Cos’è la carne “antibiotici free”

Comprare una buona fettina di carne sembra essere diventato sempre più difficile. Quando si fa la spesa la carne appare sempre bella, poi appena la si cucina, ci si rende conto che così non è: perde acqua, si restringe e spesso il sapore che ha non è proprio quello che ti aspetti. E magari si scopre che è stata imbottita di antibiotici, perché ormai sempre più spesso negli allevamenti c’è un vero e proprio abuso di questo tipo di trattamento. Per fortuna da un po’ di tempo a questa parte aumentano i produttori e i distributori di carne che offrono linee di prodotti “antibiotic free”, seguendo le indicazioni dell’Unione europea decisa a aggredire uno dei problemi più pericolosi come, appunto, la resistenza agli antibiotici. Non a caso, in Italia le cure antibiotiche per le intossicazioni alimentari hanno perso il 60% della loro efficacia. In circolazione ci sono troppi antibiotici e li usiamo anche quando non servono e questo stimola i ceppi batterici a sviluppare resistenze. Un ruolo determinante ce l’ha anche l’uso spropositato negli allevamenti destinati alla produzione di cibo: in quelli intensivi gli animali vivono a strettissimo contatto, basta che un animale si ammali per contagiarne centinaia. E così si somministrano antimicrobici senza che ce ne sia bisogno, per prevenire le infezioni. Una pratica che si inizia a ridurre, proprio per le conseguenze negative che ha sulla nostra salute. Diversi operatori sono impegnati nel diminuire, se non eliminare del tutto, l’uso degli antibiotici negli allevamenti. Coop, ad esempio, ha avviato la campagna “Alleviamo la salute” che ha coinvolto finora 1600 allevamenti italiani, grazie ai quali sui propri scaffali vende varie linee a marchio “allevato senza uso di antibiotici”: pollame e carne avicola, uova e alcuni salumi. Ma Coop non è la sola: c’è anche il pollo Campese Amadori e su questo terreno sono attivi marchi come Fileni, Valverde, alcuni consorzi di produttori locali tipo Senza Srl (in Veneto) o Portanatura (in Piemonte). Recentemente è arrivato anche Opas, tra le maggiori organizzazioni italiane nella produzione suina, che associa 75 allevatori sparsi tra Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto e Marche. Il consorzio vende carne suina e salumi marchiati “Filiera Opas Antibiotic Free” in diversi punti vendita, ma grazie a un accordo con Italcarni e il marchio Iper sta per arrivare anche nella grande distribuzione. Diffondere questi alimenti è utile per la salute del Pianeta perché contrasta il fenomeno dell’eccessiva diffusione degli antibiotici. E chi li mangia non rischia l’assunzione di farmaci indesiderati. Ma dal punto di vista della sicurezza alimentare non c’è differenza con quelli provenienti da allevamenti intensivi. Unico neo, i prezzi: in media i prodotti “antibiotic free” sono più cari. Ma ne vale sicuramente la pena.