Ritorniamo in montagna più consapevoli del nostro peso sull’ambiente. Di quanto lavoro ci sia dietro la creazione di una pista da sci, per spianare, allargare, modificare un pendio. Di quanta acqua serva per l’innevamento artificiale. Dopo un anno di impianti di risalita aperti a singhiozzo, e soltanto per gli agonisti, è cambiato parecchio. In alcune zone si è continuato a costruire, incuranti del surriscaldamento climatico. Ma in molte altre si è pensato a creare una proposta che potesse soddisfare gli appassionati di sci alpino più attenti, cercando di essere meno impattanti, sostituendo i vecchi impianti con tecnologie green. Migliorando i collegamenti, per eliminare gli spostamenti in automobile. Risparmiando, anche nei rifugi. Tra le Dolomiti, uno dei luoghi più belli del mondo, e nelle sue vicinanze, si sta lavorando in questa direzione.
- San Martino di Castrozza: qui per l'innevamento programmato si ricicla l'acqua piovana
San Martino di Castrozza - Passo Rolle, in Trentino, si trova in un territorio dichiarato da Legambiente 100% rinnovabile. Perché in paese ci si muove con il bus e tutti gli ospiti degli hotel ricevono la tessera di abbonamento gratuita e la Trentino Guest Card, per spostarsi con i mezzi pubblici a costo zero o usufruendo di sconti molto interessanti. Inoltre, San Martino di Castrozza dispone di due centrali di riscaldamento a biomassa e quattordici centrali idroelettriche, che permettono di riscaldare in modo green, utilizzando solo energie rinnovabili. Anche tutti gli impianti di risalita sfruttano l’energia locale, “Made in Primiero”. Si è pensato pure all’innevamento programmato: si ricicla l’acqua piovana, raccolta durante la stagione estiva con dei bacini di accumulo integrati nell’ambiente, senza utilizzare additivi, in modo da evitare di inquinare prati e pendii. Chi desidera conoscere più da vicino le scelte green di San Martino di Castrozza può partecipare al “Backstage tour” organizzato sull’Alpe Tognola (si prenota all’ufficio turistico locale, sanmartino.com). Gli spunti interessanti sono tanti: si scopre, per esempio, che i mezzi battipista si muovono con il gps, per individuare la via più veloce e inquinare meno, così come sono state fatte scelte concrete anche per limitare il rumore di tutti gli impianti attivi sulle piste. C’è pure Xchange, una colonna in legno dotata di vetrina voluta da “EcoLogica della Montagna”, un gruppo di ragazzi di San Martino, guidati da Sara Zaetta e Irene Fontana, due “green girls”. Questa colonna, sistemata in piazzetta Crodaroi, è il posto dove gettare i rifiuti raccolti in quota. Bottigliette in PET, involucri di merendine, tubetti di creme solari o lipstick finiti rimangono lì, a fare bella mostra di sé, testimoni di quanto poco rispettiamo l’ambiente.
- Merano: per chi vuole vivere la montagna con lentezza
C'è anche chi, pur non rinunciando allo sci, punta sui centri urbani, ottenendo grandi risultati. Merano per esempio, che è nelle vicinanze delle Dolomiti (sono poche decine di chilometri), occupa una delle zone più accoglienti dell’Alto Adige, una conca abbracciata dalle Alpi Venoste, Sarentine e dal Gruppo di Tessa. Vette alte e imponenti, da dove si ammirano le vicine montagne dolomitiche e che creano un contrasto magnifico con la dolcezza del paesaggio meranese. Per sciare e godersi percorsi meravigliosi da attraversare in tranquillità, con le ciaspole, si sale a Merano 2000 (meran2000.com). Una località che punta non solo sullo sci alpino ma anche su attività più slow, per inquinare meno e permettere alle persone di vivere la montagna in modo più lento e consapevole. In primis grazie alle escursioni invernali, tanti sentieri tracciati da percorrere anche senza l’ingombro delle racchette da neve, solo con gli scarponcini. Vie battute, dove camminare immersi nella natura. Qui, poi, si è investito tanto sui collegamenti. Merano si raggiunge facilmente con i mezzi pubblici, e così doveva essere anche a Merano 2000, per inquinare meno. Quindi, dalla stazione ferroviaria parte il pullman, ecologico, per andare a sciare. Scesi dal bus si trova subito la funivia. L’auto non serve, né in città né per raggiungere le piste. E qui lo si ripete come un mantra. - Pejo: dove nei rifugi è vietato l'ultilizzo della plastica
Posta dall’altra parte delle Dolomiti, a ovest, Pejo si trova nel Parco nazionale dello Stelvio, ai piedi del maestoso gruppo Ortles-Cevedale, in una ramificazione della Val di Sole. Una preziosa valle incuneata tra le montagne, lontana dal grande traffico. Qui si è puntato, in maniera ambiziosa, sulla libertà dalla plastica. La stazione sciistica Pejo 3000 (skipejo.it), infatti, è la prima al mondo che ha messo al bando tutta la plastica monouso, iniziando già nell’inverno 2019-2020 un lungo percorso di sensibilizzazione sia degli operatori turistici sia degli ospiti. Tutti i rifugi della zona hanno eliminato stoviglie, bicchieri, bottiglie di plastica, ed è in atto un’interessante collaborazione con il Parco nazionale dello Stelvio per proporre iniziative rivolte alla tutela delll’integrità dell’ambiente. Inoltre, insieme agli altri 13 comuni delle valli di Sole e di Rabbi, Pejo partecipa al progetto “Impronta ecologica”, che ha l’obiettivo di spingere tutti, in quanto comunità, a sprecare meno e risparmiare. Lo si fa con i numeri, calcolando per ogni azione intrapresa dai comuni delle tre vallate la quantità di territorio necessaria per soddisfare il consumo previsto e assorbire i rifiuti che ne conseguiranno, quindi “l’impronta ecologica”. Avendo sempre presente la biocapacità del proprio territorio, cioè la disponibilità di superficie, la sua suddivisione in terre arabili, pascoli, foreste, aree produttive, edificate, in degrado. A seconda del territorio disponibile, si capisce quanto e come si può consumare, evitando di superare i limiti. Calcolando anche il peso delle iniziative che coinvolgono gli ospiti della vallata. - Carezza: impegno per il risparmio di acqua ed energia
Nel cuore delle Dolomiti, in provincia di Bolzano, c’è il comprensorio Carezza (carezza.it), in uno dei territori che circa tre anni fa sono stati maggiormente colpiti dalla tempesta Vaia, fra i simboli del cambiamento climatico. La zona sciistica lambisce i massicci del Catinaccio e del Latemar, c’è il collegamento, sci ai piedi, con la Val di Fassa. Carezza è stata la prima località sciistica ad aderire al Patto per la Neutralità Climatica 2025, fondatrice, insieme alla svizzera Arosa, del progetto di tutela “Zone sciistiche climatiche alpine”, dedicato al risparmio di energia e acqua per preparare le piste, con un programma pilota per il risparmio energetico e la produzione di energia rinnovabile. Semplicemente usando il massimo della tecnologia, per ottimizzare. Una proposta efficace, che sinora ha portato a un risparmio medio di risorse del 30%. La regola, oggi, è quella di misurare l’impronta delle emissioni di CO2 per compensare, sia sulle piste sia nei rifugi. Così, anche qui sono arrivati i gatti delle nevi con il gps, le navette per portare gli sciatori dai paesi alle piste, la grande attenzione all’ingegneria acustica per limitare al massimo i rumori. Senza dimenticare i tappeti energetici: installati tra la seggiovia Paolina e la cabinovia Hubertus, che sale verso il passo Costalunga e la val di Fassa, sono tapis roulant che rendono gli spostamenti degli sciatori facili, comodi e in grado di recuperare l’energia dei passi e del peso degli utenti. Questa poi viene “girata” alla cabinovia che, di conseguenza, risparmia. Così, anche chi scia può rendersi concretamente utile per il territorio. Oltre il massiccio del Latemar, poi, c’è Obereggen (obereggen.com), dove ci si riscalda in modo ecosostenibile grazie a una centrale a biomassa che sfrutta il cippato locale. Un risparmio notevole anche per la zona sciistica, che nella stagione invernale bruciava 500 mila litri di gasolio. Inoltre gli impianti di risalita sono forniti di filtri di ultima generazione e impianti di condensazione, mentre gli edifici a valle hanno introdotto dei recuperatori di calore: ciò che si crea, non viene sprecato. In più, al rifugio Oberholz, a 2096 metri di quota, il riscaldamento è geotermico, grazie all’installazione di sonde che raggiungono gli strati più caldi del sottosuolo. Ma si è puntato anche sui trasporti. Obereggen, infatti, è collegata a Bolzano, Trento, vallate limitrofi, stazioni ferroviarie e offre un ottimo servizio di skibus. - San Candido: treni moderni, regolari e collegati comodi
C’è anche chi punta tutto sui trasporti ottenendo ottimi risultati, come San Candido, in Val Pusteria, nell’estremità orientale dell’Alto Adige e delle Dolomiti. La vallata è attraversata dalla ferrovia della Val Pusteria, tra Fortezza e San Candido, 65 chilometri di tracciato con treni super moderni, in stazione ogni 30 minuti, per offrire un servizio regolare e puntuale sia alla popolazione sia agli ospiti. È un treno particolarmente apprezzato da chi pratica sci di fondo sulle piste che collegano tutti i paesi della vallata, comodo anche per chi fa sci alpino. La stazione a valle dell’impianto di risalita Ried a Perca è anche ferroviaria (kronplatz.com). Si scende dal treno per salire sulla cabinovia, imboccando la strada che sembra portare al futuro. E poi, con la ferrovia della Val Pusteria e il servizio Ski Pustertal Express si può cambiare comprensorio sciistico, passando dal Plan de Corones alle piste delle 3 Cime – 3 Zinnen. Senza togliersi gli scarponi, sempre in treno, si arriva a Versciaco, a 100 metri di distanza dalla stazione a valle dell’impianto di risalita del Monte Elmo. Qui l’automobile non serve davvero: si viaggia già verso un futuro più verde.
(Foto dall'alto: Matteo Mocellin, Manuel Ferrigato, Matteo Berlenga, Filippo Salvioni)
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