Come fare funzionare un rapporto senza attrazione fisica
Buongiorno, Mi è capitata una vicenda insolita e non so come risolverla. Per la vendita di una casa ho conosciuto una persona, che vive lontano. Abbiamo deciso di sentirci successivamente perché erano molto piacevoli le nostre telefonate ( la casa non l'ho venduta) e giorno dopo giorno ci siamo innamorati. Così abbiamo voluto incontrarci per eventualmente andare a vivere insieme. Quando l'ho visto, però, mi è crollato il mondo: non ho provato nulla, anzi mi annoiavo quasi a stare con lui. Lui al contrario è rimasto molto attratto da me. Così ho deciso di chiudere la storia con lui, nonostante lui volesse continuare. Ora sono in crisi lo penso sempre e non posso fare a meno di lui, ma se lo vedo non potrei dargli neanche un bacio. Mi sento molto confusa. Può aiutarmi? Io vorrei stare con lui, ma quando lo vedo sono un pezzo di ghiaccio. Non so se ciò è normale e come posso risolvere questo mio problema. Grazie, mi farebbe piacere un Suo consiglio. R.B.La risposta
Buongiornodalla sua presentazione sembra abbia provato intensi e contrastati sentimenti ed emozioni: si è innamorata/o al telefono, si è annoiata/o frequentandolo in persona, lo pensa e non può fare a meno di lui (perchè le manca qualcosa evidentemente), confusione, reazione di gelo se lo incontra o pensa di baciarlo. Parrebbe che quanto “scattato” tra di voi al telefono, attraverso la voce (che evidentemente deve avere evocato qualcosa anche il lei di molto profondo e affettivo) e con la “scusa” della casa di cui parlare, poi non abbia retto -per lei- all’entrata in scena della fisicità del corpo e alla presenza incarnata. Ma aggiungerei un particolare, la questione casa era tramontata come correttamente ha segnalato lei. Cioè non solo alla voce si era affiancata una presenza ingombrante e da gestire (la corporeità, la fisicità di uno sguardo da sostenere, distanze e pulsioni da gestire e così via) ma il “tema” eravate diventati voi (cito: “Così abbiamo voluto incontrarci per eventualmente andare a vivere insieme”) come coppia, quindi con un ventilato futuro “insieme” da discutere/mediare/pensare. Mi chiedo se il rifiuto della corporeità (penso anche alla sua di corporeità e alle sue pulsioni anche sessuali ovviamente), l’innamoramento platonico di una voce (forse idealizzata?) non siano sinonimi di ambivalenza e resistenza a mettersi in gioco in una relazione a due in carne ed ossa. Le era mai accaduto in precedenza? Con altre persone? Sarebbe interessante capire se ciò che descrive ricalca uno schema o pattern relazionale già sperimentato e quindi indichi la tendenza ad una coazione a ripetere che caratterizza le sue relazioni. Ne potrebbe comunque discutere con uno psicologo o psicoterapeuta, se desidera approfondire. Ah, dimenticavo: non online!Cordiali salutiFederico Baranzini
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