C’è poco da fare per guarire quando viene diagnosticata la mononucleosi: l’unica soluzione è quella di stare a riposo, anche un mesetto. Si trasmette attraverso le particelle di saliva, quindi soprattutto bevendo dallo stesso bicchiere o dalla stessa lattina. Per lo più colpisce in età adolescenziale, raramente nell’età adulta. È una infezione provocata da un virus della famiglia degli herpes. Tra i bambini può essere asintomatica, mentre nei ragazzi più grandi i disturbi sono più rilevanti e può essere scambiata per un’influenza.
Di solito la mononucleosi ha una incubazione tra i 15 e i 45 giorni e provoca subito un malessere generale: astenia, debolezza, febbre leggera. Si ingrossano le tonsille e si ricoprono di placche che rendono difficile deglutire; anche i linfonodi di inguine e ascelle possono ingrossarsi. Nei migliori dei casi la mononucleosi sparisce in una decina di giorni, raramente possono esserci complicanze. Una volta fatta, regala un’immunità permanente. Per diagnosticare la mononucleosi può bastare una visita dal medico, in aggiunta si può fare un esame attraverso un tampone orofaringeo per scongiurare che si tratti di una tonsillite. Infine, con un veloce esame del sangue si può accertare se è in corso l’infezione.
Il riposo resta il modo migliore per affrontare la mononucleosi. Se si contrarre da adulti, l’infezione porta a un ingrossamento della milza che impiega un po’ a tornare normale; facendo sport si possono avere complicanze perché eventuali traumi ne possono provocare la rottura.