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Ci separiamo. Ma cane e gatto a chi restano?

Gli animali domestici non sono oggetti e quando la coppia scoppia si deve tenere conto anche dei loro sentimenti. Come ci spiega l’avvocato dell’E.N.P.A. Onlus, Ente Nazionale Protezione Animali

credits: iStock



Quando finisce un amore tutti soffrono. Anche il cane e il gatto di casa. E considerando che quasi la metà degli italiani vive con un animale d’affezione (dati Eurispes, Rapporto Italia 2016), non è così raro che in caso di separazione tra coniugi o conviventi ci vadano di mezzo anche i quattrozampe. Per chiarire quali siano i loro diritti abbiamo parlato con Claudia Ricci, avvocato dell’E.N.P.A. (Ente Nazionale Protezione Animali).


I PET NON SONO OGGETTI, MA ESSERI SENZIENTI

Lo ha stabilito la giurisprudenza in applicazione delle norme inserite dall'anno 2004 nel Codice Penale. «Mentre per il Codice Civile, che sulla materia in linea di massima è rimasto invariato dal 1942, gli animali, anche d’affezione, sono oggetti e come tali appartengono alla persona alla quale è intestato il microchip di riconoscimento, per la Corte di Cassazione Sezione Penale sono esseri senzienti», spiega l’avvocato. «Questo significa che, provando emozioni come gli umani, gli animali percepiscono il dolore da separazione e da abbandono e, pertanto, deve essere rispettato e tutelato anche il loro benessere fisico ed emotivo».


NON SIAMO PADRONI

Per questo motivo in caso di separazione legale e poi, eventualmente, di divorzio, cane, gatto ma anche coniglio, cavallo o canarino, a prescindere dal soggetto a cui è formalmente intestato il microchip di riconoscimento, saranno affidati alla persona con la quale si dimostrerà che l’animale abbia sviluppato una relazione affettiva più stretta. «In caso di controversia il giudice può sottoporre a un veterinario etologo, esperto di comportamento animale, la valutazione del rapporto instaurato con gli umani della famiglia», precisa l’avvocato Ricci. «Una volta individuato il membro della coppia al quale affidare fisicamente e stabilmente il pet, l’altro potrà comunque vedere riconosciuto un diritto di visita nonché il dovere di contribuire alle spese di mantenimento e veterinarie». Si può arrivare anche a un affidamento condiviso, proprio come in caso di separazione in presenza di minori: la tutela dell’animale domestico viene praticamente equiparata a quella prevista per questi ultimi.


CHE SI FA SE CI SONO DEI BAMBINI?

«L’animale domestico segue la collocazione e gli spostamenti dei minori», dice l’avvocato. «Si privilegia la stabilità del legame che ha sviluppato con i figli, che hanno il diritto di continuare a vivere in un ambiente quanto più simile a quello esistente prima della separazione dei genitori». E in questo caso il bene di cani, gatti e bambini va di pari passo, perché anche il pet sarà più “felice” continuando a vivere con i suoi piccoli amici.


E IN CASO DI CONVIVENZA?

«I principi sono gli stessi, ossia si deve tenere conto del benessere dell’animale, ma in questo caso non può essere inserita la regolamentazione della "gestione" dell'animale, come nel caso della separazione legale, nel provvedimento di separazione che verrà omologato dal giudice», precisa l’esperta. «Se i due partner non giungono a un accordo, sarà il giudice ordinario, con una vera e propria causa civile ad hoc, a stabilire collocazione e modalità dell'affidamento dell'animale. Anche se, a oggi, si potrà tenere conto anche di quanto regolamentato con il testo sulle unioni civili».

17 marzo 2016

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