DIFENDI LA SUA LIBERTÀ
Se parenti e amici insistono nel dirti che tuo figlio potrebbe-dovrebbe sforzarsi per mangiare un po’ di più, tu resisti! Questa potrebbe essere solo la prima di una serie di battaglie per difendere il diritto di tuo figlio di scegliersi la propria vita. È meglio che cominci ad allenarti.
Eventualmente puoi ricordare, a chi ti sta vicino ma anche a te stessa, che la diagnosi di sottopeso la fa il pediatra, con la bilancia, ma anche con il metro, per confrontare chili e altezza. E che poi conta molto l’osservazione del comportamento. Il bambino è allegro, vivace, curioso, si muove e salta, è socievole e attivo? Allora sta bene. Quello che mangia troppo poco o troppo male (e magari è pure sovrappeso) è sovente apatico, svogliato, stanco, passivo.
STUZZICA LA SUA CURIOSITÀ A TAVOLA
Alcuni piccoli non vogliono mangiare cibi da noi considerati obbligatori, come la verdura o la frutta, per esempio. Non farne un dramma. Se non gli va il cavolfiore apprezzerà magari i piselli. Se detesta la banana, lasciagli assaggiare il kiwi. Prova a riscoprire anche la frutta secca o essiccata.
Insomma: sbizzarrisciti alla ricerca di cibi diversi, magari facendo un’incursione con lui nei profumi e nei colori dei mercati rionali: dove frutta, ortaggi e altre delizie naturali fanno bella mostra di sé. Per convincerlo ad assaggiare qualcosa di diverso, inoltre, fai in modo che non sia “nuovo” . Portalo in tavola spesso, senza pretendere nulla. Vedere gli altri che lo mangiano, che lo gradiscono e che ne chiedono ancora incuriosirà il bambino e forse, dopo qualche tempo, vorrà provarlo pure lui.
Lasciagli prendere una piccola porzione, nel suo piattino piccolo (perché non ha bisogno di smarrirsi dentro una scodella enorme), oppure regalagli un boccone direttamente dalla tua forchetta. Lo aiuterà a sentire che può scegliere, e che sta diventando grande.
Al contrario, continuare a preparare un menu a parte per chi è più svogliato a tavola non fa altro che sedimentare una convinzione sbagliata, “mangiare per me è un problema, lo sa anche la mamma”, che potrebbe prendere il posto del più normale e sano “non ne ho voglia”.