Risponde la nostra esperta, la dott.ssa Stefania Ortensi, psicologa a Monza-Brianza
Bugiardo seriale. Così hanno definito il presidente Usa Donald Trump che, secondo il Washington Post, mente al ritmo di 23 bugie al giorno.
È stato smascherato mediante un rigoroso controllo delle sue dichiarazioni alla luce dei fatti, ma riconoscere un bugiardo “professionista” non è facile. Chi racconta una frottola di quando in quando si tradisce con degli atteggiamenti tipici (non guarda negli occhi l’interlocutore, parla a voce più alta del normale, se gli si chiede di ripetere il racconto cade in contraddizione...) ma chi lo fa di continuo riesce a ingannare, anche per anni.
Un esempio? Il signore di Pavia di cui hanno parlato recentemente le cronache: in possesso di un diploma liceale, si è spacciato per medico per 30 anni. È un esempio di bugiardo patologico, un mitomane narcisista capace di manipolare la realtà per ottenere un vantaggio personale: sono persone lucide e pericolose, perché mentendo possono procurare danni, anche gravi.
Altra categoria è quella dei bugiardi compulsivi, persone di solito caratterizzate da bassa autostima, che inventano storie su se stesse e si raccontano migliori di quello che sono. In questo modo compensano il senso di fallimento che caratterizza la loro vita. Spesso la sofferenza deriva dal mancato successo socio-economico: ecco perché i bugiardi compulsivi sono più spesso uomini, che sentono con maggior forza il fallimento lavorativo.
Per smascherarli si ricorre al fact checking: proprio come si è fatto con Donald Trump.
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Articolo pubblicato nel n° 22 di Starbene in edicola dal 14 maggio 2019