di Margherita Monfroni
I trigliceridi sono un valore di riferimento molto importante per il benessere, poiché insieme alla pressione sanguigna e al colesterolo costituiscono un indicatore fondamentale della salute del cuore.
Cosa sono i trigliceridi?
Conosciuti anche come triacilgliceroli o grassi neutri, i trigliceridi sono una categoria di lipidi (o grassi) utilizzati dall’organismo come riserva energetica: quando mangiamo, infatti, il corpo converte in trigliceridi tutte le calorie che non ha bisogno di utilizzare immediatamente, immagazzinandole nelle cellule adipose. Durante la giornata, tra un pasto e l’altro, poi, gli ormoni regolano il rilascio dei trigliceridi per mantenere costanti i livelli di energia nell’organismo.
Se si consumano costantemente più calorie (soprattutto quelle “semplici”, come carboidrati e grassi) di quelle che si bruciano, però, i valori dei trigliceridi potrebbero innalzarsi pericolosamente, dando luogo ad una condizione chiamata ipertrigliceridemia.
Quali sono i valori di riferimento?
Per misurare i valori di trigliceridi è sufficiente un semplice prelievo del sangue, che molto spesso viene prescritto nell’ottica di tracciare il cosiddetto profilo lipidico (un gruppo di analisi che solitamente include anche la misurazione del colesterolo totale, del colesterolo LDL e del colesterolo HDL), utile per determinare il rischio di sviluppare malattie cardiache.
I valori di riferimento per i trigliceridi sono i seguenti:
- normali: meno di 150 milligrammi per decilitro (mg/dl) o meno di 1,7 millimoli per litro (mmol/l)
- trigliceridi border-line (ovvero leggermente alti): da 150 a 199 mg/dL o da 1,8 a 2,2 mmol/l
- trigliceridi alti: da 200 a 499 mg/dL o da 2,3 a 5,6 mmol/l
- molto alti: 500 mg/dl o superiori 5,7 mmol/l
Prima di sottoporsi all’esame per la misurazione dei trigliceridi, è consigliabile digiunare da nove a dodici ore prima del prelievo.
Trigliceridi alti: quali rischi?
Nonostante non sia ancora del tutto chiara l’influenza di questi lipidi sull’indurimento o ispessimento delle pareti delle arterie (aterosclerosi), d’altro canto i trigliceridi alti indicano spesso la presenza di altre condizioni, come obesità e sindrome metabolica, che aumentano il rischio di sviluppare malattie cardiache.
Talvolta, poi, i trigliceridi alti possono indicare la presenza di diabete di tipo 2 scarsamente controllato, ipotiroidismo, malattie del fegato o dei reni oppure condizioni genetiche rare che influenzano il modo in cui il corpo converte il grasso in energia.
Infine, possono anche costituire un effetto collaterale derivato dall’assunzione di alcuni tipi di farmaci, come i beta-bloccanti, le pillole anticoncezionali, i diuretici o gli steroidi.
Come mantenere i trigliceridi nella norma?
Per salvaguardare i livelli di trigliceridi, è di fondamentale importanza mantenere sotto controllo il peso corporeo attraverso l’alimentazione e l’attività fisica, evitando il consumo di cibi zuccherati e raffinati (come zucchero e alimenti a base di farina bianca), preferendo alla carne rossa i pesci ricchi di acidi grassi omega-3 come lo sgombro e il salmone, limitando l’assunzione di alcolici e dedicandosi alla pratica di un’attività fisica per almeno 30 minuti al giorno.
Qualora i cambiamenti apportati allo stile di vita non dovessero risultare sufficienti per abbassare il livello di trigliceridi, il medico potrebbe prescrivere una terapia farmacologica a base di statine.