Dopo Stati Uniti, Germania e Olanda, è il nuovo trend anche in Italia: oggi il Pilates si può praticare su un’amaca (antigravity) o sopra un “lettino” con diversi gradi di inclinazione (gravity).
«Queste due nuove versioni del metodo mantengono gran parte degli esercizi fondamentali e i principi base, focalizzati sull’attenzione al core (la muscolatura che circonda il bacino), all’allineamento e al respiro, sfruttando però due attrezzature innovative», spiega Monica Bianchi, laureata in scienze motorie e insegnante di Pilates a Trieste.
A te la scelta, tra le evoluzioni “sull’altalena di stoffa” o gli esercizi sul “macchinario”.
Punti alla flessibilità? Prova l’antigravity
In questa variante, ci si allena sostenuti da speciali mini amache, con una zona più ampia di sostegno al centro, fissate al soffitto con due ganci. Non pensare a una sorta di trapezio sospeso nel vuoto: all’inizio, vengono posizionate a un’altezza limitata, 30 cm da terra, per poi salire leggermente nelle classi più avanzate, sino a 60 cm circa. Lì sopra, comodamente avvolta, migliori la flessibilità e si sciolgono le contratture muscolari.
«Non serve sollevare l’amaca ulteriormente, perché gli esercizi non sono acrobatici ma funzionali all’allungamento», sottolinea la trainer. «L’obiettivo è dare maggiore ampiezza, estensione, a tutti i movimenti, togliendo rigidità. Lavorando in sospensione, le articolazioni non si affaticano e la colonna vertebrale si appoggia al supporto in stoffa, scaricando ogni tensione».
Gran sollievo anche per chi ha problemi alla zona cervicale: l’amaca può essere modellata quasi come fosse un cappuccio che cinge il collo, sorreggendolo.
Sembra di stare in altalena
Da non sottovalutare l’aspetto ludico, perché l’antigravity Pilates regala un’incredibile sensazione di leggerezza, ti sembrerà di stare sull’altalena e sarà facile lasciarsi andare. E poi puoi allenarti in qualsiasi posizione: a pancia in su, in giù, seduta, in ginocchio, in appoggio sulle mani... Insomma, è un workout con movimenti funzionali a migliorare la qualità della vita di tutti i giorni.
«Utilizzando semplicemente il tuo peso», aggiunge l’esperta. «Nei lavori con la fascia in tessuto sotto l’addome e lo sguardo al pavimento, per esempio, si allungano tutti i muscoli della catena posteriore, dai piedi alla testa; nello stesso tempo si attiva la muscolatura profonda del core, per rimanere in equilibrio».
Se vuoi rendere più difficile l’esercizio puoi muovere gambe e braccia o chiudere gli occhi, per concentrarti meglio sui movimenti. Il supporto tessile ti permette di sfruttare la forza degli addominali, senza sovraccaricare la colonna vertebrale; come quando, seduta al centro, con le gambe libere che si allungano verso il basso, arrivi a distenderti con la schiena all’indietro. Anche di pochi centimetri. Per poi rialzarti senza stressare la zona lombare. Le opzioni sono davvero tante, ma sempre sfruttando al massimo le potenzialità dei muscoli posturali. Così oltre a definire le tue forme, migliori il controllo del corpo nello spazio.
Cerchi più tonicità? Scegli il gravity
Accanto alle amache, negli studi Pilates è sempre più utilizzato anche un nuovo attrezzo, il gravity. Messo a punto in California, è una sorta di panca scorrevole con 8 diverse possibilità di inclinazione, ancorata a una colonna di sostegno.
Cavi e pulegge, poi, rendono il traininig ancora più intenso. Questa evoluzione tecnologica dei più classici lettini (Reformer e Cadillac, quello “a baldacchino”) ha un effetto potente sul tono di tutti i muscoli, rimodellando la silhouette. Un risultato evidente, già dopo tre mesi di training regolari, due o tre volte alla settimana: pancia piatta, glutei sodi, gambe più snelle, spalle e braccia forti e ben definite.
«Essere in appoggio su una base inclinabile permette di calibrare l’allenamento: più aumenta l’inclinazione, maggiore sarà il coinvolgimento muscolare», commenta Monica Bianchi. Così come lo stimolo per l’equilibrio che, sulla panca scorrevole inclinata, è più complesso da mantenere. Rispetto al Pilates matwork, a terra, per esempio, c’è la possibilità di lavorare molto di più sul potenziamento, sfruttando il proprio peso, senza pericolosi sovraccarichi.
Un allenamento molto vario
«L’attrezzo propone 150 posizioni codificate e allena non solo la forza ma anche la propriocezione, l’equilibrio, l’elasticità, con un carico articolare ridotto, adattandosi anche al lavoro di riabilitazione, sempre sotto la guida di un istruttore», aggiunge l’esperta.
Anche in questa variante del metodo, l’allenamento non è mai ripetitivo. In genere si inizia con esercizi in posizione supina, con la schiena in appoggio sulla panca, per prendere confidenza con la “macchina”.
Workout focalizzati soprattutto a riequilibrare la muscolatura del bacino, fondamentale per mantenere il corpo stabile. A pancia in giù, invece, si utilizzano i cavi, rinforzando braccia, spalle, dorso, sempre con grande attenzione alla postura. Sono previste anche posizioni in ginocchio, e poi in piedi, sulla base scorrevole, ottime per stimolare le fibre più profonde.
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Articolo pubblicato sul n. 44 di Starbene in edicola dal 15 ottobre 2019