ACIDO ACETILS VIT C COOP 20CPR -Gravidanza e allattamento
Gravidanza L’inibizione della sintesi delle prostaglandine può interessare negativamente la gravidanza e/o lo svluppo embrio/fetale. Risultati di studi epidemiologici suggeriscono un aumento del rischio di aborto, malformazione cardiaca e gastroschisi dopo l’uso di un inibitore della sintesi di prostaglandine durante il primo periodo di gravidanza. Il rischio assoluto di malformazioni cardiache aumentava da meno dell’1% fino a circa l’1,5%. È stato stimato che il rischio aumenta con la dose e la durata della terapia. Negli animali, la somministrazione di inibitori della sintesi di prostaglandine ha mostrato di provocare un aumento della perdita di pre e post-impianto e di mortalità embrione -fetale. Inoltre, un aumento di incidenza di varie malformazioni, inclusa quella cardiovascolare, è stato riportato in animali a cui erano stati somministrati inibitori di sintesi delle prostaglandine, durante il periodo organogenetico. Durante il primo e il secondo trimestre di gravidanza, l’acido acetilsalicilico non deve essere somministrato se non in casi stortamente necessari. Se usato da donne in procinto di concepimento o durante il primo e secondo trimestre di gravidanza, la dose e la durata del trattamento devono essere rispettivamente la più bassa e il più breve possibile. Durante il terzo trimestre di gravidanza, tutti gli inibitori della sintesi delle prostaglandine possono esporre il feto a: • Tossicità cardiopolmonare (con chiusura prematura del dotto arterioso e ipertensione polmonare); • Disfunzione renale che può progredire a insufficienza renale con oligoidramnios; la madre e il neonato, alla fine della gravidanza, a: • Possibile prolungamento del tempo di sanguinamento, un effetto antiaggregante che può verificarsi anche a dosi molto basse; • Inibizione delle contrazioni uterine risultante in travaglio ritardato o prolungato. Conseguentemente l’acido acetilsalicilico è controindicato durante il terzo trimestre di gravidanza. Allattamento L’acido acetilsalicilico può passare nel latte materno in piccole quantità; per il possibile rischio di insorgenza di effetti indesiderati nel neonato, occorre decidere se continuare/interrompere l’allattamento o continuare/interrompere la terapia in considerazione del beneficio che trae il neonato dall’allattamento e il beneficio che trae la madre dalla terapia.