Incertezze tra le lenzuola e non

Gentile dottore, le scrivo perché ho un problema di intimità che, per quanto provi a relegare in quella sfera, sta impattando sulla continuità della vita di coppia. Io ho 31 anni e il mio compagno 38, stiamo insieme da 10 anni. Sin dall'inizio le cose tra le lenzuola hanno zoppicato un po', ma fuori dal letto tutto funzionava bene ed eravamo convinti di poterci lavorare, almeno io ero intenzionata a farlo. Credevo che con il tempo e la complicità ci saremmo rilassati e sarebbe andata meglio. E poi, c'erano tante cose da considerare. Lui non era mai stato con nessuna prima. Io non sono un pozzo di scienza in materia. Pensavo che ci potesse stare un po' di ansia da inesperienza. Non so bene dire quale sia la difficoltà. Provo a descrivere alcuni fatti, nella speranza di dare un quadro se non esaustivo, almeno comprensibile. Alcune cose sono un po' cicliche: a volte il "problema" è l'eiaculazione precoce, spesso è l'erezione "instabile" o del tutto assente. Abbiamo provato a parlarne. Per dire che non è un problema, che l'importante è rilassarsi e divertirsi. Che quello che conta è sentirsi a proprio agio e fare quello che ci va. Recentemente abbiamo anche provato a comprare un gioco con delle carte - forse lo conosce? - che -scegliendo il grado di intimità - suggerisce azioni da fare. E' sembrato funzionare per un po'. Poi è diventato noioso, quindi ci siamo avventurati nell'universo dei sex toys. Per un po' è sembrato aiutare. In realtà mi sono accorta che ora il problema potrebbe arrivare anche da me. Mi sono così concentrata sul farlo stare bene che alla fine la voglia è passata a me. O peggio. In realtà mi sono accorta che mi è passata la voglia di lui. Non so da quanto, ma ormai l'inizio di ogni incontro tra me fa nascere una sensazione di delusione prima ancora che qualcosa inizi. Come un riflesso condizionato. Sono stanca di assecondarlo sempre, non prendere l'iniziativa per non rischiare di farlo sentire sotto pressione, pensare ogni secondo a controllare ogni gesto per non metterlo in crisi. Ma se non lo faccio, non funziona. Mi dispiace, lo so che suona male. Ma è un lavoro la cui gratifica non arriva mai. E sono stanca. Anche perché secondo lui va tutto bene. Non ci sono problemi. E sono sicura che lui sia davvero convinto che sia così. Per me no. Gliel'ho detto. E' seguito un periodo (uno dei tanti) di astinenza e poi è stato tutto come sempre. Mi sono arresa al fatto che il problema sia un po' più grande di me. Una volta mi ha confidato di aver praticato l'autoerotismo e che poi la giornata gli è andata male, a causa di quello. Altre volte, parlando, è venuto fuori che i suoi genitori avevano problemi simili ai nostri (mi è suonato molto strano che lui fosse a conoscenza dei problemi di intimità dei suoi genitori, la sua non è una famiglia molto espansiva - ma è un'osservazione tutta mia). Io inizio a dubitare che sia attratto da me. La sua risposta è ovviamente la negazione, perché secondo lui sono fatta bene. Questa risposta non mi rassicura. Corrispondere ai canoni estetici di una determinata realtà storica non è sinonimo di piacere al proprio partner. I gusti sono personali. A lui interessa molto essere 'adatto' alla società. Mi chiedo se io non sia il suo tipo. E mi sono resa conto che il mio desiderio non è sepolto e dimenticato come credevo; non lo sento più verso di lui, ma sono attratta da un'altra persona. Mi scuso per la prolissità; la situazione è complicata - o almeno io la avverto così - e non è semplice districarla per spiegarla. Sto cercando di capire quale possa essere la strada migliore da percorrere. Proporgli una terapia? E, se la rifiutasse, cosa fare? Cambiare atteggiamento? Concentrarmi su quello che funziona e dimenticarmi del sesso? Mi chiedo se sia io a dare troppa importanza a problemi che potrebbero essere trascurati.

La risposta

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Devo dire che alla Sua (e Vostra) età, pensare di archiviare le esperienze sessuali di sicuro non è una soluzione. Tant’è che Lei stessa vede come le delusioni continue in fondo abbiamo allentato in Lei il desiderio di lui, non degli uomini o del sesso. Quindi, l’ipotesi deve essere quella della soluzione, non della rinuncia. Temo però che la chiusura del Suo compagno possa essere tale da far fallire anche ina terapia di coppia. Vale però la pena di tentare: se accetta, si può aprire una strada, se rifiuta Lei dovrà trarne le logiche conseguenze. Sappia però che nonostante le Sue idee di rinuncia, non potrà mai pensare di vivere felicemente e in modo appagante la vita di coppia eliminando un fattore fondamentale. Non cercate soluzioni fai da te, come vede possono funzionare ma presto falliscono. Occorre mettersi in gioco e aprire la strada a cambiamenti anche radicali

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Purtroppo si tratta di informazioni che esulano dalle nostre specifiche competenze.

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Mi pare che la situazione, come descritta, non debba attivare nessuna preoccupazione.

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