Consigli su pensiero Ossessivo e Farmaco

Buonasera sono un ragazzo di 24 anni. Io ho una sorta di disturbo ossessivo compulsivo focalizzato sul respiro e sul controllo di esso. Ovvero io penso al respiro e inizio a controllarlo, o ancora peggio mi domando come si respira. In pratica trasformo una cosa che dovrebbe essere automatica in manuale. E questo mi causa disagio, stress,rabbia e tristezza. Spesso anche una sorta di iperventilazione e a volte attacchi di panico che cerco di bloccare sul nascere. Attualmente per questi disturbi sto facendo psicoterapia (al momento senza risulati). Sono anche in cura con un omeopata, sto assumendo da circa 1 anno cell food same e acidum phosphoricum, che un pochino aiutano (perchè quando stavo senza ero peggiorato) però diciamo ormai non aiutano piu di tanto. Purtroppo questo disturbo è gia in fase avanzata e credo di aver bisogno di uno psicofarmaco. Però volevo chiedere, come può un farmaco di questa categoria agire su un pensiero e/o bloccarlo? Perchè se c'è una cosa che ho capito (forse l'unica) tramite la psicoterapia è che questo problema che io ho, è solo un pensiero, al quale però dò importanza e attenzione e facendo così lo rafforzo Solo che io non riesco ad essere più forte di questo pensiero che appunto è diventato "ossessivo" e di conseguenza molto invalidante. Mi chiedevo quindi come possa un farmaco aiutarmi a non fare questo tipo di pensiero o essere piu forte. Inoltre volevo chiedere se nelle vostre esperienze sono mai capitati pazienti con questo tipo di disturbi e se in generale con uno psicofarmaco associato ad una psicoterapia si riuscivano a risolvere definitivamente. (Ovviamente parlando in generale perchè so che dipende da persona a persona). Faccio questa domanda perchè la mia paura e di inziare un farmaco e poi doverlo prendere per sempre o perlomeno per lunghi periodi. Grazie mille in anticipo per le risposte e il tempo dedicato al mio messaggio.

La risposta

avatar Psichiatria - Federico Baranzini Dott. Federico Baranzini

Buonasera e grazie per aver condiviso con coraggio la sua esperienza. Comprendere la profondità del suo disagio è fondamentale.Lei descrive una condizione di disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) focalizzato sul controllo del respiro, una manifestazione che, pur non essendo tra le più comuni, è sicuramente qualcosa che abbiamo incontrato nella pratica clinica. Questo tipo di ossessione, dove un processo involontario come la respirazione diventa un’azione controllata, può creare significativi livelli di ansia, stress e, come lei stesso ha sperimentato, attacchi di panico.Lei ha menzionato di essere già impegnato in psicoterapia e di avere un trattamento omeopatico in corso. È incoraggiante sentire che sta esplorando diverse vie per il suo benessere, anche se finora i risultati non sono stati completamente soddisfacenti.Riguardo al suo interrogativo sugli psicofarmaci, permetta che le spieghi come questi possono interagire con i sintomi che sta vivendo. Gli psicofarmaci utilizzati nel trattamento del DOC, in particolare gli SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina), non agiscono bloccando direttamente un pensiero. Piuttosto, essi modificano l’equilibrio dei neurotrasmettitori nel cervello, in particolare la serotonina, che può influire sull’intensità delle ossessioni e sulla capacità di gestire i comportamenti compulsivi. Di fatto, aiutano a “calmare” e sbloccare il cervello e possono ridurre la sensazione di urgenza o di ansia associata a questi pensieri ossessivi, fornendo così un certo livello di sollievo.Nella mia pratica, ho avuto la possibilità di lavorare con individui che hanno sperimentato varie forme di DOC, inclusi casi simili al suo. La combinazione di psicofarmaci e psicoterapia è stata efficace per molti pazienti, permettendo loro di gestire meglio i loro sintomi e di vivere una vita più funzionale e soddisfacente. Tuttavia, come lei giustamente osserva, la risposta al trattamento è altamente individuale.Comprendo la sua preoccupazione sull’assunzione a lungo termine di psicofarmaci. È una decisione che richiede un attento dialogo con il suo psichiatra, valutando i potenziali benefici e gli effetti collaterali. Molti individui trovano che dopo un periodo di trattamento stabile, possono gradualmente ridurre il dosaggio del farmaco, sotto supervisione medica, soprattutto se accompagnati da una psicoterapia efficace. L’obiettivo non è sempre la cessazione completa del farmaco, ma piuttosto il raggiungimento di una qualità di vita ottimale. Un nuovo equilibrio. Le consiglio di discutere queste opzioni con il suo terapeuta e di consultare uno psichiatra per una valutazione approfondita. Questo approccio integrato potrebbe offrirle ulteriori strumenti per affrontare il suo DOC in modo più efficace.Mi auguro sinceramente che trovi sollievo e un percorso di guarigione che la porti verso un benessere duraturo.Cordiali saluti,Federico BaranziniPsichiatra e Psicoterapeuta a Milano

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