di Gregorio Grassi
Finora hai usato la papaya fermentata per prevenire influenza e virus parainfluenzali? Sappi che quest’integratore lanciato alla fine degli anni ’80 dal famoso immunologo francese Luc Montaigner, non ha solo effetti immunostimolanti. La papaya fermentata, infatti, è entrata nell’Olimpo degli integratori antiage. Lo dimostra un recente studio, pubblicato dall’Osato Research Institute (Inatomi, in Giappone), che ha messo in evidenza le sue proprietà antiossidanti e protettrici del DNA.
UNO SCUDO CONTRO I RADICALI LIBERI
Lo studio è stato condotto su 30 persone sottoposte a forte stress psicofisico, rischioso perché favorisce l’insorgenza di patologie croniche e accelera l’invecchiamento cellulare.
«La colpa è del cortisolo, l’ormone dello stress, che produce radicali liberi e inibisce le cellule immunitarie incaricate di attivare la rigenerazione dei telomeri», spiega il dottor Giorgio Crucitti, docente di medicina estetica e antiaging dell’Istituto di Alta Formazione di Roma. «I telomeri sono dei cappucci, situati nella parte terminale dei cromosomi, fondamentali per evitare la perdita di informazioni genetiche durante la normale duplicazione cellulare.
I soggetti esaminati, dopo aver assunto 3 mg di papaya fermentata al giorno per tre mesi, hanno evidenziato un’importante diminuzione dello stress ossidativo e un potenziamento delle difese immunitarie che proteggono i telomeri dai radicali liberi», spiega l’esperto.
È UTILE CONTRO PARKINSON E ALZHEIMER
L’ala di protezione della papaya nei confronti del Dna è tanto più apprezzabile quanto più si pensa che il processo di invecchiamento è dovuto per l’80% a cause ambientali, come smog e inquinanti vari, photoaging, stress lavorativo e alimentazione scorretta. Limitare i danni che la vita di tutti giorni procura al nostro materiale genetico può aiutare a rallentare le lancette del tempo. «Ma la papaya fermentata non previene solo l’invecchiamento precoce: recenti studi hanno rilevato importanti benefici su persone affette da malattie neurodegenarative, come il Parkinson e l’Alzheimer, che in pochi mesi di terapia hanno migliorato il controllo dei movimenti», prosegue Crucitti.
Il merito di questi benefici? «È di un pool di principi attivi che l’integratore contiene: il contenuto di proteine e carboidrati, tipico del frutto acerbo della papaya, viene profondamente modificato da un particolare metodo di bio-fermentazione. Questo processo dà origine a nuove sostanze, fra cui vitamine A, C ed E, e numerosi enzimi utili a eliminare le molecole tossiche che minacciano il nostro organismo», spiega il nostro esperto. Un vero elisir di giovinezza, da usare soprattutto dopo i 45 anni, nei periodi di forte stress, ai cambi di stagione e dopo una malattia lunga e debilitante.
8 aprile 2016
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