Adolescenti allo specchio, come aiutarli a piacersi

Vorrebbero essere tali e quali ai loro idoli. Invece, in tanti hanno paura di essere brutti. Le parole dei genitori sono fondamentali per superare i “complessi”



di Francesca Lucati

Le cause del problema
«Durante l’adolescenza, vedersi brutti è la regola di tutti i ragazzi», conferma Laura Romano, pedagogista a Como. «E come non capirli? Quelli che fino al giorno prima erano “bei bambini” si scoprono con acne, peluria, capelli unti... Non c’è da stupirsi se, guardandosi allo specchio, i giovanissimi sono disorientati e insoddisfatti: l’immagine reale, cioè quella che vedono riflessa, non coincide affatto con l’immagine sviluppata dalla loro mente».

A quel punto, però, per loro è impossibile negare il problema: «Il corpo li rappresenta molto più che in qualsiasi altra età della vita, se non altro perché è nuovo fiammante e deve ancora essere collaudato nelle sue enigmatiche funzioni e meravigliose prestazioni», spiega lo psichiatra e psicoterapeuta Gustavo Pietropolli Charmet nel saggio La paura di essere brutti. Gli adolescenti e il corpo (Raffaello Cortina, 12 €).

«Ho conosciuto ragazzi nei quali la paura di essere brutti prende piede e suscita angosce di forte intensità», prosegue l’esperto. Insomma, tu genitore ti ritrovi per qualche anno a fare i conti con i “complessi” di tuo figlio. E, con le tante emozioni (e dispiaceri) che prova perché fa a pugni con lo specchio. Per conviverci, puoi dargli una mano a diventare meno ostile nei confronti del suo viso e del suo corpo.

Le soluzioni
Preparalo ai cambiamenti 
«Per aiutare tuo figlio ad affrontare in modo equilibrato l’impasse della “muta adolescenziale”, spiegagli che si tratta di un processo di cambiamento fisiologico», consiglia Laura Romano. «Tutti lo abbiamo superato e bisogna solo aspettare che passi. Questo, in genere, avviene dopo i 16 anni, quando le due immagini – reale e corporea – tornano a riavvicinarsi». L’ideale sarebbe preparare i figli per tempo, in modo che non siano presi alla sprovvista dalle novità: osservazioni come “Vedi quei foruncoletti sul viso di tuo cugino? Significano che sta diventando grande!”, fatte a un bambino di 10, 11 anni, comunicano la normalità di ciò che lo attende. E il fatto che il “difetto” non riguarda solo lui, ma una molteplicità di coetanei.

Non cadere nella trappola dei commenti
Evita, comunque, qualsiasi tipo di affermazione riguardo l’aspetto fisico degli altri
, in particolare dei coetanei di tua figlia (“Quella tua amica non dovrebbe girare in minigonna: non ha le gambe giuste per portarla”): se tu per prima avalli la tesi che bisogna essere sempre e comunque “perfette”, è facile che la ragazzina si senta continuamente osservata dal tuo occhio super critico e, perciò, inadeguata. Rilevando i difetti del figlio, gli comunichi “Non mi piaci fino in fondo, non sei sei come ti avevo immaginato”. Invece di aiutarlo, rafforzi la sua insoddisfazione.

Ribalta la questione
 
«Per quanto riguarda i suoi “difetti” – transitori o permanenti – è meglio riconoscerli con obiettività, senza sdrammatizzare eccessivamente », consiglia la pedagogista. «Se, per esempio, liquidi come fissazioni le preoccupazioni di tua figlia per un seno abbondante (“Di che ti lamenti? Sai quante donne vorrebbero essere al tuo posto...”), squalifichi la fatica e le emozioni negative che sta vivendo. La giusta via di mezzo? Ascoltare e accogliere il suo disagio, proponendo soluzioni pratiche (“Andiamo a comprare un reggiseno minimizer, vuoi?”) che permetta alla ragazza di vedersi accettabile con una piccola astuzia femminile».

Articolo pubblicato sul n. 25 di Starbene  in edicola dal 9/06/2015

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