Figlio soggiogato da compagna

Buongiorno, mio figlio di 28 anni convive da due anni con una ragazza che ha partorito un bambino da sei mesi e gli ha detto che è il suo. A lui sono arrivate prove certe che lei lo tradisce e che dovrebbe fare il test del dna sul bambino. Lei giura che non è vero e non lo ha mai tradito e lui non si rende conto che purtroppo è vero il contrario e la giustifica. Come lo posso aiutare?

La risposta

avatar Psichiatria - Federico Baranzini Dott. Federico Baranzini

Buongiorno, capisco che come genitore sia molto difficile vedere suo figlio coinvolto in una relazione in cui potrebbero esserci inganni e bugie, soprattutto quando in gioco c’è anche la paternità di un bambino.La situazione è complessa perché coinvolge emozioni profonde, la fiducia in una relazione e il senso di responsabilità che suo figlio può provare nei confronti di questo bambino. È possibile che lui sia in uno stato di negazione, un meccanismo di difesa molto comune di fronte a verità dolorose. Ammettere il tradimento della compagna significherebbe mettere in discussione tutto il rapporto e, soprattutto, l’identità di padre che forse ha già iniziato a costruire.Il suo aiuto può essere prezioso, ma è importante muoversi con delicatezza per evitare che lui si chiuda completamente al dialogo. È importante affrontare questa situazione con empatia e delicatezza. Se suo figlio è emotivamente coinvolto, forzarlo ad “aprire gli occhi” potrebbe sortire l’effetto opposto e farlo chiudere ancora di più. Piuttosto che dirgli direttamente che si sta sbagliando, potrebbe aiutarlo a riflettere ponendogli delle domande aperte. Ad esempio, potrebbe chiedergli: “Capisco che sia difficile, ma se ci fosse anche solo un dubbio sulla paternità, non sarebbe meglio avere certezze per il bene di tutti?”. In questo modo lo incoraggia a considerare il test del DNA come una forma di tutela, senza metterlo sulla difensiva.Un altro aspetto importante è evitare di attaccare direttamente la sua compagna. Se lui percepisce che la madre sta criticando la sua relazione, potrebbe reagire chiudendosi e difendendo la partner, anche contro ogni evidenza. Meglio restare su un piano più oggettivo e neutrale, concentrandosi su come si sente lui nella situazione: “Le prove che hai trovato ti fanno stare sereno?” oppure “Sei sicuro di fidarti completamente?”. Così facendo, lo aiuta a guardare dentro di sé e a valutare se sta davvero ignorando segnali che lo turbano.Riguardo al test del DNA, potrebbe essere utile presentarlo non come un’accusa o un atto di sfiducia, ma come un’opportunità per dare serenità a tutti. Se il bambino è suo, nessuno potrà più mettere in discussione il suo ruolo di padre, e lui stesso potrà affrontare il futuro con maggiore certezza. Potrebbe dirgli qualcosa come: “Forse il test potrebbe aiutarti a mettere a tacere ogni dubbio, sia per te che per il bambino”. Così non gli sta imponendo di farlo, ma gli sta facendo vedere il lato positivo della scelta.Se suo figlio è molto combattuto e fatica a gestire le emozioni legate a questa situazione, potrebbe essere utile suggerire un supporto psicologico. Parlare con un professionista lo aiuterebbe a chiarirsi le idee, a capire meglio il proprio stato d’animo e a prendere una decisione più consapevole, senza lasciarsi travolgere dalle paure o dai sensi di colpa. Può proporgli questa possibilità senza forzature, magari dicendo che potrebbe essere un aiuto per affrontare con maggiore lucidità un momento così delicato.L’importante è che lui senta che lei è dalla sua parte, indipendentemente dalla scelta che farà. Sapere che può contare su di lei gli darà più forza per affrontare la verità, qualunque essa sia.Il rischio, se non affronta la realtà, è che possa ritrovarsi in futuro a scoprire tutto in modo traumatico, con conseguenze anche peggiori. D’altro canto, forzarlo potrebbe solo spingerlo a chiudersi ancora di più. L’importante è che lui senta di poter contare su di lei, indipendentemente da come sceglierà di affrontare la situazione.Spero di esserle stato d’aiuto. Federico BaranziniPsichiatra e Psicoterapeuta a Milano

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