Oro agli Europei di Glasgow nel 2018, miglior tempo dell’anno (nonché nono di sempre e suo record personale) lo scorso aprile ai Campionati italiani, dominatrice incontrastata il 23 giugno al prestigioso Trofeo Sette Colli, importante appuntamento del nuoto a Roma. Per una volta si può far andare a fondo la scaramanzia: Margherita Panziera sarà l’atleta da battere nella finale dei 200 dorso dei Mondiali di Gwangju, in Corea del Sud, del prossimo 27 luglio.
«Il successo dello scorso anno in Scozia mi ha dato molta fiducia e i risultati di quest’anno mi stanno confermando la validità del lavoro fatto, per cui non nego di puntare al podio, sapendo comunque che dovrò vedermela con avversarie toste e con l’inevitabile pressione», conferma l’azzurra, nata a Montebelluna (Padova) il 12 agosto 1995, che negli ultimi due anni ha conquistato gradualmente ma inesorabilmente la ribalta internazionale.
Oggi ti dichiari (giustamente) sicura dei tuoi mezzi. Ma è una fiducia innata o costruita nel tempo?
«Decisamente la seconda, perché i miei attuali risultati sono frutto di un lungo percorso. Negli anni del liceo, in cui già dovevo districarmi tra studio e tre ore di allenamento al giorno, pensavo di lasciar perdere il nuoto dopo il diploma per andare a studiare ingegneria all’Università di Padova. Sono stati mia madre, mio padre e soprattutto mia sorella a convincermi ad andare avanti, invitandomi a credere nelle mie potenzialità, anche quando non lo faceva nessuno. Sempre i miei si sono informati per fare in modo che potessi venire all’Aquaniene, il centro sportivo del Circolo Canottieri Aniene di Roma dove vivo e mi alleno ormai da quattro anni e mezzo. Senza la mia famiglia, oggi non starei vivendo questa bella storia sportiva».
Un’avventura in cui voi nuotatori siete in perenne lotta con il tempo prima ancora che con gli avversari...
«Confesso che in passato ero molto fissata con il cronometro. Ma ora ho cambiato approccio e mi sono convinta che il “quanto” (cioè il tempo in vasca) è il naturale risultato del “come” nuoti: la mia attenzione è quindi tutta rivolta, oltre che alla preparazione fisica, alla cura del gesto tecnico. L’obiettivo primario è muovermi al meglio in acqua, facendo in modo che i movimenti del corpo riducano al minimo l’attrito con l’acqua».
Ci descrivi una tua “giornata tipo” per arrivare a dare il meglio?
«Quando sono all’Aquaniene, mi sveglio alle 7.30 e alle 8 sono in piano vasca per mezz’ora di riscaldamento “a secco” per poi allenarmi dalle 8.30 alle 10.30. Quindi pranzo e due volte la settimana mi alleno alle 14.30 e altre due alle 16.30, sempre per due ore. Tre volte la settimana faccio anche palestra: due sedute con i pesi, una più dedicata all’esplosività e una invece più alla forza, e un’altra ancora di lavoro a corpo libero (stretching, mobilità articolare eccetera) perché in acqua ho bisogno di essere leggera. In totale mi alleno per 23 ore settimanali e nel tempo libero devo studiare per l’università».
A cosa sei iscritta?
«Sto facendo la magistrale alla Luiss di Roma con indirizzo Marketing dopo aver conseguito la laurea triennale in Economia aziendale alla Link Campus University con una tesi sull’effetto positivo dei Giochi olimpici analizzando i casi di quelle invernali di Torino 2006 e di quelle di Londra 2012».
Cosa ti piace fare nel tempo libero che ti rimane?
«Mi piace molto andare al cinema. Sono appassionata del genere fantasy e vado matta per i film con i supereroi della Marvel».
Tutta gente che non conosce lo stress. Tu hai qualche superpotere per tenerlo sotto controllo?
«In questi anni ho imparato che... meno ci penso, meglio è! Quindi cerco di prendere la gara come se fosse un allenamento. Provo a fare lo stesso per gli impegni della vita di ogni giorno, a partire dagli esami universitari: cerco di tenere a bada la mia indole ansiosa affrontando le cose nel momento in cui accadono».
Insomma, ti tuffi e via...
«Sì, proprio come faccio in gara. Prima cerco di tenere la mente sgombra e poi, una volta in acqua, mi concentro sulla nuotata e penso solo a eseguire i movimenti al meglio per il discorso fatto in precedenza. Va anche detto che nel dorso non riesci a vedere le avversarie, se non quelle della corsia a fianco, per cui fondere i pensieri con il proprio corpo in azione è la mossa migliore da fare».
Saper “ascoltare” il proprio corpo è considerata una qualità anche dal punto di vista della prevenzione: concordi?
«Sicuramente. Saper cogliere i segnali che il tuo corpo ti invia è fondamentale. Personalmente non sottovaluto nulla per natura e cerco subito l’aiuto dello staff medico al minimo problema fisico. Magari qualcuno potrebbe considerarlo un eccesso di prudenza, ma da atleta lo ritengo un atteggiamento necessario per ridurre al minimo il rischio di infortunio. Per me la salute viene davvero prima di tutto».
Quanto all’alimentazione?
«Sono seguita da un nutrizionista e ho poche, ma ben precise regole: non mangiare schifezze, nutrirmi sempre prima e dopo l’allenamento, non saltare i pasti. Vado matta per il latte: a colazione lo prendo sempre con il caffè e con i cereali, perché ho dovuto rinunciare ai biscotti per contenere le calorie. Per il resto ho una dieta equilibrata: a pranzo e a cena 100 g di pasta e poi 200 g di carne o di pesce o uova, con l’immancabile contorno di verdura. E poi ho due merende, mattino e pomeriggio, in cui vario tra crackers, barrette ai cereali e anche affettato magro, per le proteine».
Oltre che in perfetto peso forma, sul nostro set ti sei mostrata molto divertita: ti piace la moda?
«Quando ero adolescente, non la seguivo per nulla. Poi, una volta arrivata a Roma, mi sono ritrovata in camera con una ragazza appassionatissima, che mi ha letteralmente contagiata. Ora seguo su Instagram tutti gli stilisti, le principali griffe e gli appuntamenti dell’alta moda, mi diverte un sacco».
Hai citato Instagram: da atleta, che rapporto hai con i social?
«Anche qui, da ragazzina ero molto timida e così non li usavo tanto. Poi ho iniziato ad apprezzare la possibilità di condividere foto ed esperienze con le persone a cui interessa quello che faccio. Inoltre, visti i miei attuali studi, mi sto interessando anche alle potenzialità dei social a livello di marketing. Ma al momento il vero guadagno sta nella carica che mi arriva dai tifosi e dal fatto di riuscire a promuovere positività e passione per il nuoto».
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Articolo pubblicato sul n. 29 di Starbene in edicola dal 2 luglio 2019