TENDINOSI ACHILLEA.

Buongiorno, sono un uomo di 49 anni di Brescia con altezza 1 mt. 80 cm. e con peso 65 kg. . Cinque anni fa ho iniziato a correre e, da tre anni circa, corro le maratone. Mi alleno 52 settimane all’anno, correndo circa 70 – 80 km. a settimana (quindi circa 4.000 km. annui). Nonostante tale chilometraggio abbastanza elevato, finora non ho subito alcun infortunio degno di nota. Un mese fa circa tuttavia ho iniziato a sperimentare improvvisamente il primo serio infortunio ossia tendinosi achillea sinistra (questa la diagnosi dell’ortopedico da cui mi sono fatto visitare, sebbene senza alcun esame di ecografia/risonanza magnetica eseguito) che mi ha impedito di continuare a correre per il dolore (dolore localizzato 3 – 4 cm. sopra l’inserzione calcaneare, con parziale ispessimento del tendine e parziale gonfiore dell’area circostante). Tale ortopedico mi ha quindi prescritto 3 sedute di laserterapia ad alta potenza (già eseguite), 3 sedute di tecarterapia (già eseguite), tre settimane di riposo assoluto senza corsa (appena ora trascorse) e costanti esercizi giornalieri di stretching eccentrico del tendine interessato (già eseguiti) assicurandomi che sarei guarito; personalmente ho poi aggiunto ed eseguito nel frattempo numerose sessioni di tens tramite proprio elettrostimolatore. Ad oggi, appena trascorse tali tre settimane e seriamente affranto dal punto di vista psicologico per l’impossibilità di corsa in tale periodo e per l’inevitabile cancellazione della partecipazione all’imminente maratona di Venezia (nel frattempo ho praticato un po’ di nuoto quale misera consolazione), la situazione è la seguente: - infiammazione del tendine è sicuramente in gran parte regredita (permane comunque una minima infiammazione “ostinata” che non scompare nonostante tutti questi giorni di riposo); - oltre alla suddetta minima infiammazione “ostinata” permangono parziale dolore al tatto del tendine, ispessimento del tendine, parziale gonfiore dell’area circostante (sebbene quest’ultima non dolente al tatto) ed evidente dolore al risveglio mattutino non appena appoggiato il piede sinistro per terra. Quest’ultimo dolore scompare tuttavia rapidamente non appena percorsi alcuni passi e durante l’intera giornata, camminando normalmente (senza spingere sull’avampiede sinistro), non si evidenzia più alcun dolore; - emersione di dolore al tendine, seppure lieve e sopportabile, non appena inizio a spingere sull’avampiede sinistro camminando e/o inizio a correre. A quest’ultimo proposito ho provato ieri (non appena trascorse le suddette tre settimane di riposo assoluto) a correre una decina di km nonostante il suddetto lieve dolore per verificare la reazione generale del tendine e anche perché, sinceramente, non sopportavo più di starmene a riposo constatando peraltro che un minimo di dolore al tendine – nelle forme appena sopra descritte - continuava a permanere nonostante tutti questi giorni di riposo assoluto. Al termine della corsa (e anche oggi) ho notato con soddisfazione che il tendine non si è infiammato di più rispetto a quanto lo era prima di iniziare a correre e anche il dolore del tendine al tatto dopo la corsa risulta identico a quello precedente la corsa. In definitiva la corsa di una decina di km sembra non aver avuto alcuna ripercussione negativa rispetto alla situazione ante corsa (ritengo tuttavia che se corressi le mie abituali distanze di 30 km – 35 km che sostenevo prima dell’infortunio molto probabilmente il tendine tornerebbe ad infiammarsi come un mese fa circa quando ha iniziato ad emergere questo problema). Tutto quanto sopra descritto sono dunque a richiederle cortesemente un consulto e una sua opinione in merito a quanto segue, ben conscio che senza alcun esame specifico eseguito (ecografia/risonanza magnetica) a sue mani la sua risposta può essere difficoltosa: - posso continuare a correre 10 – 15 km (o anche di più) ogni due o tre giorni se l’infiammazione del tendine post corsa non peggiora rispetto a quella ante corsa, sperando comunque nel contempo che la suddetta minima infiammazione “ostinata” sparisca autonomamente nel prossimo mese / due mesi oppure così facendo rischio di cronicizzare la tendinosi con conseguente rischio di rottura del tendine e/o sottoposizione ad intervento chirurgico per la relativa riparazione/cura ? Le chiedo ciò poiché l’aspetto che mi infastidisce di più psicologicamente è l’usuale raccomandazione generica di riposo assoluto di uno-due-tre mesi per far scomparire autonomamente la tendinosi achillea per poi scoprire, trascorsi tali mesi, che l’infiammazione è ancora presente (di fatto è quanto mi è finora successo con il periodo di tre settimane di riposo assoluto che non sono appunto servite per far scomparire totalmente l’infiammazione). Io posso essere psicologicamente disponibile ad un periodo di riposo assoluto prolungato soltanto se ho l’assoluta certezza che al termine di tale periodo tutto si sia risolto; in caso contrario risulterei molto alterato al termine di tale prolungato periodo nel senso che allora valeva la pena di correre anche nel suddetto prolungato periodo considerato che tale periodo non è servito a far scomparire la tendinosi ! - se devo eseguire qualche esame specifico mi consiglia di più l’ecografia oppure la risonanza magnetica oppure ancora altri esami ? - mi può forse suggerire qualche terapia in generale per la possibile risoluzione del mio problema (ossia scomparsa definitiva della tendinosi e della minima infiammazione “ostinata” che permane) di cui magari non sono a conoscenza nonostante i numerosi articoli in siti internet su tale materia che ho letto nelle ultime settimane ? La ringrazio infinitamente e Le porgo cordiali saluti.

La risposta

avatar Ortopedia - Luca Bertini Dott. Luca Bertini

Direi che il problema è piuttosto complesso , perché purtroppo dopo i 40/50 anni il recupero e la rigenerazione sono si allungano esponenzialmente. Purtroppo il tendine difficilmente ritornerà alla sua originaria efficenza, un’infiammazione seppur di grado lieve sarà sempre presente e pronta a riacutizzarsi e fare danni. Probabilmente il suo problema arriva da lontano, si faccia valutare in dinamica la sua corsa e la sua camminata, se il bacino è in asse, scoliosi…scarpe…lavoro..  le macchine da corsa hanno poche tolleranze così il corpo umano se sottoposto a tali stress. Cerchi specialisti nei centri CONI o altri centri che seguono professionisti di alta gamma.Eviti  il fai da te ed i consigli di podisti amatoriali e si affidi a super specialisti con attrezzature specifiche.Un saluto

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