di Giulia Trabella
Intorno al revival delle lettere scritte a mano c’è un mondo in fermento. Da Toby Little, un bambino inglese che spedisce missive in ogni Paese del mondo (writingtotheworld.com), all’artista tedesco Joachim Römer: ha creato un’installazione con 1001 messaggi in bottiglia pescati dal fiume Reno, che sta girando con successo i principali musei della Germania (unterblicken.de). Intanto è stato appena tradotto in italiano il romanzo La lettera (Nord, 16,60 €), che ha già ispirato migliaia di lettrici di lingua inglese a (ri)scoprire il piacere di esprimersi per iscritto.
Lo sanno bene Luca Carminati e Marco Corbani, ideatori del concorso “Festival delle lettere”: aperto a scrittori di ogni età (partecipazione gratuita, scadenza iscrizioni 30 giugno, info su festivaldellelettere.it), finora ha raccolto in media all’anno oltre duemila manoscritti.
«La categoria under 14, che gareggia a sé, è la più numerosa, così come quella delle donne, che rappresentano il 75% degli iscritti», risponde il presidente Carminati. «Gli uomini partecipanti sono numericamente meno, ma spesso risultano i migliori. Ciò che accomuna tutti è la voglia di fare un gesto solenne, quasi dimenticato, e la possibilità di esprimersi».
PUOI GUARDARTI DENTRO
«“Una lettera ti mette a nudo”, dice il claim del Festival, ed è veramente così», spiega Cinzia Ariazzi, psicologa, grafologa e socio Angris, Associazione nazionale grafologi rieducatori della scrittura.
«In una società come la nostra, fatta di maschere da indossare e di ruoli precisi da interpretare, la parola scritta è forse uno dei pochi modi rimasti per liberarsi dalle aspettative altrui, addentrarsi in un delicato percorso di autoconoscenza e dare l’opportunità al proprio mondo interiore di uscire ed essere condiviso».
TI FAI UN BEL REGALO
Scrivere a mano è impegno, volontà, piacere. Ma anche tempo che può essere usato per se stessi. «È un riappropiarsi del proprio spazio per lasciar correre pensieri ed emozioni dentro la testa, per scegliere la parola giusta e l’aggettivo più adatto ad accompagnarla, per fare una prima versione, rileggerla e cambiarla, ancora e ancora, fino a essere soddisfatti», spiega la psicologa.
Scrivere di proprio pugno significa perciò rallentare i tempi e avere la possibilità di riorganizzare sentimenti e opinioni. «Perché le emozioni e le idee devono essere chiare e “facili da leggere”, se si vuole che raggiungano il cuore del destinatario», continua la dottoressa Ariazzi.
Senza contare che anche la grafia è una cartina al tornasole dello stato d’animo di una persona, un tratto che ti mette a nudo. Non a caso, i fautori della campagna americana in sostegno del corsivo (campaignforcursive. com) affermano che “La penna è più potente della tastiera”.Per ultimo: scrivere (e inviare) una lettera è anche una prova di pazienza, bisogna essere capaci di aspettare una risposta.
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Articolo pubblicato sul n.22 di Starbene in edicola dal 17/05/2016