Attenzione alla prostata

Uomini, se avete superato i 50 anni, meglio controllare la prostata. Volendo già dopo i 40 una visita sarebbe bene farla. Sono milioni gli italiani con disturbi proprio a questa ghiandola dell’apparato genitale, situata appena sotto la vescica, davanti al retto. Secondo uno studio condotto nel 2016 dalla Società italiana di urologia, le iperplasie prostatiche benigne, le prostatiti e i tumori riguardano il 53% della popolazione maschile tra i 30 e i 75 anni. Fortunatamente, negli ultimi tempi si sono profilate importanti novità sia in campo diagnostico che terapeutico. L’iperplasia prostatica benigna, cioè l’ingrossamento della ghiandola, è un problema banale che però comporta disturbi fastidiosi: dal bisogno di alzarsi di notte per fare la pipì alla frequente necessità di andare in bagno anche di giorno, spesso con notevole difficoltà a posticipare lo stimolo e con una sensazione di mancato svuotamento della vescica. Oggi la terapia principale prevede l’associazione di due principi attivi: un farmaco alfa-litico che, rilassando la muscolatura liscia della prostata e del collo della vescica, consente all’urina di fluire più liberamente, e un inibitore dell’enzima indirettamente responsabile del problema. Attiva infatti l’ormone maschile che a sua volta fa aumentare di volume la ghiandola. Gli studi condotti dimostrano che la nuova associazione farmacologica migliora significativamente i sintomi urinari, quali l’impellente necessità a “svuotarsi”, e dimezza il rischio di progressione della malattia. Più serio il problema del tumore alla prostata che ogni anno, in Italia, annovera circa 34 mila nuovi casi anche se per fortuna la mortalità è in calo, grazie alle numerose terapie e alla diffusione delle tecniche di diagnosi precoce. Proprio sul fronte della diagnostica, si sono fatti passi da gigante in termini di qualità e precisione. Tradizionalmente le biopsie della prostata vengono fatte inserendo l’ago per il prelievo sotto guida ecografica. L’immagine, però, non distingue quasi mai tra tessuto sano e tumorale, fatto che porta a dover fare più prelievi casuali in tutta la ghiandola. E così aumentano così i falsi negativi e la necessità di ripetere l’esame se il sospetto clinico, agli occhi dell’urologo, permane. Oggi, però, nei centri di urologia più all’avanguardia, è stata introdotta una nuova biopsia “fusion” che integra le immagini ottenute con la risonanza magnetica multiparametrica, l’unica in grado di evidenziare le zone sospette, con quelle fornite da un ecografo tridimensionale. Così,  si può “puntare” con maggiore precisione sulle aree della prostata in cui è probabile la presenza di una lesione tumorale. Si tratta di un’innovazione importante, che riduce il numero dei prelievi bioptici, i falsi negativi e le complicanze da biopsia. La  migliore arma resa sempre la prevenzione, quindi dopo una certa età meglio sottoporsi a regolari controlli alla prostata.