere la verità” in tasca e, quindi, giudicano con diffidenza i piccoli di famiglia», sottolinea il sociologo.
«Dall’altro lato, i giovani che si sentono ostacolati nel loro percorso di crescita e, per difesa, snobbano i nonni che li hanno cresciuti e aiutati. La conseguenza? Il rapporto, prima così speciale, si incrina o sbiadisce.
A lezione di passato e futuro
Una crepa generazionale che andrebbe ricucita. In una società dominata dal virtuale, in continua trasformazione, «i senior rappresentano una risorsa fondamentale per un percorso di vita più pieno e completo», continua Stefano Laffi.
«I senior fanno tutte quelle cose che per i ragazzi non esistono più, ma che è importante conservare: ascoltano la radio classica, sono abbonati ai giornali di carta, cucinano le ricette della tradizione. Per i ragazzi, queste (e altre attività) sono così lontane da essere curiose e speciali».
Nonni, insomma, pilastro per la trasmissione di valori tra generazioni. «Possono insegnare il passato», riprende l’esperto. «Ma, nello stesso tempo, devono lasciare ai nipoti il compito di insegnare a loro il futuro».
Vince il patto di collaborazione
«È finita l’era del vecchietto buono solo per funzioni di babysitteraggio», dicono all’associazione “Nonni 2.0” (nonniduepuntozero.eu). «I nonni devono assumere nuove competenze per essere capaci di dialogare con i nipoti su certi temi».
È il momento dell’alleanza, di un patto di reciproca collaborazione che può funzionare, tanto da essere diventata prassi in diverse iniziative, dove Comuni, scuole e associazioni promuovono lezioni di tecnologia con studenti in cattedra e over65 sui banchi.
«Ancora di più conta fare un passo indietro in famiglia», conclude Laffi. «I nonni dovrebbero smettere di avere da ridire sull’educazione dei nipoti, sulla gestione dei soldi e sui ruoli della routine quotidiana. In altre parole, devono essere la voce della tradizione e della saggezza, non dell’autorità».
Un rapporto che fa bene anche alla salute
Fare i nonni è più efficace di una medicina. Lo sostiene uno studio appena pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Evolution and human behaviour.
La ricerca, condotta da un team di medici e psicologi svizzeri, tedeschi e australiani, ha analizzato per un decennio le condizioni di migliaia di over70 di questi Paesi e i risultati non lasciano dubbi: chi si è preso cura dei nipoti con continuità ha abbassato il rischio di mortalità del 37%. Gli esperti spiegano che fisico e cervello sono più allenati, grazie a movimento, vita all’aria aperta, scadenze e dialoghi con i cuccioli di casa.
Una festa speciale
Più di 400 appuntamenti in tutt’Italia, dal Piemonte alla Sicilia. Ecco il programma della “Festa dei nonni e dei bambini”, organizzata dall’Unicef per il 2 ottobre. Nelle piazze, ci saranno laboratori, spettacoli e giochi d’altri tempi. Si può fare anche una donazione che sosterrà il progetto dell’organizzazione contro la malnutrizione infantile. Per saperne di più, basta andare sul sito unicef.it.
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Articolo pubblicato sul n. 42 di Starbene in edicola dall'1 ottobre 2019