Uccelli che cibano i propri piccoli con pezzi di plastica, spiagge invase dalla spazzatura. Foto drammatiche, ampiamente diffuse sui social, che ci mostrano le conseguenze di un problema diventato troppo grande per essere ignorato: il nostro Pianeta è soffocato dalla plastica, al punto che nel 2050 nei nostri oceani questo materiale sarà diventato più comune della vita marina.
Plastic Radar, un progetto di Greenpeace che ha permesso l’estate scorsa ai bagnanti di segnalare con delle foto i rifiuti presenti sulle spiagge italiane, ha mostrato che il 91% degli scatti riguardava rifiuti usa e getta come bottigliette e confezioni di snack.
Davanti all’improvvisa sensibilità dei consumatori sul tema, per molte imprese usare meno plastica è diventata la parola d’ordine. Con coraggio e originalità, si può fare.
La rinuncia alle bottigliette
Aziende, mense e ora anche hotel di lusso hanno detto no alle bottiglie di plastica, secondo gli esperti le principali responsabili di inquinamento da oggetto usa e getta, insieme alle cicche di sigarette.
Nel quattro stelle Hotel Conca Park di Sorrento, albergo pioniere in Italia della strategia rifiuti zero e vincitore di vari riconoscimenti anche internazionali per i suoi sforzi ecologisti, sono state installate colonne erogatrici per l’acqua e messe a disposizione degli ospiti borracce riutilizzabili.
Stesso discorso per la colazione: bandite confezioni monoporzione di marmellata e burro, sostituite con contenitori riutilizzabili.
Gli ospiti sembrano apprezzare: «Nessuna lamentela, al contrario. I clienti non l’hanno vista come una limitazione ma come un servizio che qualifica ulteriormente l’hotel», spiega Matteo Antonino Acampora, gestore della struttura.
L’impegno a riciclare
Considerate corresponsabili del problema, le aziende produttrici di bevande e acqua minerale corrono ai ripari. L’Efbw, la federazione europea che riunisce le aziende produttrici di acqua minerale, ha reso noto l’impegno di raggiungere nel 2025 come media europea il 90% di raccolta di bottiglie in Pet, oltre all’utilizzo di bottiglie più sostenibili. Ferrarelle ha appena inaugurato a Presenzano (Caserta) uno stabilimento che nel produrle usa il 50% di plastica riciclata (la legge non consente di più).
A regime l’impianto sarà in grado di produrre 1 milione di bottiglie riciclate l’anno.
L’addio agli anelli di plastica
Sono utili per tenere insieme le lattine, ma nocivi e spesso letali per la vita marina.
Il celebre marchio di birra Carlsberg ha però trovato un’alternativa: le lattine vengono unite con una speciale colla resistente e biodegradabile. Con questo semplice accorgimento l’azienda prevede di ridurre il consumo globale di plastica di 1.200 tonnellate l’anno.
Saltwater Brewery, un birrificio artigianale della Florida, ha trovato una soluzione ancora più ingegnosa: gli anelli, a base di frumento e orzo, sono anche commestibili.
L’invenzione di scarpe riciclabili
Wao è una nuova sneaker made in Italy: «Per produrla usiamo suole in gomma naturale», spiega il project manager Michele Stignani. «Diamo spazio poi ad altri materiali naturali come fibra di canapa, cocco e sughero».
Per evitare che la scarpa ecologica venga buttata a fine vita nell’indifferenziato, l’azienda ha deciso di prendersi cura dello smaltimento: «Alcune parti come la suola di gomma verranno riciclate, ma le nostre sneaker sono create principalmente con materiali biodegradabili e verranno smaltite con la tecnica del vermicompostaggio», afferma Stignani.
La legge europea contro l’usa e getta
Il 27 marzo 2019 l’Europarlamento di Strasburgo ha approvato il divieto di alcuni prodotti in plastica monouso a partire dal 2021. Bando a posate e piatti di plastica monouso, così come contenitori per alimenti in polistirolo, cannucce, aste per palloncini e cotton fioc di plastica (in Italia peraltro già vietati).
Gli Stati membri dovranno inoltre impegnarsi a ridurre uso di bicchieri, tazze e coperchi di plastica utilizzati per bevande calde, rifiuti sempre più comuni a causa dell’abitudine del caffè d’asporto. Le alternative ci sono già: da posate usa e getta in legno biodegradabile a cannucce di carta o acciaio, la transizione non sarà affatto difficile.
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Articolo pubblicato nel n° 18 di Starbene in edicola dal 16 aprile 2019