Come te la cavi con i sogni? Non con quelli che fai mentre dormi, ma con quelli che coltivi di giorno. Insomma, con le tue aspirazioni.
Te lo chiediamo perché siamo convinti che senza uno o più sogni nel cuore, la vita non abbia una direzione ma sia solo una sfilza di preoccupazioni e di seccature da gestire in modo “meccanico” man mano che si presentano.
Certo, sognare non ti libera magicamente dai problemi, però li riporta in prospettiva, ne attenua l’impatto e, soprattutto, ti dà la spinta e la motivazione per andare avanti, evolverti, emanciparti. Scusa se è poco!
«C’è chi dice che non siamo noi a realizzare i nostri sogni, ma sono i nostri sogni che ci realizzano, in quanto fanno emergere bisogni e potenzialità, indicandoci la strada per soddisfare i primi e per concretizzare le seconde», esordisce Alessia Romanazzi, psicologa e psicoterapeuta a orientamento breve integrato. «Personalmente, concordo appieno e aggiungo che sono importanti a ogni età perché aiutano ad affrontare e a superare i compiti psicologici del momento».
È LA MOTIVAZIONE GIUSTA A OGNI ETÀ
Da bambini
Il compito dei bambini è quello di sviluppare una prima autonomia in un ambiente protetto, cioè all’interno del guscio famigliare. Ecco allora che vengono in soccorso i sogni veicolati dalle fiabe: per esempio, con La principessa sul pisello le bimbe immaginano che, se sapranno sopportare le piccole frustrazioni quotidiane, diventeranno delle principesse. Con Cappuccetto rosso, invece, saranno esploratrici, ma per non mettersi nei guai dovranno ascoltare i consigli dei grandi.
In adolescenza
La missione è emanciparsi dalla famiglia, quindi i sogni arrivano dal mondo esterno e proiettano i ragazzi verso le relazioni, in particolare con i coetanei: entrare in una famosa squadra di basket, fondare un gruppo pop, diventare blogger con milioni di contatti.
Questa fase e quella successiva, la giovinezza, sono caratterizzate anche da sogni utili per definire l’identità e il ruolo di ciascuno nella società. Di frequente sono ispirati da incontri significativi: un insegnante ci aiuta a scoprire un talento e iniziamo a immaginare come metterlo a frutto, un medico ci cura con competenza e umanità e proviamo il desiderio di assomigliare a lui.
Quando si è adulti
I sogni degli adulti riguardano in genere gli affetti e le soddisfazioni professionali, tant’è che la missione del momento è formare una famiglia e costruire una carriera. Ma bisogna anche iniziare a confrontare le speranze e i sogni passati con la vita veramente vissuta e capire che il tempo a disposizione non è infinito.
Questo bilancio esistenziale è il compito principale della terza e quarta età e, purtroppo, può decretare la fine dei sogni. Infatti, ci si accorge che le opportunità sono sempre di meno, sia perché il tempo stringe, sia perché le scelte compiute in passato hanno ridotto il campo delle possibilità.
Come vedrai più avanti, però, non tutto è perduto.
Tra gli over65
Dunque, in tenera età tendi a sognare alla grande, con un senso di onnipotenza che non tiene conto della realtà (in effetti, è ancora sconosciuta!). Poi, man mano maturi, farlo è sempre più difficile, un po’ perché sperimenti i limiti del mondo (“Diventare principessa è complicato e neanche tanto divertente”), un po’ perché collezioni delle batoste che ti bloccano e ti demotivano (“Avrei voluto fare il medico, ma non sono mai riuscito a superare l’esame di ammissione all’università: resterò ragioniere a vita”).
«La disabitudine a sognare è un processo fisiologico, ma non irreversibile», rassicura la psicologa. «In realtà, non c’è nulla che ti impedisca di coltivare delle aspirazioni anche a 40, 50, 60 anni o più. Il segreto è non rimanere ancorati ai sogni “vintage”, ma (ri)formularli in base alla situazione, al contesto, alle risorse e ai limiti personali. A proposito di questi ultimi: forse li consideri come negativi, ma se ne prendi coscienza e li accetti, ti possono aiutare a mettere a fuoco le tue possibilità e dunque ti proteggono da delusioni e insuccessi».
LASCIA ANDARE LE ASPIRAZIONI PERDUTE
Un altro atteggiamento da evitare è il rimpianto per ciò che non sei riuscito a realizzare. Come scrive la life coach americana Joyce Chapman, specializzata nel sostenere le persone a individuare e a seguire le proprie aspirazioni: «Finché continui a portare fiori sulla tomba di un sogno defunto, non sei in grado di piantare i semi di uno nuovo».
Non hai potuto diventare medico? Pace. Iscriviti a un corso per soccorritore volontario: avrai la chance di renderti utile agli altri. Attenzione, però: potresti anche scoprire che non hai né lo stomaco né i nervi necessari a una professione sanitaria. Il che significa che il tuo sogno - inattuato e tanto sofferto - era fuori luogo. Chissà se, al momento di formularlo, avevi fatto i conti con i tuoi limiti?
«Nel rimpianto per le occasioni perse, così come nel rancore verso le persone che ti hanno ostacolata, c’è una componente di rabbia», approfondisce la psicologa. «Come tutte le emozioni, anche questa è legittima. Se però ti induce solo a rimuginare sul passato e a pensare che ti spetti un risarcimento, allora non ti porta da nessuna parte. Prova a farla fruttare incanalandola verso nuovi sogni: da rabbia si trasformerà in grinta, un potente motore per realizzare ciò in cui credi e speri».
NON IMMAGINARE TROPPO IN GRANDE
Se alcune aspirazioni rimangono nel limbo, non è necessariamente per cause esterne: magari è perché sono superiori alla nostra portata.
«Non si tratta allora di sogni, ma di illusioni che ci si crea su misura perché si teme di non riuscire a gestire le conseguenze qualora si dovessero avverare», spiega Romanazzi. «In altre parole, ci auto-sabotiamo inconsciamente mirando in alto, troppo in alto. Così facendo, il nostro sogno illusorio non si concretizzerà mai. In compenso, si potrà restare fermi e tranquilli dove siamo. Sai che a questo medesimo stato di immobilità rassicurante giungono anche coloro che non hanno sogni, per esempio molti adolescenti? Nel loro caso, però, la paura di partenza non riguarda un eventuale successo ma un ipotetico fallimento e la frustrazione che ne deriverebbe. Il rimedio per sognatori eccessivi e non-sognatori è guardarsi dentro con onestà e senza intento giudicante, così da venire a patti con le rispettive paure».
LA SOCIETÀ CONFONDE LE IDEE
Come se non bastassero tutte le difficoltà interiori, ci si mette pure la società, che diffonde messaggi contrastanti e disorientanti: “Puoi sognare di fare/essere quello che vuoi”. Anzi, no. “Devi sognare di essere/fare in un certo modo, altrimenti sei out”.
Secondo la nostra esperta, sono entrambi pericolosi: il primo perché comunica un senso di onnipotenza sganciato dalla realtà, e abbiamo visto come questo non vada bene, il secondo perché impone di subire i sogni altrui.
«Ma nessuno può dirti a che cosa aspirare», mette in chiaro Hervé Magnin, psicoterapeuta francese autore del Quaderno d’esercizi per realizzare i propri sogni (Vallardi, 6,90 €). «O meglio: possono anche dirtelo e tu puoi illuderti che sia davvero ciò che vuoi. Però, nel momento in cui ti attivi per raggiungerlo, senti che qualcosa non va. Se alla fine lo ottieni, la soddisfazione dura poco e hai subito bisogno di investire le tue energie in qualcosa di nuovo, di più grande. Senza contare che inseguire il sogno più trendy non comporta automaticamente essere “in” e sentirsi accettati».
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Articolo pubblicato sul n. 21 di Starbene in edicola dal 08/05/2018