Sul perché durante le prime fasi della gravidanza l’aborto sia piuttosto frequente non esistono certezze: quello che si può dire è che il corretto impianto del prodotto di fecondazione è un processo molto delicato in cui entrano in gioco numerosissimi fattori, basta un passaggio che non va a buon fine per compromettere tutto il processo.
Si definisce aborto precoce quello che si verifica entro la ventesima settimana di gestazione, si stima che intervanga nel 15-20% di tutte le gravidanze e di solito si verifica entro la tredicesima settimana, a volte l’evento è talmente precoce da manifestarsi prima ancora che la donna possa rendersi realmente conto di essere incinta. Se si verificano due aborti successivi si parla di aborti ripetuti, se succede per 3 volte di seguito si parla di aborti ricorrenti; in ogni caso un singolo episodio di aborto non pregiudica l’esito positivo di una successiva gravidanza.
Anche se l’aborto interviene in un fase molto precoce, se la donna sa di essere incinta ne può risentire moltissimo più da un punto di vista emotivo che fisico, in particolare può colpevolizzarsi e pensare di essere stata in qualche modo responsabile dell’evento; in questo caso è molto importante il supporto di tipo psicologico. Un interessante studio inglese ha evidenziato come anche lo stress può essere causa di aborto spontaneo poiché lo stress induce un innalzamento dei livelli circolanti dell’ormone cortisolo che può ostacolare l’annidamento del prodotto del concepimento. (Arck P et al. Progesterone during pregnancy: endocrine immune cross talk in mammalian species and the role of stress. Am J Reprod Immunol.)
Le cause dell’aborto precoce sono comunque ancora ignote anche se si pensa che alla base di questa complicanza vi siano anomalie morfologiche del prodotto del concepimento, disordini ormonali della mamma che impediscono il corretto attecchimento del prodotto della fecondazione come il diabete, le disfunzioni tiroidee, la presenza di infezioni materne (di cui magari non si conosce l’esistenza) come la sifilide o il micoplasma, altre cause possono essere il fumo, l’alcol o il consumo di droga e il subire traumi ovvero il verificarsi di incidenti automobilistici o domestici. In genere ci si accorge dell’avvenuto aborto a causa della comparsa di perdite ematiche, dolori addominali: più in là nelle settimane di gestazione avviene l’aborto maggiore è la probabilità che per rimuovere tutto il materiale sia necessario un raschiamento.
La dott.ssa Rita Secomandi ginecologa presso il reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e presso il centro di Fisiopatologia della Riproduzione dello stesso nosocomio a riguardo ricorda come «è consigliabile un primo controllo ginecologico tra la sesta e la settima settimana di gestazione; tale controllo permette di verificare la presenza di una gravidanza intrauterina e, nella maggior parte dei casi, intorno alla settima settimana è già possibile visualizzare il battito cardiaco dell'embrione. Il periodo più delicato, in cui si concentra il massimo rischio di abortività spontanea è il primo trimestre (entro la 12 settimana). Nel primo trimestre possono verificarsi perdite vaginali ematiche; anche se spesso si tratta di “falsi allarmi” specie se le perdite sono scarse, rosate o marroncine, è bene in questi casi effettuare un controllo medico per verificare il corretto decorso della gravidanza. È inoltre prudente in questi casi il riposo: è sempre il medico a valutare eventuali terapie di supporto (per esempio la somministrazione di progesterone). Un aborto spontaneo nelle prime settimane di gravidanza è un evento purtroppo abbastanza comune nella vita riproduttiva di una donna: se però si verificano più di 3 casi è utile fare riferimento ad ambulatori dedicati per la poliabotività presenti nella maggior parte dei principali centri materno/infantili di eccellenza: in tale sede verranno prescritti accertamenti volti a valutare la presenza nella coppia di fattori di rischio per questa difficile situazione clinica».