Il calo dell’udito, o ipoacusia, è un problema molto diffuso ma spesso sottostimato. Questa sottostima dipende in buona parte da una sorta di vergogna provata nell’ammettere di non sentire bene. Eppure, soprattutto dopo una certa età e secondo diverse variabili soggettive, è frequente che si arrivi a sentire sì il suono della voce ma non a distinguere le parole. Una condizione che preclude inevitabilmente il dialogo e, dunque, riduce drasticamente l’interazione sociale.
L’impossibilità di comprendere l’interlocutore, infatti, porta chi soffre di ipoacusia a isolarsi sempre di più, soprattutto considerando che, nell’immaginario collettivo, il rimedio al disturbo (ovvero l’apparecchio acustico) rappresenta ancora una sorta di tabù, anche se ormai senza ragione.
Infatti, i progressi della tecnologia hanno permesso di ottenere apparecchi acustici sempre più discreti, quasi invisibili. E sempre meno invasivi anche dal punto di vista psicologico. Ma non solo: i dispositivi per l’ipoacusia di nuova generazione sono altamente performanti e permettono una totale inclusione nel contesto sociale.
Le sfumature dell’ipoacusia
È semplice comprendere perché un problema all’udito diventi rapidamente un problema di tipo sociale e, di conseguenza, un problema che ha un forte impatto sulla nostra vita quotidiana. Per questo motivo, l’ipoacusia va trattata da esperti del settore.
Infatti, la piena comprensione delle tre sfumature del problema (audiologiche, cognitive e personali) deriva da un certo livello di preparazione, istruzione e professionalità. È altresì fondamentale che la problematica si affronti sul nascere per migliorare la qualità della vita tempestivamente. Senza rischiare di finire in una sorta di auto-isolamento, purtroppo non raro nei casi di disturbi all’udito.
Ipoacusia: quali le difficoltà
Chi soffre di ipoacusia riferisce di sentire il suono ma di non comprendere le parole, di non riuscire dunque a seguire un discorso. Tutto ciò avviene sia nell’interazione con i familiari, sia in ogni altro tipo di relazione dialogica. Quindi, per esempio, anche sul luogo di lavoro.
Non è detto, infatti, che l’ipoacusia colpisca solo chi ha lasciato il mondo lavorativo, anzi. Ormai il mondo del lavoro ha alzato l’asticella riguardo alla permanenza per età e, dunque, è piuttosto frequente che il problema si presenti anche per coloro che professionalmente sono ancora attivi.
Inoltre, l’ipoacusia può interessare anche i giovani e i bambini, con le relative problematiche a essa associate, sia relazionali sia di apprendimento.
Nella relazione familiare, invece, ipoacusia significa frustrazione e sensazione di isolamento-allontanamento dai discorsi più cari ed emotivamente più importanti. Sul lavoro (o nello studio), invece, l’ipoacusia porta anche a problematiche logistiche e performanti con effetti immediati sull’autostima dell’individuo.
Banalmente, l’ipoacusia colpisce anche in solitudine. Per esempio, non si riesce a seguire un programma televisivo se non alzando il volume del dispositivo in modo eccessivo (e, spesso, senza ottenere alcun risultato).
La prima cosa da fare quando si percepiscono difficoltà all’udito è riferire la propria condizione sia al medico sia ai familiari. Ciò che va immediatamente eliminato, infatti, è un ingiustificato imbarazzo. Il solo obiettivo deve essere il ripristino di una condizione di benessere dell’individuo con se stesso e nelle sue interazioni.
I rimedi
In caso di ipoacusia, è necessario rivolgersi tempestivamente ad un medico e poi, eventualmente, ad un audioprotesista. La tecnologia Audika Connect pluS, per esempio, rappresenta un'elevata qualità e ha come obiettivo il raggiungimento del benessere fisico, emotivo e sociale di chi è affetto da ipoacusia.
Con i dispositivi di nuova generazione Audika Connect pluS, di cui l’apparecchio Audika G500 S rappresenta il fiore all’occhiello di tutta la gamma Audika, la ritrovata interazione diventa un’interazione piena, con più interlocutori.
Inoltre, è possibile connettersi a più apparecchi elettronici (per esempio, smartphone e TV) grazie alla multiconnettività. Ma non solo: i suoni e i rumori vengono ben equilibrati e nulla viene eliminato. Ciò permette di percepire il contesto uditivo nella sua completezza e autenticità.
Infine, la tecnologia Audika Connect pluS grazie alla multidirezionalità permette di capire da dove provenga il suono anche senza direzionarsi fisicamente verso la sua fonte.
Viene dunque donato, a tutti gli effetti, il “suono della vita”, con conseguente ritrovamento di una qualità dell’esistenza ottimale.
"Contenuto editoriale sviluppato in partnership con Audika"
E’ un dispositivo medico CE
Leggere attentamente le avvertenze o le istruzioni per l’uso