Articolo pubblicato sul n.28 di Starbene in edicola dal 30/06/2015
Tutto era cominciato tre anni fa quando sono stata speronata, mentre viaggiavo in motorino, da un furgone. In un attimo mi sono ritrovata a terra, con un dolore lancinante al ginocchio, incapace di rialzarmi. Sono rimasta due settimane in ospedale e poi è iniziato il “tormento” della fisioterapia. Ci ho messo tanto a riprendere a camminare e ad avere di nuovo fiducia in me stessa, perché avevo paura di cadere, di farmi ancora male.
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Non riuscivo a migliorare
Per due anni ho limitato la mia vita: niente viaggi, niente corse in spiaggia, non ho nemmeno voluto un nuovo cane dopo la morte del mio pastore tedesco. E soprattutto niente ginnastica: il fisioterapista mi aveva suggerito un percorso di allenamento, per restituire tono muscolare alla coscia e proteggere il ginocchio, ma non ce la facevo. Lavorare nella sua palestra circondata da altre persone infortunate mi faceva male, psicologicamente. Non mi sentivo me stessa e avevo voglia, semplicemente, di terminare la seduta prima possibile. Come se volessi sfuggire al dolore. Così dopo due settimane di training ho mollato, arrangiandomi con un po’ di esercizio a casa, da sola. Però i miglioramenti erano lenti e la gamba aveva sempre l’aspetto di un gambo di sedano, rinsecchito. Poi l’estate scorsa un amico mi ha fatto provare lo stand up paddling. Era sicuro che fosse lo sport giusto per me, perché ho sempre amato sia le passeggiate sia il mare e pagaiare sulla tavola è come godersi un’escursione con vista panoramica sulla spiaggia.
In poche uscite ho capito la tecnica
La prima volta è stata un’impresa il solo rimanere in equilibrio: ho tentato, da subito, di salire dall’acqua e di mettermi direttamente in piedi, senza passare dalla posizione sdraiata prima e in ginocchio poi. Non so quante volte sono caduta, anche perché non ero capace di gestire il rollio del surf. Con la pratica e i consigli di Marco, il mio amico, ho capito che è meglio partire da un moletto, per scendere con una scaletta direttamente sulla tavola. Poi, ho preso qualche lezione per imparare a bilanciare il corpo su una superficie instabile. La pagaia all’inizio non serve, è tutta una questione di piedi, che devono seguire il movimento delle onde, e di muscoli posturali e addominali, per rimanere dritta, senza sbilanciarti avanti e indietro. Superato il problema dell’assetto, che si risolve già alla seconda uscita, poi pagaiare è piuttosto semplice. È fondamentale “pescare” sempre una buona quantità d’acqua, cioè immergere bene la pala e poi spingerla all’indietro, per avanzare. Si lavora molto con spalle e braccia, ma soprattutto con gli obliqui, tonificando pancia e fianchi. I risultati sono davvero entusiasmanti: dopo un paio di settimane avevo i muscoli del girovita già definti. Così non solo ho rimodellato le gambe irrobustendo quella infortunata (adesso corro sicura, senza timori), ma mi sono regalata un bell’addome piatto. E sono riuscita a raggiungere un tale controllo dell’equilibrio, che faccio yoga in mezzo al mare.
Kristin Coppi, 31 anni
testo raccolto da Anna Pugliese
PADRONA DI TE STESSA
«Lo stand up paddling è uno sport che ti dà l’occasione di vivere la natura da protagonista, con un pizzico di avventura. In balia delle onde, gratificata dal senso di libertà, impari a controllare la tavola, una versione ridotta di quella da surf, e ti senti più forte e indipendente», osserva Martina Stancic, psicologa dello sport.«Anche se il paddling è semplice da controllare, è pur sempre un’imbarcazione. Gestirlo da sola, imparando in un paio di lezioni, regala una sana autostima», commenta Martina Stancic, psicologa dello sport. «Pagaiando tra le onde, ti rilassi e hai la mente libera per pensare. In un contesto naturale così appagante, vedrai che anche i pensieri più tristi sembreranno meno cupi. E potrai ritrovare fiducia nelle tue capacità di autogestione, ponendoti obiettivi sempre più ambiziosi».
Le mosse giuste per imparare. Ecco come salire sulla tavola e impugnare la pagaia
Allenati a seguire il rollìo
«Si inizia sempre distesi sul surf, per capire come dondola sulle onde», spiega Marco Marchetti, istruttore di stand up paddling a Riccione. «Lo step successivo è la posizione in ginocchio. Devi rimanere con il busto eretto e le gambe parallele, sui lati della tavola. Il segreto è cercare di seguire il rollio, senza contrastarlo», aggiunge l’esperto. Quando ti sentirai sicura, in genere bastano circa 15 minuti, puoi provare a pagaiare.
Le mosse giuste per imparare. Ecco come salire sulla tavola e impugnare la pagaia (segue)
Passa alla posizione in piedi e prendi il largo
«Salire in piedi sulla tavola è l’obiettivo da raggiungere entro la prima lezione. I piedi devono essere paralleli, larghi più dei fianchi e le ginocchia flesse, per una maggiore stabilità. Contrai gli addominali, per evitare la rotazione delle spalle quando immergi la pala in acqua», spiega l’istruttore. «È fondamentale, inoltre, scegliere la pagaia della misura giusta, circa 15 cm più alta di te, e impugnarla correttamente: la mano destra stringe il pomello e dà la direzione, la sinistra, distesa, è sul manico».
Articolo pubblicato sul n.28 di Starbene in edicola dal 30/06/2015
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