Ma c’è di più: l’apnea infatti è anche uno sport regolamentato da un ente riconosciuto a livello globale (ovvero l’AIDA, Associazione internazionale per lo sviluppo dell'apnea), la cui pratica prevede che l'atleta debba trattenere il respiro sott’acqua e rimanere fermo (apnea statica), muoversi orizzontalmente alla superficie dell’acqua (apnea dinamica) oppure in profondità (apnea profonda).
Oltre all’allenamento fisico per imparare a sfruttare al meglio l’aria contenuta nei polmoni però, l’apnea richiede anche, se non soprattutto, un certo atteggiamento mentale.
«Il segreto dell’apnea statica è cercare di distrarsi. Tenendo impegnata la mente infatti, si può ingannare il tempo e fare in modo che i minuti trascorrano più velocemente – spiega Umberto – Nell’apnea in profondità invece è necessario prestare più attenzione alla tecnica, anche se quando smetti di pinneggiare e ti trovi totalmente immerso nel blu, le emozioni e le sensazioni sono talmente intense che la testa comincia a vagare da sé».