L'enciclica Laudato si' di Papa Francesco sulla cura della casa comune è stata resa pubblica ieri e ha già conquistato il mondo per la sua portata rivoluzionaria. Non perché sia il primo papa a parlare di ambiente, l'argomento era già stato trattato dai suoi predecessori Wojtyła e Ratzinger, ma perché lo ha fatto in modo così semplice ed esaustivo da risultare comprensibile a tutti. In Ecologia integrale, il quarto capitolo del documento, spiega perché dobbiamo custodire la Terra e tutelare gli ecosistemi:
«Ogni organismo è buono e mirabile in se stesso, per il fatto di essere una creatura di Dio, lo stesso accade con l'insieme armonico di organismi in uno spazio determinato, che funziona come un sistema».
E come possiamo proteggere l'ambiente e la natura, visto che la politica è sottomessa a tecnologia e finanza, si chiede ancora il Pontefice? Il fallimento del Vertice mondiale dell'ambiente ci deve far riflettere sulle questioni ecologiche più urgenti che affliggono il Pianeta, come il riscaldamento globale dovuto alla concentrazione dei gas serra, l'innalzamento del livello del mare, l'utilizzo di combustibili fossili (petrolio, carbone e gas), l'inquinamento dovuto alla produzione eccessiva dei rifiuti... Un monito che Francesco rivolge a tutti: al contrario delle encicliche tradizionali che in genere sono rivolte alla comunità dei fedeli, Bergoglio ci ha tenuto a sottolineare che parla anche ai non credenti, perché "siamo tutti interconnessi" e salvare questa "casa comune" è compito di tutti.
E come possiamo farlo? Attraverso un'ecologia della vita quotidiana, afferma papa Francesco. Cambiando il nostro stile di vita, come spiega nel sesto capitolo, in modo da custodire la terra: curare gli spazi comuni, ridurre l'uso della plastica, evitare lo spreco d'acqua e quello di cibo, usare i mezzi pubblici, spegnere luci inutili e piantare alberi. L'obiettivo di noi tutti deve essere una conversione ecologica, ottenuta non solo attraverso la responsabilità individuale ma coinvolgendo diversi ambiti educativi come la scuola, la famiglia, i mezzi di comunicazione. Per arrivare a capire che
«Un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio».
Lo sapeva Francesco d'Assisi che lo esprime in modo così poetico nel Cantico delle creature da cui il Pontefice ha preso spunto e lo sapeva anche Harper Lee che scrive ne Il Buio oltre la siepe (killing a mockingbird):
Un giorno Atticus disse a Jem:«Ricordatevi che è peccato uccidere un passero». Era la prima volta che udivo Atticus dire che era peccato fare una data cosa, così andai a informarmi da miss Maudie. «Tuo padre ha ragione», disse. «I passeri non fanno niente di speciale ma fa piacere sentirli cinguettare. Non mangiano le sementi nei giardini, non fanno il nido nelle madie, non fanno proprio niente, cinguettano e basta. Per questo, è peccato uccidere un passero».
La traduzione letterale del termine mockinbird non è usignolo né passero, come erroneamente troviamo nelle edizioni italiane, ma tordo americano. L'usignolo, infatti, canta di notte, mentre il passero non è altrettanto melodioso. Vuoi sentire il suo canto? Guarda il video qui sotto: