Impianto tardivo: può pregiudicare l’esito della gravidanza

A volte dopo la fecondazione assistita, ma anche dopo quella spontanea, l’intero processo può essere minato da un impianto tardivo



Dati statistici alla mano è possibile affermare che se avviene la fecondazione, cioè la fusione tra lo spermatozoo maschile e la cellula uovo femminile, nel 90% dei casi nell’arco di 8-10 giorni si realizza l’impianto o l’annidamento del prodotto del concepimento nell’utero. 

Tale processo è composto normalmente di tre fasi ovvero l’apposizione, cioè il prodotto della fecondazione si appoggia sull’endometrio (mucosa che riveste la parete interna dell’utero); l’adesione, quando il prodotto di fecondazione inizia a legarsi all’endometrio e in ultimo si realizza la penetrazione, ovvero l’invasione dell’endometrio.

Quando l’impianto non avviene entro 10 giorni dal concepimento aumentano le probabilità di avere un aborto precocissimo. È stato stimato che un impianto dopo 9 giorni dal concepimento si accompagna a un aumento del rischio di aborto precoce del 13%; se l’impianto si realizza dopo 10 giorni il rischio di aborto è del 26%; se dopo 11 giorni il rischio di aborto è del 52%; se dopo 12 giorni il rischio sale all’86%.

«Questo avviene forse perché il prodotto del concepimento prima dell’impianto ha un’autonomia limitata, ma dopo l’impianto comincia a ricevere ossigeno e nutrimento che consente al prodotto del concepimento di crescere» spiega il Dottor Claudio Paganotti, Specialista in Ostetricia e Ginecologia, Istituto Clinico Città di Brescia.

«Le cause di un aborto precocissimo o asintomatico sono diverse: la presenza di geni letali, anomalie cromosomiche, deficit della fase luteinica, primitivo o secondario a bassa produzione di HCG da parte del trofoblasto, fattori immunologici» prosegue il Dottor Paganotti.

Un aborto precocissimo, già a 4 settimane, determina mestruazioni che arrivano con un certo ritardo e generalmente molto abbondanti associate a valori di Beta-HCG debolmente positivi e in progressiva regressione, fino al completo azzeramento. L’esecuzione tempestiva di un’ecografia, potrà evidenziare un utero di tipo gravidico, di dimensioni lievemente aumentate (se confrontate con le dimensioni dello stesso utero in un momento non gravidico) con aumento della vascolarizzazione e aspetto deciduale dell’endometrio. Le ecografie di solito si eseguono per escludere la presenza di materiale uvulare intrauterino: se non c’è alcun residuo, sono assenti perdite persistenti e se le Beta- HCG si negativizzano, anche dopo un simile evento, che comunemente passa inosservato, non è necessaria alcuna revisione strumentale della cavità uterina.