Nel mezzo della sessione di spinning, mentre arranchi un po’ ma in fondo te la stai cavando con grande soddisfazione, alzi gli occhi: in palestra, proprio sul muro di fronte alle bike, hanno installato uno schermo gigante che proietta in tempo reale i dati (frequenza cardiaca, calorie, km) di tutti i ciclisti. Il tuo riquadro, di un bel verde rassicurante, mostra che è tutto ok, sei nella corretta target zone e hai un buon ritmo.
Il trainer, che dalla sua postazione tiene tutto (e tutti) sotto controllo, si complimenta e ti sprona a continuare così. Mentre invita la tua vicina a rallentare un po’: ha il riquadro in arancione e dovrebbe abbassare i battiti cardiaci; il signore davanti a te, invece, “va a ruota” e il suo sforzo non è adeguato.
«L’avvento della tecnologia in palestra (telemetria dei dati e loro condivisione sul web) ha trasformato il modo di allenarsi. Da una parte permette un lavoro mirato, efficace e personalizzato, perché l’istruttore può calibrare il training sulle reali condizioni di ciascuno; dall’altra ha portato con sé un nuovo elemento: il gusto della sfida», spiega Paolo Evangelista, docente alla facoltà di Scienze motorie dell’Università di Torino, esperto in psicologia dello sport.
«Le varie app o i software utilizzati per l’attività fisica sono fondamentalmente dei “tracciatori”, rilevano cioè i tuoi dati con il preciso scopo di renderti conscia dell’allenamento e offrirti un piano di lavoro specifico. Ma nel momento in cui la performance viene proiettata sul display della palestra (o postata sulle piattaforme delle varie app online), a tutti fa piacere essere in cima alla lista. E qui scatta la competizione: anche se non si parla di una classifica vera e propria, si guarda chi è in testa (e, molto spesso, anche l’ultimo). La “gara”, anche senza premio o medaglia finale, è un pungolo comune a tutti».
Non credere infatti che la competitività sia una prerogativa maschile: «In palestra lo sono tutti, anche se in modo diverso», assicura l’esperto. «In generale, gli uomini tendono a essere più “settoriali”: si concentrano sulla prova e, una volta terminata, se ne dimenticano. Le donne, invece, mantengono uno spirito agguerrito costante, non mollano e spesso, nello spogliatoio, si ripromettono di rifarsi la volta successiva».
Una tendenza in crescita
Il “Worldwide Survey of Fitness Trends for 2019”, che l’American College of Sports Medicine (ACSM) promuove ogni anno per rilevare (e rivelare) le principali tendenze che caratterizzeranno il fitness nel corso della stagione, mettono al primo posto - tra i dieci maggiori trend previsti per quest’anno - la tecnologia indossabile (“wearable”), cioè basata sull’uso di fitness tracker, smartwatch, cardiofrequenzimetri e dispositivi gps.
«Questi device ti permettono di lavorare sui tuoi risultati: li memorizzi e li migliori nel tempo», spiega Evangelista. «Ed è proprio la connessione incrociata delle informazioni, con le funzionalità delle app online, ad aprire un ventaglio di sfide, giochi integrati e allenamenti competitivi sino a pochi anni fa del tutto inesistente». Ventaglio che ogni palestra ha oggi raccolto per offrire un nuovo modo di allenarsi, motivante e coinvolgente.
La competizione è ovunque
«La sfida ha rivoluzionato ogni corso, ogni disciplina», continua il nostro esperto. «Le nuove tecnologie permettono di generare automaticamente classifiche con punteggi basati sulle calorie consumate, sul tempo trascorso in target zone o su altri parametri a disposizione del software (come i progressi fatti o i traguardi raggiunti)».
Sta poi alla preparazione e alla capacità di coinvolgimento dei trainer trasformare la palestra in un “campo di gara”, che si declina sulla bike (con le spinning race o, in piscina, l’hydrobike), come sui tapis roulant o nelle sessioni di rowing; ma anche in training funzionali (di solito a corpo libero) o ancora nelle diverse group activity organizzate nel centro.
Come scegliere quella più emozionante? «Orientati sull’attività che ti diverte di più», risponde Paolo Evangelista. «In generale, le donne apprezzano maggiormente i corsi sulle macchine cardio (una lezione di indoor cycling, per esempio, ha sempre una maggiore presenza femminile), le lezioni coreografate nell’ambito della gym music e quelle che si rifanno all’aeroboxe. Invece, il condizionamento muscolare e il training funzionale sono un territorio più maschile. Anche le “normali” lezioni di gruppo, infatti, possono essere organizzate come sfide: la classe viene divisa in due (o più) team che competono tra loro mediante i risultati individuali. C’è poi tutto il mondo dei “challenge” che comprende i CrossFit games, le prove di bootcamp o le spartan race: attività che però, a volte, sfiorano il fitness estremo. Si tratta infatti di circuiti e percorsi a ostacoli che richiedono uno sforzo ad alta intensità, quindi non adatti a tutti».
I vantaggi? Stimolo e socialità
Durante la sfida non sei impegnata solo a migliorarti: i tuoi sforzi sono anche al servizio della vittoria di squadra.
«Lo stimolo motivazionale è molto forte», conferma Paolo Evangelista. «Vieni letteralmente trascinata a dare il massimo per guadagnare quanti più “fit points” possibile. È un “gioco”, certo. Ma ti alleni e pure bene, perché l’istruttore ti monitora e incita costantemente. Senza tralasciare l’aspetto socializzante, che dà origine a un sostegno e incoraggiamento vicendevole, che può portare anche a raggiungere obiettivi impensabili».
L’altro lato della medaglia sta però nel rischio di strafare: «È una tendenza insita nel “dna” dell’attività agonistica e l’adrenalina della sfida può in effetti portare a sopravvalutare le proprie forze e capacità», ammette il nostro esperto. «Ma è un rischio calcolato: siamo in ambiente protetto, cioè in palestra con personale qualificato che ti assiste sia nell’impegno cardiovascolare sia nella corretta esecuzione del gesto atletico e nella selezione del giusto carico di lavoro».
Attenzione, poi: anche all’interno di una sfida di gruppo il programma di training deve essere calibrato sulle tue reali condizioni atletiche. E comunque non devi essere necessariamente un’atleta provetta per aggregarti, ad esempio, a una bike race, dal momento che la sfida può basarsi sulla misurazione di molte variabili.
«È vero che alcune prove si basano sulla prestazione vera e propria, premiando il team più veloce o forte. Ma si possono organizzare anche gare basate sulle calorie consumate complessivamente, piuttosto che sui km percorsi indipendentemente dal tempo. O ancora sul numero di ripetizioni, i pesi sollevati, la somma degli esercizi del programma individuale. Tutto ciò che è misurabile, può dare luogo a una sfida aperta a tutti».
Comunque rimane un gioco
Anche se c’è un avversario da battere, lo spirito agonistico è forte e il “traguardo” è ben definito, nei corsi organizzati come sfide di gruppo deve però sempre prevalere l’aspetto del gioco, come dimostra anche il fatto che le palestre richiedono un’idoneità medica alla pratica sportiva non agonistica.
«Fermo restando che, almeno una volta all’anno, una visita in un Centro di medicina sportiva dovrebbe diventare una sana abitudine, al di là degli obblighi di legge o dei corsi che scegli di fare», conclude Paolo Evangelista.
Se ti iscrivi a una community
La tecnologia che in palestra ti permette appassionanti e combattute sfide di gruppo, fuori dal centro fitness ti proietta nella community. On line, misuri a suon di condivisioni social i progressi e i traguardi raggiunti. È “l’altra sfida”, quella di te contro tutti, grazie al mondo variegato dei device indossabili, delle app di allenamento e delle relative piattaforme di condivisione. Ecco alcune raccomandazioni.
- 1 Valuta i dati
«Non fidarti ciecamente di fitness tracker & Co.: è vero che imposti i dati secondo i tuoi parametri, ma ricorda che le indicazioni fornite da questi dispositivi sono desunte da stime e statistiche», ammonisce il dottor Luca Bertini, ortopedico a Pisa. «Perciò, per valutare stato di forma e performance non basarti solo su queste rilevazioni».
- 2 Consulta un esperto
Prima di affrontare le sfide virtuali, confrontati con il tuo medico: «Solo lui può indagare la tua storia sanitaria: come cammini? Come appoggi il piede? Hai il ginocchio valgo? Soffri di mal di schiena? Tutti aspetti che le app non conoscono», consiglia l’ortopedico.
- 3 Non sopravvalutarti
Va bene l’ambizione a migliorarti, ma considera sempre i tuoi limiti. «Raggiungere sul tuo profilo un risultato di rilievo può farti esagerare. Rischi strappi o stiramenti muscolari, piuttosto che un’usura precoce delle articolazioni o lesioni dei menischi. Tutti problemi evitabili, anche con un’attenzione costante alle tue sensazioni», conclude il medico.
Le app preferite per le competizioni online
Secondo l’American College of Sports Medicine, il ricorso alle app dedicate al training è sempre più massiccio. Tra le più apprezzate c’è per esempio Nike Run Club, che coinvolge una community di oltre 10 milioni di utenti che si sfidano, settimana dopo settimana, nelle classifiche ufficiali e che condividono allenamenti e obiettivi.
Grande successo è riscosso anche da MapmyRun, che offre oltre 600 attività (tra corsa, ciclismo, camminata, fitness, cross training eccetera), e da Endomondo, che fornisce anche feedback audio su distanza, ritmo e velocità per ogni chilometro.
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Articolo pubblicato nel n° 6 di Starbene in edicola dal 22 gennaio 2019