Senso d'inutilità e quasi cecità completa
buongiorno, due anni fa andai in terapia per degli attacchi di panico derivati da una situazione di mobbing creatasi in ufficio, di fatti sono due anni e mezzo che mi sono licenziata per tale motivo. il mio più grande problema adesso che ho ripreso contatto con la realtà e sto scoprendo nuove potenzialità è che vedendo pochissimo dovuto ad una malattia che si chiama retinite pigmentosa la quale è orami in fase terminale, infatti vedo a cono rovesciato con il 2% di campo visivo, mi impedisce di essere autonoma, devo sempre essere accompagnata, non posso trovarmi un lavoro qualunque, nessuno mi vuole neanche come volontaria, quindi praticamente o molto tempo libero che non so come passare, non ho amici perché quella situazione lavorativa e il mio handicap influiscono parecchio sui rapporti sociali (scambiare qualche parola si perchè l'unico mio svago è andare in piscina tutte le sere dove faccio acquagim, è divertente e mi scarica lo stress e li capita di chiacchierare ma poi se tra loro magari nasce qualche rapporto un poco più stretto con me non accadde, forse probabilmente i che se mi diventano amici sono obbligati ad accompagnarmi........) quindi non so come gestire tutto questo, perché è bello sentirsi vivi e voler fare e poter fare anche se magari con certi limiti ma non trovare assolutamente nessuno che mi vuol dare questa possibilità ne a pagamento ne come volontaria. potete aiutarmi a trovare delle strategie per non vivere con angoscia queste lunghe ore? io sono completamente sola, non ho amici perchè ho sempre avuto difficoltà relazionali dovuti al mio problema visivo, con la mia famiglia ci vediamo due volte l'anno perché anche loro sono ciechi e mi hanno sempre rifiutata perché dovevo nascere vedente invece ho ereditato la malattia ed inoltre mi ho sempre dovuto subire le loro decisioni cosi un po d'anni fa quando lavoravo ancora me ne sono andata da casa. grazie buon lavoro.La risposta
Carissima amica. Il Suo problema è la somma di tante difficoltà, che derivano non solo dai problemi visivi, ma soprattutto da quel senso di marginalità e solitudine che colpisce molte persone. L’invito è quello di non lasciare che le cose avvengano per caso, ma che siano determinate da proprie precise scelte. Innanzitutto verificare se ci sono dei gruppi di automutuo aiuto per persone in difficoltà. Avere una rete sociale è la prima scelta. Poi occorre creare delle amicizie stabili, ipovedenti o non, al fine di avere delle occasioni di socializzazione. le esperienze negative non possono essere il motivo per autoescludersi, ma una forza superiore per cercare di superare le difficoltà per ottenere una migliore integrazione, senza vittimismi o sensazioni di esclusione. Ci provi, poi ci farà sapere.
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