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Che cos’è il parkour e perché fa bene

Molti i centri fitness che propongono salti e arrampicate da equilibristi urbani

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Corrono lungo i marciapiedi, saltano da un balcone all’altro, scalano i muri degli edifici, si arrampicano sui tetti, stanno in equilibrio ad altezze vertiginose. Sono i tracciatori, gli appassionati di parkour, un’attività “sportiva” che i puristi chiamano “arte dello spostamento”. E che il Coni sta valutando di inserire tra le sue discipline.

Intanto, i centri specializzati nel suo insegnamento sono sempre più numerosi.


Un percorso a ostacoli

Succede per esempio a Milano da Zero Gravity, la palestra specializzata più grande d’Italia, così come a Bologna all’OZ Eden, a Schio (in provincia di Vicenza) al Krapannone o nella capitale a Parkouroma.

In queste strutture, il parkour si pratica sia indoor durante l’inverno sia all’aperto nella bella stagione. Con istruttori che oltre a insegnare gli esercizi ad hoc per sviluppare i vari distretti muscolari, spiegano come superare in sicurezza gli ostacoli. Ovvero, una serie di attrezzature che replicano quelli urbani (gradoni e muri di legno, scale, impalcature, ringhiere) più alcune attrezzature della ginnastica, dalle corde ai tappeti elastici, dalle travi ai trampolini.

Ma anche molte palestre tradizionali ormai riservano una sala corsi alla disciplina. E l’associazione Parkourwave, soprattutto nel Nord Italia, sfrutta le palestre degli istituti scolastici e piccole installazioni realizzate ad hoc nei parchi pubblici per proporre “l’arte dello spostamento”.


Conquista figli e mamme

Disciplina per soli ragazzini? Niente affatto.

«Nel nostro centro, il 40% circa degli iscritti adulti è di sesso femminile», racconta Lisa Sarcinelli, in arte La Lilla, 37 anni, ex ginnasta, personal trainer e responsabile del Macello Park di Monza. «Le praticanti hanno un’età tra i 5 ai 45 anni. Diverse madri vengono ad allenarsi con i propri figli. Per loro oggi il parkour è “fit”: in fin dei conti è una sorta di allenamento funzionale (quindi a corpo libero e senza macchine) praticato su queste specifiche strutture. Sostituendo la palestra tradizionale con questo tipo di esercizi, il corpo viene tonificato in maniera armonica facendo lavorare contemporaneamente tutti i distretti muscolari, migliorando anche la coordinazione. Ed è decisamente più divertente».


Le misure di sicurezza

Quanto è pericoloso allenarsi così? «Il parkour è praticabile da chiunque con un buon margine di sicurezza. Tutto sta nel conoscere e rispettare i propri limiti. E poi ci sono gli istruttori che assistono e seguono passo dopo passo», spiega La Lilla.

In certi casi ci possono essere materassi da palestra e perfino delle foam pit (vasche di diversi metri quadrati riempite di cubi di gomma piuma) per proteggere dalle cadute. «Il lavoro serve per andare oltre i propri limiti, lentamente, giorno dopo giorno. E insieme a quello atletico, cresce anche il livello di autostima che gli iscritti poi si portano dietro nella vita quotidiana».


A tutta tonificazione

«Delle decine di esercizi codificati per il parkour, ce n’è almeno uno per sviluppare o rassodare ogni distretto muscolare», dice Valentina Schenone, laureata in scienze motorie e personal trainer.

«I tre più comuni? Primo, i jump squat: salti a piè pari su un gradone (o su una serie di gradoni di altezza crescente). Fanno lavorare glutei, quadricipiti e tutta la parte posteriore delle gambe, il che migliora l’aspetto del lato B. Secondo, salire sulla corda o sulla pertica a forza di braccia (basta un solo movimento, rimanendo sospesi o sollevandosi di poche spanne): rimodella l’area delle spalle, rendendo la linea del corpo più sinuosa. Infine, la camminata in quadrupedia, cioè l’avanzare a piccoli passi poggiando mani e piedi a terra: fortifica polsi e caviglie e obbliga a contrarre sempre gli addominali, tonificandoli».


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Articolo pubblicato sul n. 18 di Starbene in edicola dal 17/04/2018

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