Cosa significa “cure proporzionate”?
La risposta
Si parla di “cure proporzionate” quando sono rispettate tre condizioni.Le cure perseguono il “bene integrale” della persona. Al centro del rapporto terapeutico vi deve essere il bene della persona secondo il principio detto di totalità. Significa che non è etico rincorrere risultati parziali a scapito del bene globale dell’ammalato. Il singolo risultato, infatti, può essere in sé apprezzabile, ma non si può prescindere da ciò che questi comportamenti possono causare al malato in termini di sofferenza.Le cure rappresentano una mediazione tra le possibilità della medicina e la volontà del malato. La decisione in merito al criterio “proporzionato-sproporzionato” è costituita da una mediazione tra fattori biomedici e fattori di ordine personale del malato. È la soggettività del malato che attribuisce il significato autenticamente etico a un’ipotesi terapeutica (Cattorini), dunque, la proporzione si stabilisce tra i dati tecnico-scientifici e la condizione del malato: il paziente deve rimanere al centro di qualsiasi decisione che lo riguardi. Nella “prospettiva etica”, la lotta contro la malattia non può avere come scopo la sopravvivenza fisica: la vita fisica è un valore fondamentale, ma non è il più alto valore che l’uomo è chiamato a realizzare. Occorre affermare con forza il diritto a morire con dignità: ne consegue, in questo senso, che il rifiuto a farsi curare non equivale al suicidio, ma è semplice accettazione della condizione umana o desiderio della non messa in opera di tecnologie “sproporzionate” rispetto ai risultati.Le cure riconoscono che la medicina ha dei limiti. Accettazione della condizione umana o desiderio della non messa in opera di tecnologie “sproporzionate” ai risultati attesi vanno considerati buoni criteri per interrompere il trattamento di cui si discute.
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