Simona Quadarella ha cominciato a nuotare da piccolissima, grazie al padre amante del mare e istruttore di nuoto per hobby. Con la sorella maggiore Erika, subito in piscina e poi, dai 7 anni, l’agonistica.
Ha capito subito che era il suo sogno, quello che voleva fare da grande: diventare una nuotatrice professionista, andare forte, gareggiare, vincere. Tanto che la mamma, notando la sua grinta, l’aveva soprannominata “veleno”, perché in vasca sfogava la sua sana “cattiveria” agonistica e non mollava mai, fino all’ultima bracciata.
Ora Simona Qudarella è una donna di 22 anni solare e determinata, campionessa italiana in carica per gli 800 e i 1500 m stile libero. L’abbiamo raggiunta al telefono a Livigno, durante la preparazione per i Campionati europei che si sono tenuti a Budapest dal 10 al 23 maggio, dove ha conquistato ben tre ori (400 m, 800 m e 1500 m stile libero) e un bronzo (nella staffetta 4x200 m stile libero).
Si trattava del primo evento di rilievo internazionale per il nuoto dall’inizio della pandemia. Poi i campioni da tutto il mondo si ritroveranno ai blocchi di partenza alle Olimpiadi di Tokyo, che si apriranno il 23 luglio. Il podio olimpico è il suo obiettivo più importante, a cui si sta preparando da un anno e dove gareggerà nelle distanze che sente più sue, gli 800 e i 1500 m stile libero.
Simona, come hai vissuto lo stop alle competizioni di quest’anno così particolare?
È stato difficile stare lontana dalle gare; per me la sfida è fondamentale, perché è in quel momento che l’adrenalina mi spinge a dare il massimo, più che in allenamento. A noi atleti è venuto a mancare lo stimolo della competizione, fondamentale anche mentalmente. Così come il confronto, stimolante, con gli avversari.
L’anno scorso mi sono allenata senza un obiettivo a breve termine e questo, devo ammettere, mi è pesato. Alla fine dei conti, comunque, lo slittamento di un anno dell’Olimpiade mi ha fatto gioco, perché, a causa dello stop di due mesi durante il primo lockdown, non avrei avuto modo di completare la preparazione.
Così ho avuto più tempo. Finalmente parteciperò ai giochi olimpici, per me un traguardo davvero importante che aspettavo da anni. È vero, è sempre una gara ma l’Olimpiade dà un’emozione diversa.
Hai avuto anche il Coronavirus...
Sì, a ottobre 2020, mentre ero con la Nazionale a Livigno. Fortunatamente, ero solo un po’ raffreddata. Ho passato la quarantena in isolamento in una stanza di hotel, tra l’altro nemmeno tanto grande, cercando il modo per passare il tempo.
Provavo a fare un po’ di esercizio, almeno a corpo libero, ma non era facilissimo. Da contagiata, sperimentandolo sulla mia pelle, mi sono resa conto, davvero, di quello che stava succedendo. E adesso sto più attenta perché non si sa ancora quanto duri l’immunità in chi ha sviluppato gli anticorpi.
Ora che sei concentrata sulla preparazione pre-gara, quanto ti alleni?
Le mie sessioni prevedono dieci allenamenti in acqua: due ore in vasca, mattino e pomeriggio, per cinque giorni la settimana; e due sedute settimanali in palestra. Fuori vasca, mi alleno con esercizi mirati per addominali, dorsali e spalle, utilizzando le macchine ma con un carico leggero per non aumentare eccessivamente la muscolatura.
Faccio anche esercizi specifici per i piedi, in modo da migliorare le spinte dal muro in virata. Domenica, riposo. E poi massaggi una volta alla settimana, per recuperare lo sforzo in palestra e mantenere i miei muscoli sciolti e reattivi. Di solito si fa un periodo di “carico”, quindi di allenamento intenso, fino a una settimana prima della gara o poco di più e poi una fase più blanda, di “scarico”. Sarà così anche per le Olimpiadi.
Fai attenzione anche alla dieta?
Cerco di mangiare bene, sano. Per me è importante mantenere il peso forma, perché gareggiando sulle lunghe distanze ho bisogno che il mio corpo sia “leggero”.
La colazione, molto importante per un atleta, è ricca ma non pesante: yogurt con cereali, oppure fette biscottate con marmellata o ricotta e miele e sempre la frutta. Tra pranzo e cena non mancano mai la pasta, condita in modo semplice, e la carne.
Prima della gara faccio sempre uno spuntino con frutta secca e, a volte, miele. E poi, per sostenere lo sforzo dell’allenamento e favorire il recupero mi aiuto con gli integratori della linea H24 di Herbalife (fornitore ufficiale degli atleti della nazionale olimpica, in accordo con il Coni). Nel fine settimana invece mi tolgo qualche sfizio come la pizza o la pasta alla carbonara e un dolce.
Strategie per concentrarti prima dello start?
Mi piace ascoltare la musica, un po’ di tutti i generi, quando sono in camera di chiamata, prima di accedere ai blocchi di partenza.
Ho bisogno di questo momento per isolarmi. Poi, nei minuti che precedono il via, prima di tuffarmi, visualizzo la gara, mi concentro su come devo nuotare.
Hai scelto gli 800 e i 1500 m, gare di resistenza, come mai?
In realtà, secondo me, non è l’atleta a scegliere la distanza, ma il contrario. Fin dalle prime gare ho visto che andavo più forte sulle distanze lunghe e quindi ho continuato.
E nel tempo libero, come ti rilassi?
In condizioni normali mi piace uscire, vedere gli amici; al momento chiaramente bisogna adattarsi, nel rispetto delle regole.
Comunque parte del mio tempo libero è dedicata allo studio, soprattutto quando devo sostenere un esame. Sono iscritta alla facoltà di Scienza della comunicazione, della Link Campus University di Roma. Mi interessano i meccanismi e l’uso dei social network.
Una curiosità: è vero che i nuotatori sono a disagio nelle acque aperte?
Un po’ sì. Siamo abituati a guardare il fondo, a nuotare nell’acqua chiara. Al mare, che mi piace moltissimo e dove appena posso trascorro le vacanze, ho sempre qualche titubanza prima di fare il bagno se non riesco a vedere quello che c’è sotto. Poi non importa quanto l’acqua sia profonda, basta che ci sia visibilità.
Un'olimpiade senza spettatori dal vivo?
In base all’andamento della pandemia, è una delle ipotesi attualmente al vaglio del governo giapponese per i giochi di Tokyo 2021. Sicuramente, sugli spalti delle arene olimpiche, non saranno ammessi gli spettatori stranieri.
È una delle misure già decise per contenere l’impatto dell’arrivo in Giappone di più di 15mila atleti accompagnati da allenatori, funzionari, sponsor e membri dei media. Gli organizzatori hanno anche pubblicato linee guida anti Covid per i partecipanti.
Vietato visitare aree turistiche, frequentare bar, ristoranti e negozi, così come l’uso dei mezzi pubblici. I partecipanti dovranno compilare un piano delle attività previste nei primi 14 giorni nonché tenere una lista dei contatti.
Inoltre verranno sottoposti regolarmente ai tamponi, e il test dovrà essere effettuato anche prima dell’arrivo in Giappone.
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Articolo pubblicato sul n. 6 di Starbene in edicola e digitale dal 18 maggio 2021