Il contatto con la natura fa bene, lo sappiamo tutti, ma non è tanto la passeggiata domenicale a funzionare, è piuttosto il prendersi cura di una pianta. È questa la convinzione di Andrea Mati, che da decenni progetta giardini terapeutici, in collaborazione con psicologi e medici. E ora ha raccolto la sua esperienza nel libro Salvarsi con il verde salvate (18 €, giunti.it), il racconto di tante persone che ha incontrato in oltre 30 anni di giardini terapeutici e delle piante che le hanno salvate.
«Mettere le mani nella terra ci permette di ritrovare quella connessione con la natura che abbiamo perso e che invece è importantissima per il nostro equilibrio», racconta Mati. «Ho visto rinascere così moltissime persone, in difficoltà per problemi mentali, o di dipendenza. E mi sono convinto che il vero cambiamento interiore dipende dalla relazione che abbiamo con le piante che ci circondano e che coltiviamo nel nostro metro quadro di spazio. Ci offrono ossigeno, cibo, bellezza e, soprattutto, ci fanno prendere coscienza di essere vivi, insieme a loro, su questo nostro pianeta. Non è una banalità. È un cambiamento che su larga scala potrebbe essere rivoluzionario, perché se un metro quadro di verde può salvare una persona, 8 miliardi di metri quadri possono salvare il mondo».
Le erbe aromatiche non possono mancare
«In base alla mia esperienza quello che non deve mai mancare sono le erbe aromatiche, impagabili nel risvegliare i cinque sensi di chi è triste e demotivato. In genere sono profumate, saporite, spesso piacevoli da toccare e soprattutto a prova di pollice nero», spiega il garden designer.
«Devono esserci i fiori profumati. I loro colori sono una gioia per gli occhi, ma la loro fragranza è forse ancora più importante. Può risvegliare la positività di cui abbiamo bisogno e calmarci se siamo agitati o stressati. L’olfatto è il senso più legato alle emozioni, lo dimostrano numerosi studi scientifici: il profumo della gardenia, per esempio, ha un effetto ansiolitico simile a quello del valium, ma senza i risvolti negativi».
Anche di qualche verdura non puoi fare a meno secondo Mati, specie se sei un’insicura, perché mangiare qualcosa di prodotto con le proprie mani è molto gratificante e aumenta l’autostima. L’orto aiuta anche chi mangia troppo o troppo poco, perché ci riavvicina al rapporto con il cibo originario. Meglio cominciare dalle specie più facili come l’insalata o i rapanelli, visto che crescono bene in vaso e piuttosto velocemente.
Scegli piante evocative
Teoricamente ogni specie va bene per riattivare il legame con la natura, ma le migliori sono collegate alla nostra storia. «Il limone del nonno, il cespuglio profumato di quando eravamo piccole hanno una marcia in più. Diventa più facile creare un legame, accudirle e riconoscere le loro esigenze. Chi è spaventata dal fallimento può invece partire dalle specie più resistenti come l’aspidistra o il timo. Se sei sempre di fretta e impaziente puoi affidarti alle erbacee perenni come l’acetosella, che ogni anno in inverno sparisce per poi rinascere in primavera, ricordandoci i ritmi della natura.
Salva una pianta, salverai te stessa
Se sei amareggiata e hai perso fiducia nel futuro prova ad adottare una pianta moribonda. È una pratica molto usata nei giardini terapeutici, perché vedere la sua rinascita è un’esperienza forte. Se non sai dove trovare esemplari bisognosi puoi rivolgerti all’associazione Re-plant (replant-milano.org), che si prende cura delle piante che vengono buttate dalle persone, dagli uffici, dai super, le cura e poi trova loro una nuova famiglia.
Su facebook puoi scrivere al popolare gruppo “Piante abbandonate, trovate, trascurate io vi salverò”. L’amministratrice, Ida Attinà, è di Reggio Calabria ed è attiva anche sul territorio. Oppure crea il tuo progetto come ha fatto Cristina Cutrupi, insegnante che ha realizzato un orto-giardino nella sua scuola, ritirando nel super vicino casa le piante danneggiate che sarebbero state buttate.
Ortoterapia, come usare lo spazio
Suddividi il tuo spazio in tanti quadrati, da 40 cm di lato o da 20 a seconda delle dimensioni. Dietro metti rampicanti come i pomodori o i lamponi, poi le piante di altezza media come il rosmarino, o le roselline. Davanti metti le specie più basse alternando fiori e ortaggi, per esempio petunie, timo e fragole.
Il messaggio racchiuso nelle piante del nostro balcone? Dare e ricevere sono due facce della stessa medaglia. Ecco cosa ci insegnano le diverse piante.
• L’elicriso ci mostra la resistenza
In Francia lo chiamano l’immortale perché resiste a siccità, terreni aridi, venti esagerati. A volte sembra morto ma basta una pioggia per vederlo rinascere. L'elicriso ci aiuta a resistere alle avversità ed è adatto ai principianti. Non si ammala quasi mai, anzi il suo profumo penetrante protegge le altre specie dagli afidi. Fiorisce per tutta l’estate e le sue foglie si usano anche in cucina per aromatizzare piatti di carne o di pesce. Mettilo in pieno sole e innaffia solo a terreno davvero asciutto. In vaso usa un terriccio universale, in giardino ha bisogno di un terreno drenato e arricchito da ghiaietta.
• Il pomodoro ci insegna la cura
Rispetto agli altri ortaggi ha una marcia in più e per questo è usatissimo in ortoterapia. Forse perché in Italia è il re della cucina e tutti abbiamo bei ricordi legati a questa verdura rosso fuoco. Ci insegna che in natura dare equivale a ricevere, e che gli sforzi vengono premiati. Assicurati che abbia almeno un vaso da 30 centimetri, riempito con un fertile terriccio da orto. Fai in modo che goda del sole per la maggior parte della giornata. Innaffia quando il terreno è asciutto in superficie senza bagnare la pianta. E se vedi foglie gialle o rovinate, toglile subito per evitare che si ammali.
• La rosa è una coccola per l’anima
È da sempre la regina dei fiori e per questo ha un potere speciale sulla nostra anima. E anche nei giardini terapeutici ha mantenuto la sua corona. Non solo perché è bella ma anche perché continua a fiorire persino quando viene colpita da malattie e parassiti, mostrandoci come resistere alle aggressioni. Scegli una varietà profumata come questa rosa inglese, quando sei giù è pura aromaterapia. Ha bisogno di sole e di terreno ben drenato da bagnare spesso quando fa caldo. E sei vuoi che rifiorisca continuamente non farle mancare il concime: letame in pellet a inizio primavera e fertilizzante liquido durante l’estate.
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