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Infarto, ipercolesterolemia nemica numero uno del cuore

Il colesterolo “cattivo” è tra i principali fattori di rischio, soprattutto per chi ha già avuto un infarto o un ictus. Lavora in maniera subdola e silente. Ma è un fattore modificabile, su cui si può intervenire grazie a stili di vita sani e alla continuità terapeutica

credits: iStock



Qualche tempo dopo l'infarto, i pazienti tendono a perdere l’attenzione sull’importanza del proprio stato di salute. Eppure, secondo diversi studi epidemiologici, il 20% dei pazienti va incontro a un nuovo infarto a un anno di distanza dal primo e, a livello internazionale, è del 20% il tasso di mortalità a 5 anni tra le persone infartuate.

Il Coronavirus, poi, sta amplificando il tutto: secondo i dati di un recente studio della Società italiana di cardiologia, infatti, durante la pandemia il tasso di mortalità per infarto è salito al 14%, un dato triplicato rispetto al 2019 e che riguarda ovviamente anche tanti pazienti già in cura per un problema cardiovascolare.


La campagna per i pazienti cardiopatici

Per questo scende in campo la campagna "Il cuore conta su di te - Fai la mossa giusta", promossa da Fondazione Italiana per il Cuore e Amgen Italia e rivolta ai pazienti che hanno subìto un evento cardiovascolare acuto. Nella prevenzione
cardiovascolare, ancora di più dopo un infarto o un ictus, bisogna scegliere con cura le proprie mosse, per evitare a ogni costo uno scacco matto.

Con questa campagna, Fondazione Italiana per il Cuore insieme ad Amgen vuole supportare il paziente nel comprendere tutti gli aspetti che entrano in gioco dopo un infarto e guidarlo nel fare la mossa giusta e proteggere la salute del suo cuore, adottando stili di vita sani e seguendo fedelmente la tarapia prescritta. 

Tra gli importanti fattori di rischio c'è l'ipercolesterolemia. «Tra i fattori di rischio modificabili per chi ha avuto un infarto, il colesterolo ricopre un ruolo di primo piano» dice il professor Paolo Magni dell'Università degli Studi di Milano e dell'Associazione Fondazione Italiana per il Cuore. «Oggi con l’emergenza Covid-19 si parla tanto di pazienti asintomatici, ma non dobbiamo dimenticare che anche le cause di un evento cardiovascolare, come ipercolesterolemia, sono silenti e lavorano nel tempo, per questo devono essere individuate tempestivamente e gestite attraverso le giuste terapie. L’impegno di Fondazione Italiana per il Cuore è costante per sensibilizzare la popolazione a fare prevenzione primaria e per fornire ai pazienti in prevenzione secondaria strumenti utili a non farli sentire smarriti. La campagna "Il cuore conta su di te" si rivolge proprio a coloro che hanno vissuto la brutta esperienza di un infarto. La landing page www.ilcuorecontasudite.it offre contenuti utili a comprendere perché è importante mantenere alto il livello di attenzione e come fare ad avere una buona qualità di vita senza compromettere la salute del cuore».


Ipercolesterolemia nemica del cuore 

Nel 2019 le linee guida presentate congiuntamente dalla Società europea di cardiologia (ESC) e dalla Società europea dell’aterosclerosi (EAS) hanno ulteriormente abbassato i valori raccomandati di LDL (il cosiddetto “colesterolo cattivo”) nei pazienti già colpiti da infarto, ictus e altri importanti eventi cardiovascolari: dai 70 mg/dl indicati nel 2016 l’asticella è stata portata a 55 mg/dl.

Le nuove indicazioni non sono dovute a un eccesso di prudenza da parte degli esperti, ma all’evidenza scientifica che l’ipercolesterolemia è tra i principali fattori di rischio per la salute di cuore e circolazione. In presenza di un eccesso di lipoproteine LDL, naturalmente deputate a trasportare il colesterolo dal fegato alle cellule del corpo, si innesca infatti il pericoloso processo dell’aterosclerosi: nelle pareti delle arterie iniziano a formarsi e addensarsi placche costituite da grasso, proteine e tessuto  fibroso, che dapprima ostacolano il flusso del sangue e alla lunga possono rompersi, bloccandolo del tutto, con la conseguente insorgenza di infarto, ictus e altri seri problemi circolatori, spesso anche ai danni degli arti inferiori.


Le malattie cardiovascolari in Italia

Le malattie cardiovascolari vantano purtroppo molti primati. In Italia sono le patologie più diffuse e colpiscono circa 5,5 milioni di persone, poco meno di un italiano su 10; sono la prima causa di ricovero ospedaliero, con circa 1 milione di
casi (il 14% del totale), per infarto, ictus o ischemie; e sono ancora, nettamente, la principale causa di morte rappresentando quasi il 36% di tutti i decessi.

Se l’ipercolesterolemia è già nota per essere un fattore di rischio per le persone “sane”, lo diventa ancora di più nei pazienti già in terapia dopo un evento cardiovascolare acuto. Eppure i dati della prevenzione secondaria fotografano un quadro tutt’altro che positivo: solo il 45,9% dei pazienti a rischio molto alto riesce infatti ad avere i valori di LDL entro i limiti di sicurezza (almeno di quelli stabiliti nel 2016), con la percentuale che scende addirittura al 30,2% nei pazienti con un rischio cardiovascolare medio.


I livelli di LDL raccomandati

Ecco i livelli di colesterolo "cattivo" (LDL) raccomandati dalle nuove linee guida GUIDA ESC/EAS 2019.

• Per i pazienti a rischio molto alto (rischio di morte per cause cardiovascolari in 10 anni > 10%): raccomandati una riduzione dell’LDL di almeno il 50% rispetto al valore basale e un target di LDL < 55 mg/dl.

• Per i pazienti a rischio molto alto che hanno un secondo evento vascolare entro 2 anni dal primo (non necessariamente dello stesso tipo) mentre sono in trattamento con statine alla dose massima tollerata: suggerito un target di LDL < 40 mg/dl.

• Per i pazienti ad alto rischio (rischio di morte per cause cardiovascolari in 10 anni tra il 5% e il 10%): raccomandati una riduzione di almeno il 50% rispetto al valore basale e un target di LDL < 70 mg/dl.

• Per i soggetti a rischio moderato (rischio di morte per cause cardiovascolari in 10 anni tra l’1% e il 5%): suggerito un target di LDL < 100 mg/dl.

• Per i soggetti a basso rischio (rischio di morte per cause cardiovascolari in 10 anni < 1%): suggerito un target di LDL < 116 mg/dl.


30 novembre 2020

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