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La Mindfulness arriva a scuola

Entrata a far parte dei corsi di formazione, questa pratica insegna ai docenti a gestire lo stress e agli studenti a trovare la concentrazione

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Concentrazione, empatia, attenzione, regolazione emotiva: sono solo alcuni dei benefici che la mindfulness, la pratica di consapevolezza basata sul respiro, riesce a portare sui banchi di scuola. Introdotta negli Stati Uniti e nei Paesi anglofoni ormai da parecchi anni, sta iniziando a prendere piede anche in Italia. I primi progetti pilota che coinvolgono gli insegnanti sono partiti nel 2017 mentre il Miur, Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca ha inserito i corsi di mindfulness nella formazione dei docenti.

Nicoletta Cinotti, psicoterapeuta, mindful teacher e direttore del Centro studi bioenergetica e mindfulness di Genova (mindfulnessinfamiglia.com), ci racconta come funziona questa “buona pratica” in classe (l’anno scorso ha avviato due corsi in due Istituti comprensivi a Genova) e quali sono i benefici per gli insegnanti. «Quello che proponiamo ai docenti è un percorso di avvicinamento alla mindfulness articolato su 5 incontri di 3 ore l’uno. Potremmo riassumere nei 4 punti qui sotto gli obiettivi che vogliamo raggiungere:


  • COLTIVARE L’AUTOSSERVAZIONE

«L’insegnante viene istruito a riconoscere le proprie emozioni, soprattutto in una situazione stressante. Se per esempio la classe è molto agitata o un alunno risponde in modo aggressivo, il docente può chiedersi: “Cosa mi sta succedendo?” Si inizia a guardare cosa sta capitando nel nostro corpo (respiro affannoso, aumento del battito cardiaco,  deglutizione faticosa) e poi quali pensieri affollano la nostra mente: “Cosa sto provando in questo momento? Frustrazione, rabbia, ansia, imbarazzo, inadeguatezza?”. Osservare i propri stati d’animo quando si manifestano ci aiuta a controllarli. Se facciamo fatica a fare questo esercizio possiamo anche scriverli su un foglietto», continua l’esperta.

  • RISPONDERE, NON REAGIRE

«Una volta che abbiamo identificato quello che ci agita, possiamo scegliere cosa fare. Reagire in modo reattivo facendo la prima cosa che ci salta in mente (urlare, diventare aggressivi o sarcastici) o tornare per un attimo al nostro respiro, calmarci e poi rispondere allo studente o alla situazione stressante in modo calmo e adeguato», suggerisce la mindful teacher.

  • SORRIDERE SPESSO

«L’apprendimento viene modulato dalle emozioni», spiega Nicoletta Cinotti. «Se l’insegnante è allegro e accogliente, sorride mentre spiega e sa ascoltare il tono emotivo della classe, tutti gli alunni ne beneficeranno. È importante creare un clima sereno: in questo modo gli studenti sono più invogliati a stare attenti e a partecipare alle attività di gruppo insieme ai propri compagni».

  • SVILUPPARE L’EMPATIA

«Entrare in relazione con il prossimo in modo autentico significa imparare a mettersi nei panni degli altri. Per questo è importante che gli insegnanti acquisiscano uno sguardo curioso e non giudicante verso gli studenti. Invece di stigmatizzare subito un comportamento di un alunno, è meglio chiedersi “Perché lo sta facendo? Cosa sta provando in questo momento?” In questo modo si riesce a evitare l’esplosione dei conflitti», conclude l’esperta.



SERVE ANCHE AI BAMBINI

«La mindfulness è efficace anche per i più piccoli, soprattutto per quelli che hanno difficoltà di concentrazione e di gestione delle emozioni», spiega Daniela Rosadini, psicologa del Centro studi bioenergetica e mindfulness. «Nei corsi che teniamo al Centro li aiutiamo a prendere consapevolezza delle loro sensazioni ed emozioni. Oltre a brevi pratiche di meditazione da seduti e da sdraiati, utilizziamo anche giochi che riescano a coinvolgerli. Per esempio l’esercizio del gufo, in cui devono sviluppare una “supervista” nell’ambiente in cui si trovano: li allena a coltivare curiosità e attenzione».


(Articolo pubblicato sul n° 41 di Starbene in edicola dal 25 settembre 2018)

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